Giobbe Covatta, il rinomato comico italiano, lo scorso sabato 05 marzo ha rappresentato sul palcoscenico del cineteatro Don Bosco, a Potenza, il nuovo spettacolo comico, dal titolo Varechina e Melanina.

La rappresentazione nasce in seguito all?esperienza vissuta direttamente dall?umorista in terra africana, esperienza che certamente ha cambiato il modo di vivere e percepire le cose della realtà circostante e occidentale, così come è facilmente ravvisabile dalla rappresentazione in esame.
La scena è volutamente essenziale. Al centro si scorge il tabellone che rappresenta un originale gioco da tavola chiamato Monopolepole, a destra suona un giovane dagli abiti tipici africani e a sinistra è visibile l?ambone dietro il quale Giobbe Covatta inizia a parlare. Il comico fornirà al pubblico lucano la possibilità di riflettere sul paese più al ?sud del mondo?, economicamente parlando?
L?umorista pone in confronto il modo di vivere dei bambini africani e dei fanciulli occidentali, i primi hanno una speranza di vita molto bassa, minata da fame, carestie, pestilenze, siccità, fenomeni vivi e presenti ancora oggi nel povero continente, come se secoli non fossero mai passati, se le tecnologie non esistessero, se l?economia fosse un?utopia e il progresso esista solo per il resto del mondo. La differenza è evidenziata in modo ilare, infatti, se la mamma di un bambino occidentale dice al figlio di giocare, al contrario la genitrice di un bimbo nero gli grida di non giocare, perché poi avrà fame? Come sfamarlo, allora?
Covatta descrive altresì la nascita dei bimbi poveri, la situazione economica del paese e riflette anche sui confini geografici che separano i vari stati del continente. Egli ricorda che le frontiere sono state delineate su fogli di carta dai differenti governanti occidentali i quali si sono succeduti nella storia del pianeta. Essi non hanno tenuto conto di usanze, lingua, cultura, folklore, storia, elementi che all?interno di uno stato possono generare unità o diversità, a seconda se tali parti sono omogenee e riconosciute oppure disorganiche e contestate. In Africa i limiti furono stabiliti con le penne posate su fogli di carta, brandelli di terra vennero unificati o separati secondo il gusto del potente di turno e la popolazione ignara, subiva delle decisioni calate dall?alto.

Il comico non si limita a evidenziare la situazione passata e presente del continente, ma pure le prospettive future. La riflessione si sposta sulla società occidentale, sugli eccessivi consumi, sul depauperamento delle risorse del pianeta, sull?amore per le voluttà (quali chirurgia plastica o grandi abbuffate), sull?indifferenza che spinge gli occidentali a ignorare le esigenze altrui ed essere incapaci di agire per l?altro. Scene quotidiane di non curanza assoluta sono di fronte gli occhi di tutti.

Cosa si potrebbe fare in concreto per le popolazioni che ancora oggi muoiono di fame? Come aiutarle in modo reale, senza impressionarsi soltanto dopo uno spettacolo o un film, per tornare poi all?anonima freddezza e allo scialbo distacco di tanti giorni? Si potrebbe iniziare a sprecare molto meno, ad avere più cura di un pianeta sofferente, a boicottare prodotti realizzati da ditte che finanziano campagne volte allo sfruttamento dei bambini africani, a informarsi sull?operato dei governi in merito a questioni relative all?Africa. Sarebbe opportuno incentivare le autorità occidentali ad agire in favore del continente nero, ottenendo l?appoggio concreto delle popolazioni autoctone.

Lo spettacolo suscita una profonda riflessione: il comico ha descritto la cruda realtà di un paese che si spegne ogni giorno di più, avvolto dal disinteresse dei popoli civili, tanto civili da dimenticare che il sud del mondo esiste perché ogni volta esiste un altro nord. Come occidentali dovremmo ritenerci fortunati di ricchezze, progresso, opulenza, avremmo l?obbligo fare concretamente qualcosa in aiuto a chi ha bisogno, consci del fatto che dietro le risa di uno spettacolo davvero bello c?è la miseria e la morte di persone sicuramente meno fortunate.

Forse il 5 marzo s?è fatto qualcosa: l?incasso è stato completamente devoluto all?associazione AMREF e alla missione di un parroco lucano che ha deciso di spendere la propria vita in favore di chi ha davvero poco?

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