I VERDI SULLA CENTRALE DEL MERCURE
I Verdi prendono posizione in merito alla riconversione a biomasse della centrale del Mercure, nel
territorio del Parco Nazionale del Pollino. Nel condividere la posizione assunta dal Comitato Salute e
Ambiente del Pollino e dal WWF, evidenziano come sulla questione, a differenza di quanto ha affermato
di recente dall?eurodeputato dei DS Gianni Pittella, sia mancato il pieno coinvolgimento degli enti
locali della Basilicata, delle comunità del Pollino e dei cittadini della Valle del Mercure,
nonostante la centrale ricada in area parco, sul confine del territorio calabrese, nel Comune di
Laino. I Verdi chiedono pertanto la sospensione dei termini di messa in esercizio della Centrale
prevista per il mese di maggio 2005. Nei confronti dell?iniziativa, secondo i Verdi, ancora non sono
stati resi noti i criteri per l’approviggionamento del combustibile per l?impianto che ha una potenza
netta di circa 35 MW elettrici per il quale servirebbe secondo quanto indicato dal WWF
un?alimentazione di non meno di 320.000 tonnellate/anno di combustibile con un dimensionamento dunque
elevato in rapporto a quella che invece è la media delle centrali alimentate a biomasse che si aggira
invece intorno ai 10-12 MW elettrici. Il quantitativo di biomassa previsto per il suo funzionamento
non sarà certamente reperibile nell?area in questione. Ciò determinerebbe un afflusso di materiali da
altre aree geografiche ed un conseguente dispendio di combustibili fossili per il trasporto. Da un
punto di vista economico ed occupazionale, inoltre, i vantaggi derivanti dalla realizzazione di questo
tipo di impianti a livello locale non sono riconducibili alla gestione diretta degli stessi ma
interessano soprattutto i settori produttivi indotti. Infatti, la tendenza ormai generalizzata a
livello europeo che deriva da esperienze ormai decennali condotte nel settore, è quella di realizzare
piccoli o medi impianti per la valorizzazione energetica di materiali reperibili in sede locale,
nell?ambito di aree ristrette a 20 o 30 km. In riferimento al bilancio energetico regionale, la
centrale, ricadendo in Calabria, non apporterebbe alcun effetto sull?efficienza energetica regionale
rispondendo solo a logiche di mero profitto aziendale basato sullo sfruttamento degli incentivi
pubblici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L?obbligo di un impiego, nel
ciclo di combustione, di sole biomasse di origine vegetale (rifiuti della lavorazione del legno non
trattati e scarti vegetali da attività agricole, forestali, e agroalimentari) riportato
nell?autorizzazione rilasciata dal Settore Attività Economiche e Produttive della Provincia di Cosenza
in data 02.09.2002, non implicherebbe per la società ? a differenza di quanto riferito dall?On
Pittella – alcun vincolo definitivo in quanto potrebbero venire utilizzate altre tipologie di rifiuti,
purchè comprese in quelle indicate nel D.M. 05.02.1998, previo adeguamento a quanto previsto dall?art.
33 del D.Lvo 22/97 (decreto Ronchi sui rifiuti). In sostanza, l?impianto pur se classificato a
?biomasse vegetali? potrebbe successivamente sfruttare altri tipi di materiali, anche di rifiuti e
scarti di lavorazione, con caratteristiche molto diverse da quelle in origine dichiarate, con gravi
ripercussioni sull?ambiente e la salute a causa dell?inquinamento. A questo importante aspetto bisogna
aggiungere quello relativo all?impatto ambientale derivante dal trasporto dei materiali, sia in
entrata (biomasse) che in uscita (residui e ceneri della combustione) che secondo la valutazione del
WWF fatta in relazione con quella di altri progetti analoghi, richiederebbe non meno di 80 TIR di
media portata al giorno per i 250 giorni lavorativi all?anno, ai quali sarebbero da aggiungere altri
TIR per la rimozione delle ceneri prodotte. Tutto questo avverrebbe all?interno del Parco Nazionale
del Pollino compromettendo le risorse naturali ed ambientali fondamentali per la sostenibilità
ambientale. Secondo i Verdi dovrebbe invece far riflettere l?On Pittella in questo senso, la prevista
esclusione proposta dal Sindaco del Comune di Laino dell?area della Valle del Mercure interessata dal
progetto (già sfruttato in passato per l?estrazione della lignite bruciata nella centrale). Questa
richiesta lascerebbe chiaramente intravedere come la centrale invece crei seri problemi di
compatibilità con l?esistenza del parco, coinvolgendo in negativo l?impatto in territori comunali
lucani quali quelli di Rotonda Castelluccio inferiore e Superiore, Viggianello e le Comunità locali c
escluse da scelte, che pur ricadendo in territori vicini, li investono in modo diretto. I Verdi
auspicano che le comunità locali e le amministrazioni possano essere ascoltate in proposito per una
?vera partecipazione alle scelte? che non può evidentemente limitarsi, come invece chiede l?on
Pittella, alla tardiva proposta di ?studi di fattibilità? per valutazioni degli ?impatti potenziali a
livello locale per assumere decisioni appropriate nel prossimo futuro?. Una proposta tardiva,
inattuale ed in contrasto con la realtà dei fatti.
