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Non abbassiamo la guardia

I Verdi, viste le ultime notizie in materia nucleare, invitano i cittadini della
Basilicata e gli Enti Locali a non abbassare la guardia ed ad essere vigili sulle
scelte calate dall’alto che riguardano i propri territori e le comunità.

Con due
provvedimenti emanati quasi all’unisono dalla Corte Costituzionale nelle scorse
settimane, si riaffaccia, infatti, il pericolo nucleare in Basilicata. I Verdi, non
giudicano oggi molto positivamente i giudizi della Consulta, evidenziano invece come
il primo provvedimento della Corte Costituzionale annulli la legge regionale 21
novembre 2003 che dichiarava il territorio della Regione Basilicata “denuclearizzato”
e precluso al transito ed alla presenza, anche transitoria, di materiali nucleari non
prodotti nel territorio regionale mentre con il secondo provvedimento della Consulta
viene ribadita la competenza esclusiva del Governo centrale in materia di nucleare e
di energia, accogliendo solo parzialmente i rilievi di incostituzionalità mossi dalla
Regione Basilicata in relazione al “decreto Scanzano”. La legge regionale n.31/2003
era stata approvata dal Consiglio Regionale in seduta straordinaria a Scanzano Jonico
(Matera), nei giorni della protesta di Scanzano. Con questo provvedimento della Corte
Costituzionale – afferma Mollica – la Regione viene inoltre espropriata anche dei
compiti di vigilanza, controllo, rilevazione tecnica e strumentale di presenze sul
territorio regionale di materiale nucleare con l’adozione delle misure di
prevenzione, previsti dalla legge, necessarie per il monitoraggio ambientale,
sanitario e radioprotezione operate dalle ASL regionali e dall’ARPAB. I Verdi hanno
ribadito e ribadiscono la piena legittimità dei cittadini lucani e delle istituzioni
di poter decidere e contare su scelte che riguardano la propria terra ed il proprio
futuro. Nell’attuale formulazione del decreto rivisitato dalla Consulta, pur se si
ritiene necessario far partecipare a ”procedimento” di scelta del sito anche la
Regione, in caso di dissenso irrimediabile possono essere previsti meccanismi di
deliberazione definitiva da parte di organi statali, con adeguate “garanzie
procedimentali”.

In parole povere – dichiara Mollica- decide il Governo centrale
anche se le Regioni esprimono parere contrario. L’altra obiezione avanzata dalla
Regione Basilicata e accolta dalla Consulta, riguarda la richiesta di dichiarazione
di incostituzionalita’ dell’art. 2, comma 1, lettera “f” del decreto, laddove affida
esclusivamente al Commissario statale ”l’approvazione dei progetti, anche in deroga
alla normativa vigente”. Anche in questo caso – ad avviso dei giudici
costituzionali – è necessario coinvolgere la Regione sul cui territorio si ergerà la
megadiscarica. Ma anche in questo caso vale quanto già detto prima: se il
”dissenso” della Regione e’ ”irrimediabile” i progetti, in qualche modo, andranno
avanti lo stesso. In sostanza – ribadisce Mollica – la Consulta, pur riconoscendo
alla Regione il diritto ad essere consultata, nega ad essa il potere di decidere sia
sul trasporto dei materiali radioattivi sul territorio regionale sia in merito alla
scelta del sito del Deposito radioattivo. Una doppia sentenza, quella della Corte
Costituzionale – conclude Mollica – che pesa come un macigno anche sul futuro del
Centro Trisaia ove i materiali radioattivi americani sarebbero destinati a rimanere a
causa della rinuncia del Governo italiano a ricorrere in appello contro il governo
USA mentre non vengono esplicitati con chiarezza i progetti ed il futuro dell’ITREC.
Le ombre della scelta del sito per il Deposito di materiali radioattivi italiani, sia
esso “definitivo” o “provvisorio”, si allungano nuovamente sul territorio regionale,
proprio mentre un recente Decreto del ministro Marzano affida alla SOGIN S.p.A quei
poteri espropriati alle comunità locali ed alla Regioni, decidendo così le sorti ed
il futuro di interi territori e delle stesse comunità.

La Basilicata, in vista della
fuoriuscita nel 2007 dalle aree dell’obiettivo 1 dell’Unione Europea, potrebbe
diventare sempre più terra di conquista delle multinazionali del petrolio,
dell’energia e dei rifiuti, da Melfi alla Val Basento, dalla Val d’Agri a Muro
Lucano, alla Valle del Mercure, con il proprio futuro ipotecato dagli interessi
economici privati, spacciati per sviluppo e condizionati dal ricatto occupazionale e,
ciò che è peggio, anche motivati da un falso pubblico interesse e sicurezza
nazionale.