Nello scritto di Domenico Barone si ritrova la complessità propria della nostra realtà. Complessità è cosa diversa da complicatezza,anche se correntemente i due termini sono usati come contrari di semplicità.
Per uscire fuori dal complicato è necessario trovare la chiave giusta (e non sempre è facile). Ciò che è complesso, invece è costituito da una serie di elementi intrecciati e per definirli e conoscerli bene non c?è una sola via, ma infinite strade possibili.La realtà è complessa perché è intensamente e differentemente colorata? Come leggerla e interpretarla? L?umanità è eterogenea, ecco perché è difficilè la convivenza. Il singolo individuo non è autosufficiente, ha bisogno dell?altro per essere pienamente, ma nello stesso tempo la convivenza è problematica. Ad hoc è la citazione catulliana ?Nec tecum nec sine te vivere possum?. Il percorso di Barone parte dal passato, ma il lontano convive e vive nel presente.Tutto ciò che è, infatti è stato.Il passato non è nostalgia, malinconia, rimpianto, ma è un ripresentarsi, riproporsi in modo e forme differenti.Il mondo descritto dal nostro scrittore è profondamente e intensamente vissuto.Esso è animato da personaggi singolari che si moltiplicano, Marco, Fausto, Luisa, Michele, Giuditta, Anna Maria, Michele e Mariella. Donne e uomini, dunque. Da un fitto intreccio appaiono e scompaiono sguardi e atteggiamenti di fanciulle.
I personaggi sono subordinati alla priorità delle azioni?Chatman rifiuta ciò affermando che ?tanto il personaggio quanto l?evento sono necessari dal punto di vista logico e il predominio dell?uno o dell?altro dipende dal gusto mutevole degli autori e del loro pubblico?. ?Le storie esistono soltanto dove si presentano sia eventi che esistenti, e non vi possono essere eventi senza esistenti?.
Mi soffermo sulla figura del personaggio, in generale, poiché l?analisi della sua funzione è fondamentale e non è scontata.Per Chatman il personaggio è ?un paradigma di tratti psicologici ricostruito per mezzo di tracce esplicite o implicite, organizzate in un costrutto originale?. Nello scritto di Barone è possibile individuare una serie di rapporti psicologici, sentimentali o di altro tipo che collegano fra loro i personaggi all?interno di trame complesse.
Il personaggio ha un valore antropologico e a proposito è possibile esplicitarne più livelli antropologici:lo statuto anagrafico(sesso, età, fisionomia, status socioeconomico;il carattere e la psicologia, l?assiologia (visione della vita, valori etici, religiosi, politici), riflessioni esistenziali, credenze;la prassi vale a dire le azioni, i comportamenti, attitudini, abitudini, modi di comunicare e di interagire; le modalità (interessi, curiosità, scopi, obblighi, capacità, competenze). I personaggi naturalmente per esistere hanno bisogno di una dimensione spaziale.In Barone, infatti, vi sono descrizioni.Quando si parla di spazi è necessario individuare lo spazio topico (in cui si verifica il fatto o la vicenda), ma lo spazio può anche essere utopico (del desiderio) o paratopico (della mediazione).
La descrizione, come sostiene giustamente A. Marchese a proposito della semiotica della narratività, ?è indispensabile perché gli elementi della dieresi non si potrebbero pensare e rappresentare senza un minimo di consistenza e di espansione nelle strutture dello spazio;donde il paradosso della descrizione assolutamente necessaria alla narrazione e tuttavia sua ancilla, schiava sempre sottomessa, mai emancipata?.
Genette sostiene che ?le differenze fra narrazione e descrizione sono puramente contenutistiche e non hanno alcuna rilevanza semiologia. La narrazione s?interessa d?azioni o eventi considerati come puri processi, e perciò pone l?accento sull?aspetto temporale e drammatico del racconto:la descrizione invece, indugiando su certi oggetti [?], sembra sospendere il corso del tempo e contribuisce a dilatare il racconto nello spazio?.