IL WWF ESPRIME LA PROPRIA CONTRARIETA’ ALLA CENTRALE A BIOMASSE DEL POLLINO
In riferimento al progetto di riconversione della centrale elettrica del Mercure per la produzione di
energia elettrica da biomasse che dovrebbe entrare in funzione fra circa cinque mesi, ed alla luce del
dibattito aperto sulla vicenda, il WWF Basilicata nell?esprimere la propria contrarietà nei confronti
dell?iniziativa, ritiene di dover evidenziare alcuni aspetti fondamentali quali l’approviggionamento
del combustibile che secondo quanto emerge dalla documentazione in possesso di questa Associazione,
l?impianto, con una potenza netta di circa 35 MW elettrici, ed un?alimentazione di circa 320.000
tonnellate/anno di combustibile, risulta avere un dimensionamento elevato in rapporto a quella che
invece è la media delle centrali alimentate a biomasse e che si aggira intorno ai 10-12 MW elettrici.
Il quantitativo di biomassa previsto per il suo funzionamento non è certamente reperibile nell?area in
questione. Ciò determinerebbe un afflusso di materiali da altre aree geografiche ed un conseguente
dispendio di combustibili fossili per il trasporto. Il duplice vantaggio ambientale dell?utilizzo di
biomasse prodotte in loco nei confronti dei derivati del petrolio, invece, consiste proprio nella
possibilità di produrre energia con fonti rinnovabili e di evitare dannose emissioni di gas serra
nell?atmosfera determinate dal trasporto su medialunga percorrenza. Anche da un punto di vista
economico ed occupazionale, inoltre, i vantaggi derivanti dalla realizzazione di questi impianti a
livello locale non sono riconducibili alla gestione diretta degli stessi ma interessano soprattutto i
settori produttivi indotti. Infatti, la tendenza ormai generalizzata a livello europeo che deriva da
esperienze ormai decennali nel settore, è quella di realizzare piccoli o medi impianti per la
valorizzazione energetica di materiali reperibili in raggi ristretti di 20 o 30 km. Per quanto attiene
l’efficienza energetica il WWF Basilicata evidenzia come questo aspetto” denota l?assoluta
inopportunità di realizzare il progetto in questione, così come concepito, deriva dalla mancanza del
processo di cogenerazione, fondamentale per garantire una accettabile efficienza energetica. Secondo
tale sistema, infatti, il calore ?residuo?, a valle del processo di produzione di elettricità, può
essere immesso in una rete di teleriscaldamento o in un processo industriale. Un impianto che non
sfrutti questa fondamentale opzione risponde solo a logiche di mero profitto aziendale basato sullo
sfruttamento degli incentivi pubblici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
L?obbligo di un impiego, nel ciclo di combustione, di sole biomasse di origine vegetale (rifiuti della
lavorazione del legno non trattati e scarti vegetali da attività agricole, forestali, e
agroalimentari) riportato nell?autorizzazione rilasciata dal Settore Attività Economiche e Produttive
della Provincia di Cosenza in data 02.09.2002, non implica, per la società, alcun vincolo definitivo
in quanto potrebbero venire utilizzate altre tipologie di rifiuti, purchè compresi in quelle indicate
nel D.M. 05.02.1998, previo adeguamento a quanto previsto dall?art. 33 del D.Lvo 22/97 (decreto Ronchi
sui rifiuti). In sostanza, l?impianto potrebbe bruciare inizialmente biomasse vegetali e
successivamente altri tipi di rifiuti con caratteristiche molto diverse. A questo importante aspetto
bisogna aggiungere quello relativo all?impatto ambientale derivante dal trasporto dei materiali, sia
in entrata (biomasse) che in uscita (residui e ceneri della combustione).Secondo la valutazione del
WWF comparabile con quella di altri progetti analoghi, il sistema di approvvigionamento richiederebbe
la confluenza di circa 80 camion di media portata al giorno per i 250 giorni lavorativi all?anno, ai
quali sarebbero da aggiungere alcuni camion per la rimozione delle ceneri.Poiché tutto questo
avverrebbe, peraltro, all?interno del Parco Nazionale del Pollino riteniamo alquanto ?incompatibile?
