Le abbondanti nevicate registrate nelle ultime settimane in Basilicata hanno generato scompiglio e malfunzionamenti, ritardi e lentezze, inefficienze e disagi. La situazione non appare ancora del tutto risolta, tanto che lo scioglimento delle nevi e la nuova perturbazione arrivata già lasciano intravedere i primi segni di inquietudine.
Il fiume Basento è in piena. Gli argini infatti sono allargati, la vegetazione è sommersa e le acque scorrono in abbondante piena. La Regione Basilicata, l?Autorità di Bacino, l?Arpab e il Dipartimento nazionale di protezione civile vigilano sul livello delle acque del torrente. Gli enti preposti al controllo dei corsi d?acqua provvedono a monitorare anche lo stato dei ruscelli Tora, Cavone e Gallitello, le cui portate appaiono visibilmente cresciute. La situazione sembra critica anche a Bella, a causa di uno smottamento, nella zona industriale di Ferrandina, per via dell?allargamento dei margini del fiume Basento, nel lagonegrese si teme per la fragilità idrogeologica dell?intera area, a Nemoli è in corso uno smottamento sotto il Lago Maschera, a Maratea il rischio mareggiate preoccupa popolazioni e autorità.
A tal proposito sarebbe opportuno riflettere sulla condizione dei corsi d?acqua lucani, in particolar modo su quanto sia nocivo ridurre o cementificare gli argini, basti pensare al fiume Gallitello nell?area omonima presente nel capoluogo lucano: come si può costruire un?intera zona commerciale in prossimità di un fiume e temere poi eventuali inondazioni? Non sarebbe bastato edificare in altri luoghi o comunque in modo da non abbattere la vegetazione? Il discorso è ugualmente valido per gli altri corsi di acqua. Perché solo in casi di emergenza si discute se è opportuno realizzare un Centro operativo di pronto intervento, autosufficiente per mezzi e interventi, da rendere operativo in caso di calamità naturali, così come si sta facendo nel Lagonegrese?
Altra situazione che desta la preoccupazione delle autorità governative è la diga di Muro Lucano (PZ), invaso ormai non funzionale da 22 anni, il cui livello idrico sta vertiginosamente incrementando. Il Comune di Muro L. sta predisponendo i piani di evacuazione per le zone abitate a valle della diga stessa, ossia le contrade Prato e Ponte Giacoia. La congiuntura problematica è generata dallo scioglimento delle nevi, dalle nuove piogge, ma soprattutto a causa dell?acqua che non viene smaltita poiché lo scarico di fondo dell?omonima diga è parzialmente ostruito. Tale oro blu in questi giorni confluisce in parte nel suddetto condotto, in parte attraversa altre tubazioni di circa mezzo metro di diametro, il cui stato è pessimo, a causa della modeste manutenzioni.
Nel remoto 1929 la gestione dell?invaso fu in effetti affidata all?Enel, come Società Lucana SpA. Nel 1983 il predetto ente palesò la propria intenzione di cedere la diga alla Regione Basilicata, la quale rifiutò, chiedendo che l?impianto venisse ristrutturato. La competenza appare oggi del demanio, tanto che Acqua SpA e Comunità montana marmo platano stanno puntando sul riutilizzo dell?invaso stesso, senza esserne a pieno i titolari. Nel frattempo la diga è stata inserita nell?elenco ministeriale, relativo agli impianti da ripristinare con adeguati interventi oppure smantellare. La Regione intanto chiede che sia l?Enel a farsi carico del 10 miliardi di ? per la messa in sicurezza, la manutenzione e il rinnovamento della diga stessa. La risposta tarda ad arrivare. Viene da chiedersi: ma come è possibile che in Basilicata in molti comuni le dimore dei lucani sono provviste di acqua a singhiozzo, eppure nessuno punta sull?utilizzo di un impianto già esistente, usato dall?Enel e poi abbandonato quando urgono opere di manutenzione oppure qualsiasi intervento volto al ripristino dell?invaso, con conseguente esborso monetario. Le autorità intanto continuano a temere per l?incolumità dei cittadini…
Paradossi della regione Basilicata: altrove acqua e neve sono utilizzate per generare progresso e sviluppo, crescita e benessere, turismo e valorizzazione dei luoghi naturali, in Lucania gli ultimi avvenimenti mostrano quanto sia lontano un ottimale e proficuo utilizzo delle risorse locali?