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Fascinazione ed eros

Continuiamo il viaggio tra i rituali magico-religiosi della Basilicata, raccontati da Ernesto de Martino

La donna, per la sua condizione di elemento tradizionalmente passivo nella vicenda d’amore, e per il rigore del costume che le impedisce di assumere iniziative realistiche in questo dominio, si affida più facilmente al piccolo mondo dei complotti magici. La donna deve mettere ogni impegno ad affatturare l’uomo: se l’ incantesimo non riesce subito occorre ripeterlo per mesi e mesi, ma sempre in numero dispari, fino a che l’uomo cederà.

Il sangue catameniale, lo sperma femminile, i peli delle ascelle e del pube, il sangue delle vene hanno il maggiore potere di legare e di attrarre a sè di staccare il mashio desiderato alla rivale. A Colobraro vale come potente filtro d’amore la seguente ricerca: si lega il mignolo della mano destra, lo si punge, se ne fanno uscire tre stili di sangue, si taglia un ciuffo di peli dalle ascelle e dal pube, si impastano i peli con il sangue, si fa seccare al forno, e si ottiene cosi’ una polverina che si porta in chiesa per consacrala durante la messa.
La polverina é consacrata attraverso la potenza magica del momento culminante della messa, ed è quindi pronta per l’uso, alla prima occasione propizia. Poichè il sangue catameniale non può essere sempre a disposizione quando si presenta l’opportunità di versarlo nella bevanda, sempre a Colobraro si suole impregnare un pannolino, e farlo gocciolare in una bottiglia, con la formula di consacrazione. La bottiglia sarà tenuta in disparte e impiegata a suo tempo.

Il tema della fascinazione come malocchio o invidia torna a proposito delle nozze e della consumazione del matrimonio. Per eludere le forze maligne che insidiano la coppia, a Viggiano e a Savoia il corteo nuziale non deve percorrere la stessa strada all’andata e al ritorno.
A Colobraro gli sposi debbono saltare attraverso la soglia della chiesa, altrimenti possono essere soggetti a fattura. Sempre a Colobraro, gli sposi non debbono immergere la mano nell’acquasantiera, per timore che vi sia disciolta qualche polverina affatturante, per effetto della quale l’ atto sessuale non potrà essere effettuato. Durante la messa, si traggono gli auspici  per la coppia, a seconda del Vangelo che viene letto: solo quello di S.Giovanni è di buon auspicio per gli sposi, non altrettanto quello di S. Marco e di S.Matteo, mentre quello di Luca genera addirittura panico fra gli bastanti.
Sposi e parenti, alla fine della messa, si affollano spesso intono al  prete che l’ha officiata, e chiedono ansiosamente: “Quale Vangelo è uscito?” E il prete che conosce la credenza dei suoi parrocchiani, per calmarli risponde: “S.Giovanni”, anche se la cosa non risponde a verità.
Durante la celebrazione della messa, la sposa avrà cura di lasciare un lembo del velo nuziale sotto il ginocchio dello sposo e sia lo sposo che i parenti staranno ben attenti a trarre presagi  favorevoli o sfavorevoli dall’andamento della messa. Cosi’, per esempio, se si spegne una candela della sposa, la sorte di questa sarà cattiva, mentre sarà cattiva quello dello sposo se si spegnerà una candela dalla sua parte.

Il momento magicamente più rischioso, e quindi più bisognoso di protezione, si ha quando la coppia si appresta a consumare il matrimonio. A Grottole i suoceri dei due sposi preparano il letto nuziale collocando sotto il cuscino un pannolino, che servirà a provare la verginità della sposa, e alcuni mezzi tradizionali per combattere il malocchio, come sei acini di grano, un pizzico di sale, le forbici aperte e la falce. In aggiunta il letto non deve essere visto da nessuno, tranne che dai suoceri, sempre per paura del malocchio.
Quando la coppia si ritira nella camera da letto, due uomini, uno per lo sposo e una per la sposa, vegliano fuori la porta, ad evitare che qualcuno faccia “lu strite”, cioè  un complotto magico teso agli sposi per disturbare la prima notte, consistente nel mettere davanti alla porta una carcassa di animale, o un aratro.

Sempre a Grottole, alla mattina, la suocera della sposa bussa alla porta della camera nuziale: se lo sposo dice di entrare, significa che il matrimonio è stato consumato, ma se dice “torna più tardi “, allora è cattivo segno, cioè vi è forte presunzione che l’esito non è stato felice. Se tutto è andato è bene, la suocera entra nella camera nuziale, e ispeziona il pannolino per constatare i segni della perduta verginità.

Secondo una informazione di Viggiano, il letto della sposa si prepara con falce, forbici e pezzi di giornale, e in  aggiunta si colloca la scopa dietro la porta in modo che il fascino, impegnato a contare i fili di faggina, perda tempo e sia sorpreso all’alba, che non è propizia al suo operare.

A Grottole per sapere se l’amato lontano è vivo o morto, fedele o infedele, prossimo a tornare oppure o no, l’amante attende la mezzanotte di un mercoledì o di un venerdì, accende due candele davanti all’angelo della buona notte, e mormora lo scongiuro. Recitata la formula l’amante va alla finestra e osserva i segni che le giungono dal paese immerso nel buio. Favorevoli saranno il suono di un campanello, l’abbaiare di un cane, il passare di un uomo; segni nefasti saranno invece un colpo di vento, l’eco di un litigio di sposi, lo scroscio di acqua corrente.
La pratica divinatoria dovrà esser chiusa con tre Credo, sette Pater e sette Gloria a S.Espedito.