Mal-aria (Bis)?
Inchiesta monitoraggio dell?aria (Atto secondo). Continua, dopo due settimane di indagini serrate, la nostra inchiesta sul monitoraggio dell?aria da parte dell?Arpab (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale). I nostri dubbi cadono sull?efficienza delle centraline istallate in regione, sulla loro esatta collocazione sul territorio e sulla sporadicità della loro esistenza. Per rinfrescarvi un po? le idee su quello che ho scritto nel mio precedente editoriale (Mal-aria?) è doveroso farvi un breve sunto. L?Arpab provvede, sul suo portale, alla pubblicazione di dati risultanti dall?osservazione dell?inquinamento atmosferico regionale. Ad essere tenuto sotto controllo è il tasso di Pm10 unitamente ad altri pericolosi inquinanti dell?aria. Nell?arco di tempo circoscritto tra il 7 e l?11 febbraio scorso il livello di Pm10 presente nell?aria ha superato la soglia base dei 50 µgr/m3 (oltre la quale dovrebbe scattare una sorta di stato d?allerta).
Preposte a questo tipo di controllo sono delle centraline di dotazione Arpab. I dati trasmessi dall?Agenzia regionale fanno riferimento a sole cinque centraline (3 su Potenza, 1 su Lavello e 1 su Melfi), tutte posizionate in zone abbastanza tranquille per quanto riguarda le emissioni di gas nocivi alla salute dell?uomo (in merito esiste un?accurata ricerca dell?Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità). Raggiunto, da parte nostra, questo livello di informazione abbiamo iniziato un?indagine di verifica delle centraline presenti sul territorio, per capire e contestualizzare meglio il problema. Le fonti a nostra disposizione hanno portato all?individuazione di altre centraline Arpab, unitamente a strumenti Alsia, Eni-Agip e di società private. Il conteggio, che in questa fase dell?inchiesta reputiamo ancora non definitivo, ha portato questi frutti:
Tra Melfi e Lavello sono presenti 3 centraline e non 2. La terza, nell?area di San Nicola di Melfi, facendo riferimento ad un rapporto dell?Arpab risulta essere in programma di istallazione. A Potenza sono 4 quelle istallate. A Matera e provincia (che dai dati pubblicati non risulta monitorata) l’Arpab effettua misurazioni con stazioni o laboratori mobili ed è molto probabile la presenza di una centralina fissa. A Montemurro avviene un monitoraggio con stazione mobile e con una centralina di una società dell’Eni, Agip o altro. A Grumento Nova agisce una stazione mobile dell?Arpab che in base alla Legge 16/99 ha avuto mandato di sostituire il P.M.I.P. (Presidio Mobile Igiene e Prevenzione). A Senise opera una stazione mobile Arpab. A Rotondella l’inaugurato laboratorio della Sogin e il laboratorio mobile dell’Enea presso il Centro Trisaia prevedono un?operazione di questo tipo. Nell?aria industriale di Viggiano, in prossimità del Centro Oli, ci sono 3 centraline, 2 che fanno mandato alla Provincia di Potenza e 1 realizzata dall?Agip. E qui ci viene in soccorso il testo di una gara d?appalto effettuata dal Comune di Viggiano, facilmente reperibile su internet, atta alla fornitura e all?istallazione di stazioni di acquisizioni dati per il monitoraggio dell?inquinamento atmosferico, sull?importo complessivo posto a base d?asta di ? 78.000,00 (settantottomila), oltre l?Iva come per legge (affidamento con Determina Sindacale n. 5832 del 01.07.2002). La ricostruzione della rete (momentanea) che abbiamo illustrato qui sopra, con la fondamentale collaborazione di Accademia Kronos Basilicata, è stata possibile facendo riferimento ad una serie di slide compilate dal Dott. Bruno Bove, Direttore Settore Informativo, Monitoraggio, Prevenzione e Controlli, dal tema generale: Attività di monitoraggio ambientale in Basilicata (Arpab).
Il quadro che si è prefigurato legittima interrogativi che ad oggi risultano irrisolti. E sforzandosi nello sfogliare citazioni, documenti ed analisi che fanno presagire alla presenza di molte più centraline in Basilicata è facile cadere della confusione. Perché l?Arpab non trasmette quotidianamente i dati relativi al monitoraggio? (Articolo 23 – Informazione al pubblico – 1. Le regioni provvedono affinché il pubblico e le categorie interessate siano informati, ai sensi dell’articolo 11 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, sui livelli di materiale particolato nell’aria ambiente e affinché tali informazioni siano aggiornate con frequenza giornaliera. Nota bene: in data 7 febbraio 2005 sono stati pubblicati monitoraggi corrispondenti a giovedì 24 febbraio 2005). Dove sono i dati delle altre centraline evidenziate nella nostra mappa? Escluse le uniche cinque segnalate, le altre sono funzionanti? Quanto è incisivo operare con dei sistemi di centraline mobili? I dati delle centraline sotto competenza dell?Eni-Agip dove sono reperibili? E quelli a San Nicola di Melfi? E quelli in altre aree a rischio della nostra regione? Ci aspettiamo delle risposte. Se da un lato, ragionando per assurdo, vogliamo per un attimo mettere da parte il rischio per la salute dei cittadini, dall?altro credo sia doveroso un eccellente lavoro di informazione preventiva da parte degli organi preposti. Con chiarezza, una volta per tutte.
Di seguito riportiamo un?analisi degli inquinanti monitorati sviluppata dall?Accademia Kronos Basilicata che sta curando l?aspetto scientifico della nostra inchiesta.
