La Tolbà è una associazione materana. Questa associazione spicca per le tematiche trattate: la migrazione è infatti un tema doppiamente interessante.

Dal punto di vista delle singole comunità, che lo conoscono come fenomeno nei periodi più difficili e duri delle loro storie; ma anche dal punto di vista più generale del carattere stesso della cultura umana: il cambiamento, la mescolanza, la trasformazione. Penso inoltre agli input – uso un termine neutro perché dal punto di vista della storia non c’è un positivo ed un negativo ( forse?) – che stanno subendo ed agendo le popolazioni del Mediterraneo negli ultimi quindici anni ed ai nuovi fenomeni migratori che interessano queste aree. Gli spostamenti cominciano ad interessare anche aree economicamente periferiche della nostra Penisola. Aree non propriamente urbanizzate ed industrializzate come sono quelle della regione Basilicata.

E’ infatti a Matera che nasce Tolbà: è il 1992. Tra i progetti più significativi di questa esperienza materana è lo spazio importante che viene dato ai temi e agli elementi della famiglia e della memoria, ovvero del racconto di sé: come nel caso del progetto “Scontrincontri”, che la Tolbà realizza con le scuole di Matera e con la pubblicazione di libri multilingue. L’associazione, naturalmente, si occupa di diversi progetti socio sanitari a favore dei migranti, finanzia borse di studio per rifugiati all’Università della Basilicata, organizza e sostiene progetti sul territorio e all’estero. A riguardo della Tolbà e del tema immigrazione, parla la Dott.ssa Dorothy Louise Zinn, un’ antropologa americana che insegna all’ Università della Basilicata, vive a Matera ormai da diversi anni e tra le altre cose collabora con l’ associazione; con un immediato scambio epistolare, e con una impeccabile e disponibile cordialità, la Dott.ssa Zinn risponde infatti a tutte le mie domande:

Dott.ssa Zinn, per cominciare, mi direbbe da cosa trae origine il nome Tolbà?
E’ una specie di tamburo nordafricano, decorato sulla parte superiore con disegni di mani in un cerchio.

Come è nata l’associazione?
E’ nata nel ’92 da un gruppo di medici materani, attenti alla necessità di fornire cure mediche agli immigrati presenti sul territorio. L’attività si è estesa poi con progetti nei paesi di origine degli immigrati, soprattutto in Albania e in Bosnia (per via dei profughi della guerra), e ancora in altre direzioni, offrendo a stranieri – soprattutto minori – la possibilità di usufruire in Italia di cure mediche, non disponibili nei Paesi di origine. Comunque l’attività di assistenza sul territorio è sempre continuata, ma è andata ben oltre la sanità, per servire come sportello informativo e come collegamento con le istituzioni.

Quale risposta ottiene all’interno del tessuto cittadino e regionale?
Oltre al lavoro di assistenza, crediamo molto nel nostro lavoro interculturale con la popolazione locale. Facciamo spesso dei lavori con il mondo della scuola, mostre, e feste aperte a tutta la comunità locale. Poi c’è la nostra attività editoriale. In una zona come la nostra, le problematiche legate all’immigrazione non sono ancora considerate una priorità, e quindi talvolta è difficile fare breccia nell’opinione pubblica. Per esempio, ci imbattiamo sempre con una fortissima discriminazione contro gli immigrati per affittare case. Abbiamo trovato, però, alcuni interlocutori sensibili nei vari livelli di governo, persone lungimiranti che capiscono che con un minimo di sforzo, molti disagi si possano prevenire. Ciononostante, l’Associazione fa fatica ad andare avanti con le poche risorse che abbiamo a disposizione, e con i significativi tagli agli enti locali negli ultimi anni, ci troviamo non solo ad avere meno sostegno economico per le nostre attività, ma spesso nel contempo anche il senso di dover supplire alle carenze dei servizi sociali aggravate da questi tagli.

Quanto peso ha nella città di Matera e nella regione Basilicata l’elemento dell’immigrazione?
Come dicevo nella risposta alla domanda precedente, relativamente poco, anche se nella regione ci sono delle sacche importanti dove si concentrano molti immigrati che lavorano nell’ agricoltura, e poi (come in tutta l’Italia), si vede una sempre maggior presenza di donne straniere in servizio presso gli anziani ed i malati. L’Associazione, con il Comune di Matera, è entrata circa quattro anni fa a far parte del PNA – Piano Nazionale Richiedenti Asilo – e perciò ci siamo molto impegnati ad occuparci dei rifugiati politici, una sessantina finora di varia provenienza.

A quale periodo può farsi risalire l’inizio delle presenze in Basilicata e quale è l’incremento annuo?
Non ho le statistiche aggiornate a portata di mano, ma posso dire in generale che in Basilicata gli stranieri titolari di permesso di soggiorno sono un poco più di 3000 unità. Da qualche presenza molto sporadica fino alla fine degli anni 80, c’è stato il primo forte incremento con gli Albanesi sbarcati durante le drammatiche vicende del 1991. A quell’epoca oltre 2000 Albanesi sono stati accolti nei campeggi del Metapontino, molti dei quali sono rimasti o tornati successivamente nella zona Un altro momento significativo per l’immigrazione albanese, è stato il 1997, dopo la crisi con il collasso degli investimenti a piramide, e negli ultimi anni con le sanatorie ed i ricongiungimenti familiari. L’altro gruppo importante di stranieri qui è composto dai Nordafricani, e negli ultimi anni, come dicevo, anche le donne dell’Europa dell’Est per i servizi alle persone.

