Il 16 febbraio scorso è entrato, ufficialmente, in vigore il Protocollo di Kyoto, che prevede la drastica riduzione dell?emissione di anidride carbonica e di altri gas nell?aria. Non so se molti di Voi erano al corrente della cosa, anche perché in regione se n?è parlato ben poco, rispetto alla portata del Trattato, alla sua incidenza sulla vita socio-economica del Paese, oltre che su un nuovo modo di pensare la produzione. Non sono cose da poco. Se ognuno si guarda il suo, noi guardiamo il nostro. Può sembrare un ragionamento egoistico, ma non lo è. Insomma, arriviamo al nocciolo della questione: quanto in Basilicata sono presenti piani di prevenzione? In che stato verte la nostra organizzazione di monitoraggio? Ci sono sufficienti strutture e strumenti? AnticipandoVi queste domande, ho un po? spianato la strada alle considerazioni che seguiranno, ad altri quesiti che reputo irrisolti e, forse, a rincorrersi di polemiche.

Cominciamo il racconto. Entra in scena l?Arpab. Navigando sul sito ufficiale dell?Agenzia regionale per la protezione ambientale vado a sbirciare con leggerezza (?convinto di poter dormire sonni tranquilli?) i dati degli ultimi rilevamenti sulle emissioni gassose (?dal 7 all?11 febbraio, per la precisione), a dir la verità, rivelatisi poco trascurabili: in più di un?occasione gli indici incriminati del pericoloso Pm10 hanno superato la soglia limite di 50 µgr/m3. L?immediata preoccupazione che mi ha assalito, però, ad oggi, sembra essere circoscritta alle quattro mura di casa mia, perché né un trafiletto, né una nota, né una posizione ufficiale delle associazioni ambientaliste (?Wwf e Legambiente, di gran lunga le più conosciute?) ha evidenziato quelle che da profano considero anomalie. Ma qui potrei anche sbagliarmi. I numeri possono tirare dei brutti scherzi e il superamento della soglia critica in questione potrebbe essere valutata dagli esperti controllabile ed ininfluente. Sta di fatto, comunque, che un pizzico di curiosità (?qualità caratterizzante anche i giornalisti che operano sul web?) ha fatto il resto nel proseguo della mia ricerca. E qui entrano in gioco le centraline, ovvero quegli strumenti necessari per effettuare un corretto monitoraggio. Ebbene, apprendo con stupore che in Basilicata sono attive/funzionanti solo cinque centraline su un numero indefinito: cinque su cinque nella Provincia di Potenza e zero su cinque nella Provincia di Matera. Tre sono presenti nel comune di Potenza (?Parco Rossellino, incrocio via del Gallitello, viale Firenze?), una a Lavello ed una a Melfi (…presso il centro Aias…). Tutte risultano posizionate in aree che si possono considerare abbastanza tranquille dall?esposizione a sostanze pericolose. Perché? Perché non risultano dati che riguardano i punti nevralgici del traffico potentino? Perché non risultano dati che riguardano Matera e il materano? Perché non risultano (?da tempo, mi sembra?) dati che riguardano la zona industriale dove si erge le Fenice? Perché non risultano dati che riguardano la Ferriera? Perché non risultano dati (?da tempo, mi sembra?) che riguardano la Val d?Agri, dove si continua ad estrarre ininterrottamente? Chiedo, inoltre: a quanto pare, secondo la Direttiva comunitaria, entro il 2010, il valore limite per il Pm10 deve attestarsi entro i 20 µgr/m3. Come provvederemo, nei prossimi cinque anni, ad una riduzione che si prospetta drastica?

I miei sono semplicissimi dubbi che affollerebbero la mente di semplicissimi cittadini, desiderosi di essere tutelati. Necessitano delle risposte immediate dagli organi preposti e competenti, perché sarebbe improprio negare il diritto alla salute, alla luce di attestate incidenze negative sull?uomo delle polveri sottili. Anche l?Oms, Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato l?allarme: ??L?inquinamento da traffico è correlato alla morte prematura di circa 80.000 persone; molti studi recenti, fra cui anche uno condotto in Italia, indicano come i bambini che vivono in prossimità di strade densamente trafficate corrano un rischio doppio di manifestare sintomi respiratori rispetto a bambini che vivono vicino a strade in cui il traffico è meno intenso??.

Cosa ne sarà di noi? Che ne sarà di quella Basilicata che ospita scorie e che ha saggiato il pericolo del deposito unico? Che ne sarà di quella Basilicata dove i terreni sono disseminati da tante discariche abusive e dove molti corsi d?acqua sono diventati ?semplici? discariche a cielo aperto? (?di questi giorni la notizia del sequestro di 15 km di argini sul fiume Agri). Che ne sarà di quella Basilicata con il pericolo elettrosmog derivante da una foresta di tralicci? (telefonia, linee elettriche, ripetitori radio). Che ne sarà di noi, piccole polveri sottili?

Per chi non lo sapesse:

Il PM10 è uno dei sette inquinanti dell’aria più importanti. Ecco l?elenco:
– PM10
– Biossido di zolfo (SO2)
– Monossido di carbonio (CO)
– Ossidi di Azoto (NOx)
– Idrocarburi
– Ozono (O3)
– Piombo (Pb)

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