GLI INQUINANTI MONITORATI
Le centraline di rilevazione degli inquinanti in commercio presentano dei dispositivi di misurazione che permetto di monitorare in continuo i principali inquinanti di origine antropica presenti nella bassa atmosfera, quali: biossido di azoto, monossido di carbonio, ossidi di azoto, PM10, ozono. I dispositivi forniscono misure giornaliere con cadenze temporali diverse in base alle prescrizioni legislative e ai metodi di rilevazione degli inquinanti, pertanto avremo misure orarie di ozono e biossido di zolfo, mentre nel caso del PM10 la misurazione viene fatta una volta al giorno. Analizziamo brevemente l?origine e gli effetti sull?uomo e sull?ambiente dei principali composti inquinanti.
Biossido di Zolfo (SO2)
La principale sorgente di origine antropica del Biossido di Zolfo è la combustione di prodotti petroliferi contenenti zolfo. Attualmente nelle aree urbane la maggiore contribuzione alla sua concentrazione viene data dai motori Diesel. Va detto che da pochi giorni in vigore una direttiva europea che ha limitato drasticamente il contenuto massimo di zolfo nel Diesel. Effetti sull’ambiente e sulla salute: Alte concentrazioni di SO2 possono creare patologie all?apparato respiratorio e causare crisi asmatiche. Esposizioni di breve durata causano respiro affannoso, sensazione di pesantezza del petto, respiro breve. Il biossido d?azoto è il principale precursore, insieme agli ossidi di azoto delle piogge acide, piogge che possono rendere marcatamente acide suoli, acque di fiumi e laghi.
Monossido di Carbonio (CO)
Si tratta di un gas inodore, incolore ed insapore, molto tossico, derivato prevalentemente da combustione incompleta di composti del carbonio. Pertanto la principale sorgente di CO, in ambiente urbano, è costituita dai motori a scoppio non catalizzati e dalle caldaie obsolete e non prive di manutenzione. La sua pericolosità per l?uomo è dovuta alla elevata capacità di legarsi con la molecola emoglobinica (trasportatore dell?ossigeno nel corpo umano), sostituendo l’ossigeno, ciò provoca una diminuzione dell?ossigeno disponibile per le cellule.
Monossido (NO) e Biossido di Azoto (NO2)
Le principali fonti di Ossidi di Azoto sono di origine naturale, si stima che solo un decimo degli ossidi sia dovuto alle attività umane. Questi composti si formano durante i processi di combustione a alta temperatura di un combustile (benzina, gasolio) in presenza di aria (intorno a 1100 °C) per reazione tra l?ossigeno atmosferico e l?azoto atmosferico secondo la seguente reazione: N2 + 02 2NO 2NO + 02 2N02. Pertanto le principale fonti umane di questi inquinanti sono riscaldamento domestico, motori a scoppio, industrie.
Ozono (O3)
Si tratta di un inquinante che nella atmosfera bassa (troposfera), si forma grazie a complesse reazioni chimiche, favorite dalla radiazione solare e in presenza di altri inquinanti quali idrocarburi e gli Ossidi d’Azoto (NOx). Nelle aree fortemente urbanizzate la concentrazione di questo gas tende a persistere e ad aumentare durante i periodi estivi e in presenza di condizioni meteorologiche stabili (assenza di nuvole e vento). Si tratta di un composto altamente reattivo che agisce, nel caso dell’uomo, attaccando le vie respiratorie, particolarmente dannoso nelle persone più sensibili come anziani e bambini. E? stato osservato degli effetti degenerativi sulla vegetazione e una diminuzione dello sviluppo delle foglie delle piante.
Idrocarburi (H-C)
Gli idrocarburi sono composti organici la cui molecola contiene Idrogeno e Carbonio. Nelle aree urbane la sorgente principale di queste sostanze è il traffico veicolare. Oltre alla pericolosità intrinseca di alcuni di questi Idrocarburi (benzene, xilene) la loro importanza per l’inquinamento atmosferico è legata soprattutto alla partecipazione a reazioni fotochimiche, che portano alla produzione di Ozono.
La pericolosità sanitaria di questo gruppo di sostanze è stata dimostrata ed confermata a livello scientifico, basti pensare che un composto (Benzo-a-Pirene) costituito da cinque anelli benzenici è considerato tra i composti cancerogeni il più pericoloso per l?uomo.
Piombo (Pb)
Composto presente come antidetonante nelle benzine. Attualmente il piombo è stato sostituito nelle formulazione delle benzine. Pertanto questo inquinante negli ultimi anni è notevolmente diminuito nell?aria delle città.
PM10
Il PM10 è una frazione del particolato totale sospeso (PTS), il particolato atmosferico è costituito dalle particelle disperse nell?aria con dimensioni inferiore ai 100 mm (un centesimo di millimetro). Mentre il PM10 rappresenta la frazione delle particelle con diametro non superiore a 10 mm. La sua permanenza in aria può andare da alcune ore a più settimane e la sua rimozione avviene attraverso la deposizione secca e soprattutto umida. Se si escludono le sorgenti naturali quali aerosol marini, frantumazione del suolo, eventuali incendi boschivi e sorgenti di origine vegetale quali spore, pollini ecc., in ambiente urbano il contributo prevalente deriva dal traffico veicolare e dalle combustioni domestiche e industriali. La pericolosità per l?uomo sta nella capacità di queste particelle (in particolare quelle di dimensioni inferiori ai 5 mm) di superare le barriere dell?apparato respiratorio e di raggiungere gli alveoli polmonari. A queste particelle sono legate una serie di composti chimici quali idrocarburi, idrocarburi policiclici, ossidi azoto che possono penetrare nel sangue attraverso gli alveoli polmonari.