Come definirebbe l’inserimento di queste nuove persone nella città di Matera e nella Regione?
Ho notato nella mia ricerca che gli immigrati sono accolti molto bene dagli autoctoni ad un livello individuale o familiare, ma rimane molta diffidenza quando sono considerati come gruppo.

Quanto organizzate sono le strutture istituzionali rispetto le problematiche degli immigrati e quale è la tendenza delle istituzioni in fatto di immigrazione nella città di Matera?
Attualmente questo settore, come tutto il sociale, soffre molto per i tagli finanziari degli ultimi anni.

Esiste, secondo la sua opinione, una diversità di approccio all’alterità culturale a seconda delle aree culturali italiane?
Sì, ma mi sembrerebbe lungo trattare questo argomento in questa sede?

Allora circoscriviamo al caso di Matera…
In generale, credo che più che curiosità di scoprire l’Altro, gli autoctoni tendono a giudicare l’Altro tanto più positivamente quanto più assimilato alla cultura dominante.
Quali sono i singoli paesi di provenienza?
A Matera città ci sono Albanesi, Marocchini, Tunisini, cittadini dell’ ex-Yugoslavia (Bosniaci e Kosovari), Sudanesi, Kurdi (della Turchia), Eritrei, Senegalesi, Rumene, Polacche, Moldave, Ukraine. E non dimentichiamo anche Statunitensi, Inglesi, Francesi, Giapponesi e una Sudafricana!

Quali sono, prevalentemente, le motivazioni del trasferimento?
Per molti nell’ultimo gruppo di nazionalità citato, penso per ragioni di cuore (compresa me stessa in questa categoria). Per gli immigrati “classici”, il lavoro e la possibilità di guadagnare, magari per ritornare più benestanti in Paese; mentre per i profughi/richiedenti asilo ci sono altri motivi, naturalmente?

Potrebbe definire un carattere peculiare della vostra associazione nel modo di affrontare le problematiche dell’immigrazione?
Cerchiamo di mettere gli immigrati in grado di aiutare se stessi; diciamo, “insegnare loro a pescare”. Poi, ritengo che l’Associazione sia peculiare nell’approccio organico che assume per ogni attività. Per esempio, ai tempi della guerra del Kosovo, abbiamo ricevuto richieste di aiuto da una comunità nel Sud dell’Albania dove già lavoravamo, una cittadina invasa da profughi. Abbiamo raccolto velocemente dei soldi dai cittadini materani, che sono stati fantastici, e con altre risorse donate abbiamo ristrutturato (con manodopera locale) uno stabile in disuso. Abbiamo ospitato circa 170 profughi (per lo più donne e bambini), in maniera dignitosa e con un tetto, non in una tendopoli. Poi, invece di inviargli pacchi di pasta, di cui non sapevano cosa farne, abbiamo fatto sì che avessero dei soldi a disposizione per fare la spesa, comprando i cibi che volevano e aiutando, allo stesso tempo, la comunità locale. Alla fine del conflitto, tornati in patria i profughi, lo stabile ristrutturato è rimasto alla comunità locale come centro sociale.

Come ha scoperto la città di Matera?
Per la prima volta, quando sono stata in visita in Basilicata nel 1987, e poi ho frequentato la città molto nei primi anni 90 prima di trasferirmi.

Come definirebbe la Sua esperienza all’interno della Tolbà?

Fantastica!! Ho conosciuto l’Associazione quando mi hanno contattata per chiedere una collaborazione su un progetto interculturale. Sono rimasta colpita dall’efficacia e determinazione dell’Associazione, e dal suo sensato, organico e creativo approccio ai problemi. E’ una associazione con tante sfaccettature, ognuna delle quali dà spazio ad uno o più aspetti umani.

Per finire, può dirmi quali sono i modi per contribuire alle vostre attività e,se ne avete il bisogno,quali sono le figure umane e /o professionali che potrebbero offrire la loro collaborazione?
Come dicevo, ci sono tante sfaccettature dell’Associazione, e c’è spazio per chiunque sia volonteroso. Se non altro, invito tutti ad acquistare le nostre pubblicazioni, ognuna delle quali va a sostenere i nostri progetti ed attività. Sono libri che, in cambio del contributo, diffondono la valorizzazione delle diversità traendo spunto da varie tradizioni culturali e presentando quasi sempre delle traduzioni in più lingue (anche lingue poco considerate), oppure trattano concetti di convivenza pacifica e rispetto reciproco. Tra l’altro, devo aggiungere, molti dei nostri libri hanno ricevuto dei prestigiosi premi nazionali. Si può consultare il sito dell’Associazione per l’elenco dei libri e le loro descrizioni…

Ringrazio ancora la Dott.ssa Zinn e invito naturalmente tutti a visitare il bel sito della Tolbà, che fornisce informazioni ricche dettagliate e chiare su tutti i progetti realizzati dall’associazione e sulle iniziative in corso, con la possibilità di dare contributi acquistando i libri dell’associazione o, per le scuole,creare contatti: www.associazionetolba.org

Associazione Tolbà
Via S. Stefano,29 – 75100 Matera
Per informazioni dirette:
Tel. e fax. 0835/333533
e-mail: ass.tolba@tin.it

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