Per il periodo di Carnevale, che va dal 17 Gennaio alla vigilia delle ceneri, vengono resuscitate un pò in tutta Italia vecchie figure rievocanti tradizioni vive nelle antiche culture di contadini e pastori.

Queste maschere sono molto diverse da quelle più elaborate delle grandi città (Roma, Venezia, Napoli e così via…), del resto figure a metà letterarie già dal 1400.
Le maschere carnevalesche dell’entroterra appenninico e delle zone alpine sono sicuramente maschere povere, in quanto legate ad economie e società meno opulente di quelle cittadine: nate in società particolarmente conservative, da un lato hanno mantenuto fino a qualche decennio fa tratti che testimoniavano i vecchi sistemi di credenze magico-religiose di queste culture,e dall’altro ne continuavano a descrivere le preoccupazioni economiche e materiali, come il raccolto, la stagionalità etc.etc. Si tratta di maschere che rappresentano i tratti del pastore – con varianti regionali nell’abbigliamento, come il grande cappello simile ad un sombrero che caratterizzava alcune antiche maschere lucane- oppure quelli dell’animale selvaggio – molto diffuso l'”Orso”- o di un più indefinibile essere mostruoso a metà tra mondo animale e vegetale, rappresentato con pelli e fronde: tutte ormai innocue!
Vengono infatti oggi resuscitate per gioco,dopo essere scomparse per alcuni anni,in un rinato interesse più che altro folkloristico per il passato.

Un esempio di queste vecchie figure è quello del “Rumita” di Satriano. Qui, il 6 Febbraio 2005, tempo permettendo, questo “Eremita” costruito con fronde e ramipercorrerà, insieme all’altra maschera tradizionale dell’Orso, le vie del paese. Il mondo incontrollabile e pericoloso che rimaneva al di là dei confini definiti dell’interazione sociale, rientrava con queste figure all’interno della comunità,a evocare le forze occulte presenti nella natura e a ricordare che in fondo queste non sono in contrasto con l’umano ma anzi ne costituiscono una base che è naturalissimo riconoscere e che è divertente rappresentare.

 

Per approfondire:
Augustin Redondo,”Le Carnaval: des rites sociaux aux jeux theatraux”,
Giorgio Brugnoli,”Archetipi e no del Carnevale”,
Giovanni Battista Bronzini “L’arcaicità del carnevale: un falso antropologico”
Ferdinando Taviani, “Tempo straordinario raddoppiato”
Tutti questi articoli in :”Il Carnevale: dalla tradizione arcaica alla traduzione colta del Rinascimento”. XIII Convegno Roma 31 maggio-4 giugno 1989 , a cura di M. Chiabo e Federico Doglio, Viterbo 1990

Immagine,tratta da www.inyourlife.it

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