LETTERA APERTA ALLA REGIONE BASILICATA
Ill.mo Presidente F. Bubbico
Ill.mo Ass. Regionale Attività Produttive G. Fierro
Seguiamo con estrema preoccupazione e apprensione gli sviluppi della normativa di riferimento regionale sull?indirizzo per la realizzazione di centrali eoliche industriali, e non di ?parchi? come impropriamente vengono troppo spesso definiti in omaggio a un linguaggio speculativo ricorrente.
Desta, in particolare, forte stupore la disinvoltura con cui è prospettata la possibilità che a un rigido riordino degli atti di indirizzo in argomento corrisponda, incredibilmente, una sorta di via libera ai progetti in fase avanzata sull?iter autorizzativo.
Non di meno alcune affermazioni tecniche sulla bontà ?a prescindere? del potenziale eolico descritto dal P.E.R. della Basilicata, ci lasciano sconcertati se rapportate all?enorme portata che scelte di questo tipo racchiudono per il futuro del territorio lucano.
La potenza in Mw che viene prospettata, và ricordato alla pubblica opinione, è una potenza ?installata? ovvero la prestazione di potenza massima che in condizioni ottimali una centrale eolica è in grado di offrire. Cosa che avviene di rado e in maniera ben poco prevedibile nell?eolico. Nel complesso la effettiva produttività, entro range di potenza variabile, è tale per circa ¼ delle ore in un anno in Italia. E l?energia prodotta non è accumulabile, per cui gli impianti tradizionali devono comunque essere sempre attivi.
A fronte di scempi perenni! Di centinaia, nell?ipotesi più ottimistiche, di pali alti un centinaio di metri conficcati sulle montagne lucane dall?impatto ambientale e paesistico intrinsecamente non mitigabile, con l?accompagnamento di grandi strade rovinose, poderose fondamenta, altri elettrodotti, rumori dannosi.
Inoltre l?intermittenza di questa produzione energetica contribuisce alla vulnerabilità del sistema trasmissivo nazionale, tanto da imporre limiti percentuali a questa fonte energetica.
Lo stesso P.E.R. lucano del 2001, più volte richiamato a conforto della scelta eolica sulle rinnovabili, rappresenta un Piano che andrebbe sottoposto esso stesso a valutazioni anche di carattere ambientale e strategiche secondo i dettami delle vigenti Direttive Comunitarie che chiedono, ad esempio, la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e la V.I. (Valutazione di Incidenza) per garantire la coerenza di parametri complessivi dell?intero Piano in rapporto ad altri interessi sociali o a linee guida ambientali o ad altri strumenti di pianificazione e di sviluppo esistenti.
Non possiamo nemmeno condividere il richiamo alla normativa nazionale che, è vero, promuove l?eolico ma che non può essere assunta a diktat per le scelte di tutte le Regioni. Soprattutto per quelle paesaggisticamente e naturalisticamente più integre e incompatibili con tale produzione energetica.
La Regione Sardegna, con il suo Presidente Soru, ne è un grande esempio, affermando il suo NO al vergognoso assalto eolico che sembrava già averne ipotecato il futuro e SI al solare del premio nobel Rubbia. Quel solare condannato proprio dalla realizzazione di centrali eoliche da parte di potenti soggetti finanziari che, in virtù di incentivi ?indifferenziati? per qualunque fonte rinnovabile – e quindi quella eolica risulta la più avvantaggiata – sottraggono risorse preziose al Paese e a programmi energetici più lungimiranti.
Permettere la realizzazione di ulteriori centrali eoliche in lista di attesa significa implicitamente introdurre la colonizzazione stridente ed estranea che asporta i valori più importanti dell?identità del territorio lucano, significa offendere la storia di Orazio e di tutta l?archeologia ancora irrispettosamente non valorizzata, significa ?distruggere? intere e rare comunità di uccelli rapaci, significa rovinare radicalmente il paesaggio, la ruralità e i Parchi, quelli veri, delle aree protette o Letterari di Isabella Morra e Carlo Levi, che, tra l?altro, furono finanziati con risorse pubbliche.
E significa anche, come ampiamente dimostrato, deprimere il valore immobiliare dei terreni e dei centri storici e, insieme, le capacità di sviluppo locale delle piccole imprese che, conservando i valori del territorio, vogliono fare del turismo,dell?agriturismo, dell?agricoltura e dell?allevamento di qualità, della silvicoltura, il loro vero futuro.
Significa innescare processi di conflittualità tra i pochi che si arricchiranno e i tanti che da quel territorio non potranno più trarre un reddito dignitoso.
Le mastodontiche centrali proposte a Latronico e Carbone a ridosso del Pollino, quelle a Craco e Aliano sul Parco Letterario, quella a monte Raitiello a Muro lucano e tante, tante altre, quantunque si volesse limitarle ai ?soli? 17 impianti sospesi amministrativamente, sono pronte per scempiare perennemente il volto più bello della Lucania.
Se questo accadrà non sarà per destino o per fato ma per responsabilità precise. Le scriventi associazioni non rimarranno a guardare ma, insieme ai comitati, alle associazioni, alla gente della Basilicata, faranno la loro parte e si appellano fin da ora al Consiglio e alla Giunta del Governo della Basilicata affinché l?eolico sia bandito da una terra che non gli appartiene.
Ora spetta a Lei, Presidente Bubbico, alla Sua Giunta a all?intero Consiglio Regionale assumere con saggezza e lungimiranza le responsabilità di scelte adeguate, nell?ottica di uno sviluppo sostenibile e promettente del territorio della sua bellissima Regione.
Il Presidente del Comitato Nazionale del Paesaggio, Carlo Ripa di Meana
Il Presidente di Altura, Stefano Allavena