Stupro, tratta, pulizia etnica, percosse, delitto d’onore, matrimoni forzati e mutilazioni sessuali. Sono questi alcuni drammatici esempi di un fenomeno antico quanto gli uomini: la violenza contro le donne. Crimini agghiaccianti che, ancora oggi, rappresentano il terribile vivere quotidiano per milioni di esseri umani. Secondo il Consiglio d’Europa, la violenza domestica è la principale causa di morte ed invalidità per le donne dai 16 ai 44 anni. Più del cancro o degli incidenti stradali. Ogni anno due milioni di ragazze vengono “trafficate” per essere avviate ai bordelli, ai lavori forzati o alla servitù nelle famiglie, come sguattera o come futura moglie. Cifre ancora più impressionanti se si considera che, nella sola Europa, sono oltre 500 mila le donne coinvolte nel fenomeno della “tratta delle bianche”. Di questo e di altri temi scottanti, si è discusso lunedì scorso, 14 marzo, nei locali della Bibliomediateca Comunale “G. Racioppi” di Moliterno, nell’ambito di un incontro promosso ed organizzato dall’associazione CronoScout. Un appuntamento nato per “squarciare il velo dell’indifferenza” e per sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno che, cifre alla mano, minaccia milioni di persone.
“Accanto ad un’economia pulita”, ha spiegato il prof. Enzo Vitolo, responsabile dell’associazione, “esiste un’economia diabolica, fatta di case chiuse e di turismo sessuale. Realtà che si è abituati a pensare come lontane ma che spesso, invece, sono solo a due passi da casa propria. Noi non staremo zitti”, ha concluso Vitolo, “e non ci faremo solo i fatti nostri, perché il nostro benessere non può venire dal sangue degli altri”. Gli “esploratori del tempo” (CronoScout, appunto), nascono nel 2000 e riuniscono, ad oggi, una sessantina di iscritti nei vari paesi della Val D’Agri. Ispirati ai principi salesiani e a quelli dello scoutismo più puro, sono impegnati in una serie di progetti nella sfera sociale che, oltre ai classici campi scuola, prevedono lo studio e l’approfondimento di tematiche “sensibili” nelle scuole e nei centri di aggregazione dei vari paesi della valle, a testimonianza di un impegno costante nella diffusione della cultura dello stare insieme.
Punto cardine dell’incontro di lunedì è stato il racconto di Angela, una giovane ragazza moldava che ha vissuto in prima persona l’esperienza dell’immigrazione clandestina per mano di bande organizzate nella compravendita di esseri umani. Una storia scioccante e commovente attraverso la vita di una ragazza costretta dalla famiglia a sposarsi giovanissima che, a seguito del crollo del regime comunista, non riesce a racimolare i soldi per sfamare il proprio bambino. Un figlio a cui manca l’affetto del padre, da sempre dedito al vizio dell’alcool, e che soffre di gravi problemi di salute per i quali l’unica soluzione è una costosa operazione chirurgica.
Da qui prende il via il calvario di una donna attraverso mezza Europa, comprata e venduta più volte da loschi personaggi senza scrupoli, il cui unico fine era quello di ricavare da lei il maggior profitto possibile. Un percorso di rinunce e clandestinità che la porterà, infine, ad approdare in Italia dove, grazie all’aiuto di un parroco incontrato in un centro di accoglienza temporanea, troverà lavoro ed i soldi per l’operazione del figlio. “Più in basso di così non potevo andare”, ha raccontato Angela, “e da qui è venuta la forza per andare avanti. In fondo”, ha continuato, “basta partire da quello che si è dentro”. Unico rimpianto, per ora, la lontananza del figlio ancora in Moldavia, affidato alle cure dei suoceri. “Spero di farlo venire in Italia per la prossima estate”, ha concluso, “perché nonostante il lavoro le difficoltà per il ricongiungimento sono ancora tante”.