la realizzazione di un progetto così come concepito che rischia di compromettere le risorse naturali e
quindi lo sviluppo dell?area basato sulla sostenibilità ambientale. In questo senso anche l?esclusione
del territorio interessato al progetto proposta dal Sindaco del Comune di Laino lascia chiaramente
intravedere che la centrale crea seri problemi di compatibilità con l?esistenza del parco. Il WWF
sosterrà perciò ogni azione civile e democratica delle popolazioni e dei soggetti istituzionali
interessati, tesa ad evitare che tale impianto venga realizzato.
LEGAMBIENTE: “PARCO DEL POLLINO AD UNA SVOLTA”
?Il Parco del Pollino a dieci anni dalla sua istituzione è sicuramente ad un punto di svolta, se
riuscirà finalmente a vedere la luce il Piano del Parco che dovrebbe segnare l?inizio, non solo
simbolico, di una nuova fase di gestione, speriamo meno tormentata. Tuttavia proprio negli ultimi mesi
sembra essersi scatenata all?interno dell?Ente parco una furia autolesionista che tradotta in atti,
delibere e progetti rischia di assestare colpi durissimi ai propositi di pianificazione integrata e di
sviluppo sostenibile da sempre auspicati per quel territorio?. Lo afferma, in un comunicato stampa,
Legambiente di Basilicata ricordando che tre anni fa, la stessa associazione ?criticò la decisione del
Governo nazionale di commissariare l?Ente ritenendo che non ci fossero giustificati motivi per quel
provvedimento; l?esperienza commissariale e post-commissariale infatti non pare abbiano portato i
benefici e le svolte promesse dal Ministro dell?Ambiente?. Per il sodalizio ?gli ultimi atti dell?Ente
Parco non sembrano coerenti con le politiche di sviluppo sostenibile, non sembrano in linea con la
difesa degli interessi del ?sistema ambientale? Pollino. In particolare intendiamo sottolineare alcune
questioni fondamentali. La prima questione grave è l?approvazione dell?ipotesi di riperimetrazione del
parco per un ridimensionamento totale dell?area protetta nell’ordine dei circa 9 mila ettari. La
delibera per l??l?abbattimento selettivo? dei cinghiali rappresenta un fatto assai grave. Con questo
provvedimento di fatto viene riaperta la caccia all?interno del Parco del Pollino. I progetti di
realizzazione di parcheggi in alta quota, nel cuore del Parco costituiscono anch?essi una minaccia per
la protezione dei valori naturalistici e ambientali dell?area. Altra questione preoccupante per il
territorio del Parco è quella legata alla riattivazione, prevista fra 5 mesi, della centrale elettrica
del Mercure convertita a biomasse. Ci preoccupa soprattutto il fatto che il tipo di centrale previsto
è di una potenza tale, 35 MW, che per la sua alimentazione richiederà certamente l?importazione di
combustibile, annullando i vantaggi energetici che una fonte rinnovabile come questa potrebbe
garantire. Legambiente è favorevole all?uso delle biomasse ma solo se esse provengono dal territorio
in cui è ubicato l?impianto. Legambiente ? conclude – ritiene che il Parco del Pollino sia un?area
troppo importante oltre che per le sue valenze intrinseche anche come punto di riferimento per le
politiche di tutela e conservazione di una regione come la Basilicata che stenta ad individuare nel
sistema dei parchi e delle aree protette regionali la vera occasione di sviluppo per le aree interne.
Per questo motivo non possiamo tollerare che il Parco Nazionale del Pollino possa subire degenerazioni
tali da trasformarlo in un ente dannoso per l?ambiente e utile solo a perseguire interessi
clientelari?.