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Più vicina la centrale a biomasse

Anni ?60. C?era una volta una centrale dell?Enel nella valle del Mercure che dava lavoro e in due casi, purtroppo, morte alle popolazioni locali. C?erano una volta i ragazzi di Castelluccio che giocavano a pallone: quelli delle palazzine (Enel) contro quelli del borgo. C?era un?economia che ruotava intorno all?energia e le montagne che guardavano la valle. Poi si è deciso di invertire la prospettiva. Perché non guardare su dal Pollino quello che succede in basso? Perché non invitare altri a godere di quello spettacolo? I pini loricati sono lì in vetta, le sorgenti fresche e i sentieri sono a disposizione degli sguardi più curiosi. Chiude la centrale Enel, apre il Parco Nazionale del Pollino. I ragazzini delle palazzine smettono di giocare a pallone con quelli del borgo. Alcuni vanno via con le famiglie, altri decidono di conoscere meglio la montagna che hanno guardato per anni dalla finestra dei loro alloggi aziendali: diventano guide ufficiali del parco, fanno rafting, aprono agriturismi e rifugi. Credono nel Parco, in un modello di sviluppo sostenibile che valorizzi l?unica vera risorsa autoctona: la natura bella, selvaggia e austera di questa valle. I fumi della ciminiera restano solo un lontano ricordo, testimonianza di un passato neanche troppo lontano ma distante dalle logiche che regnano da queste parti.

30 Dicembre 2004. Il led luminoso posto all?ingresso della centrale Enel proietta un numero: 126. Sono i giorni che mancano all?apertura della nuova centrale o meglio alla riapertura di quella vecchia riconvertita a biomasse. Nei piani di ristrutturazione aziendale del colosso energetico l?impianto lucano assume un valore strategico. Accanto allo smantellamento della parti in amianto (tuttora in corso), si decide di riconvertire l?impianto secondo una fonte classificata rinnovabile che consente alla società di ottenere certificati verdi e bonus da Bruxelles. L?Unione europea, infatti, impone ai produttori di energia di ricavarne almeno il 5 per cento da fonti rinnovabili. L?Enel solo con la centrale del Mercure guadagna un bel 2 per cento! Se formalmente l?energia prodotta dalla biomassa (legno, segatura, sansa di olive) è ?rinnovabile? non si può certo dire che sia pulita. Tutt?altro. Pur nell?approssimazione dei numeri (l?Enel ha sempre mostrato reticenza davanti alla richiesta di rendere pubblico il progetto tecnico dell?impianto), cerchiamo di fare due calcoli energetici. La centrale per produrre 40 megawatt di potenza nominale dovrà bruciare 320 mila tonnellate annue di biomassa, 300 canne (n.d.r. unità di misura locale) all?ora. La biomassa, inoltre, ha un potere energetico quattro volte inferiore rispetto all?olio combustibile, questo significa che per produrre la stessa quantità di energia bisogna bruciare molta più materia prima producendo inevitabili gas quali diossina, furani, anidride carbonica per citarne solo alcuni. Altro elemento di non minore importanza. La valle del Mercure non ha la materia prima da bruciare nella centrale. Se pure si volessero piantare pioppi da bruciare successivamente non ci sarebbe il tempo per farli crescere perché, come ricorda il led luminoso, mancano solo 126 giorni all?apertura dell?impianto. La biomassa, dunque, dovrà arrivare da fuori, probabilmente anche da altri continenti: America Latina e Paesi dell?Est. Arrivati al porto di Corigliano Calabro in provincia di Cosenza i materiali viaggeranno in autostrada fino all?uscita di Laino Borgo o di Lauria Sud per percorrere le strade interne fino a raggiungere località Fiumana, sede dell?impianto. E proprio il sito industriale diventa il protagonista di un altro piccolo giallo: la località ricadente del territorio amministrato dal comune di Laino Borgo, in base a una recente proposta di riperimetrazione dell?Ente Parco dovrebbe uscita fuori dall?area di tutela.

Una coincidenza per lo meno singolare per chi non vuole la centrale e ha creduto in un diverso modello di sviluppo. “Che biglietto da visita presenterò ai miei turisti la prossima estate? ?afferma Giuseppe Cosenza, guida ufficiale del Parco ? chi fugge dalla città per godere dell?aria buona non vuole certo respirare i fumi del Mercure”. Carmelo Propato gestisce il rifugio di Piano Ruggia: “In inverno le strade per salire in vetta sono chiuse, solo il comune di Viggianello consente l?accesso alle quote più alte. Che tipo di gestione è questa? ? dice Propato ? e poi lo vedo la mattina salendo al rifugio: la valle di Rotonda è una culla piena di nubi, un domani con la centrale lo sarà di fumo”. Mostra preoccupazioni anche Francesco Di Giano, un giovane economista ambientale che ha lasciato la ricca Brescia per investire il proprio capitale umano nella terra dei suoi genitori: “Vorrei fare qualcosa per queste zone, se me lo lasciano fare”. Eh sì perché la sensazione che si respira nella prima riunione del neocomitato di protesta contro la riapertura della centrale è che ci sia qualcuno che remi contro l?economia sostenibile del Parco che tanto faticosamente si tenta di affermare. I protagonisti della vicenda: il sindaco di Laino Borgo Michele Mele che ha concesso l?autorizzazione, il presidente dell?Ente Parco Francesco Fino che propone la fuoriuscita di località Fiumana, sede dell?impianto Enel dalla perimetrazione del Parco, il ministro per l?Ambiente, Altero Matteoli che dovrà approvare detta modifica hanno tutti in tasca la stessa tessera di partito: quella di Alleanza Nazionale. Sarà forse un caso? Ci piacerebbe saperlo dagli stessi interessanti.

E come si dice in questi casi, in attesa di una sollecita risposta continuiamo a sperare in un modello di sviluppo diverso per quest?area.