Un dato su tutti 430.940.
Questo il numero di lavoratori sparsi in tutta Italia, coinvolti dalla crisi industriale che ha reso instabili circa 3.267 aziende italiane.
Tra i settori più colpiti: il metalmeccanico (circa 187 mila) ed il tessile, abbigliamento, calzature (oltre 55 mila).
Quelli che fino a pochi mesi fa erano considerati i settori più stabili, adesso sembra che anch?essi stiano cedendo alla forza vorticosa della crisi.
I salottifici Lucani e Pugliesi sono vantanti in tutto il mondo, eppure le aziende stanno cercando nuovi clienti.
Sono stati da poco definitivi i progetti che rientreranno nel piano di ?Delocalizzazione? attivato per queste aziende.
Andando per ordine: parlare di nuovi clienti equivale a dire che si cercano altre possibilità di mercato.
Accantonato per un po? il cliente statunitense, adesso si tenta di restringere le vendite al cuore dell?Europa, in particolar modo al Regno Unito e non si esclude la possibilità di aprire le porte della Russia.
L?Istituto per il commercio estero di Puglia e Basilicata e dell?Assindustria di Bari sta lavorando a braccetto anche con alcuni operatori economici d?India, Nuova Zelanda ed Australia, potenziali nuovi mercati.
La situazione attuale dimostra che le imprese stanno lavorando per studiare un nuovo target di riferimento: s? indicizzano le fasce di reddito e quindi le classi sociali alternative a quelle delle vendite passate.
Le nuove produzioni però dovranno far fronte ad altri costi di distribuzione e progettazione.
L?unica soluzione possibile è senza dubbio: ?Delocalizzare? le aziende.
Questo lascia intendere che gli stabilimenti saranno spostati e gli operai licenziati.
Le aziende fanno questo per contenere i costi di produzione e manodopera.
E? una corsa al risparmio che non ha di certo risparmiato il territorio di Matera che già da mesi vive il dramma Barilla.
I sindacati sono sempre in agitazione perché le aziende non tutelano i diritti dei lavoratori. Ognuno tira l?acqua al suo mulino ma non si può ignorare che il livello occupazione è ogni giorno più sconcertante.
La crisi economica è evidente, il singolo spende più di quello che gli è consentito e pensare di costruire una famiglia stabile è quasi impossibile. Il Nostro è il paese degli atipici.
Banale, ma ha ragione chi dice che ?faremo la fine dell?Argentina?.
I nostri mercati finanziari sono asfittici, gli assetti proprietari blindati, il protezionismo della Banca d’Italia e la mancanza d?apertura alle banche straniere, hanno consentito una posizione dominante delle cariatidi bancarie italiane. Perciò l’Italia ha l’economia più ingessata, meno competitiva, un sistema industriale (salvo rare eccezioni) antimoderno e feudale. E consumatore?
Paga il prezzo più immediato di quest?arretratezza.