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Trisaia, preoccupazione per il futuro

Il Ministro Matteoli rispondendo il 3 dicembre scorso ad una interrogazione parlamentare del 13 settembre scorso rivoltagli dall?onorevole Paolo Cento del Gruppo Parlamentare Verde, evidenzia come presso il Centro ITREC della Trisaia sono in atto attività circa ?l?aggiornamento del regime autorizzativi finalizzato all?emanazione di un decreto ministeriale, ex art. 50 del D.lgs n.230/1995, di autorizzazione all?esercizio, configurato nella situazione attuale dell?impianto che, come noto, ha condotto negli anni 70 due campagne sperimentali sul riprocessamento del combustibile nucleare irraggiato basato sul ciclo Uranio-Torio. Successivamente, esercente (Sogin Itrec) intende promuovere l?istanza per la disattivazione ex art.55 del D,Lgs 230/95?.

Lo rende noto il Consigliere Regionale Francesco Mollica che nel riferire la risposta fornita dal ministro Matteoli all?interrogazione dell?On.Cento, riferisce come per le 64 barre Uranio Torio provenienti in Trisaia da Elk River ne è previsto ?lo stoccaggio a secco in contenitori di stoccaggio/trasporto, precisando la disponibilità degli USA a riacquisire i 64 elementi ERR, secondo quanto già manifestato dal Segretario del Department of Energy statunitense il 25 agosto u.s. alla Presidenza del Consiglio dei Ministri?. Il ministro Matteoli ha inoltre ribadito come nel ?periodo 1969-1973 sono stati disassemblati 36 elementi di combustibile Elk River. Da 5 elementi, univocamente identificati, sono state rimosse un totale 15 barrette elementari, successivamente inviate, nel 1972, presso l?impianto OPEC del Centro ENEA Casaccia (Roma) per svolgere esami post irraggiamento. Tali barrette, detenute ancora oggi presso l?impianto OPEC in un apposito contenitore, non sono mai state smantellate, essendo venuto meno l?interesse tecnico-scientifico nei confronti del ciclo uranio-torio. Appare quindi evidente, tenendo conto della nuova opportunità di allontanare dal territorio nazionale tutto il quantitativo Elk River, per avviarlo alla spedizione negli USA?. In merito alla condotta di scarico a mare lunga circa 5 Km, Matteoli precisa che ?nel periodo 1994-1995 è stata effettuata una manutenzione straordinaria, con sostituzione di circa 4 km di tubazione, dalla cabina a mare alla statale jonica. La disposizione commissariale prevede la sostituzione del rimanente tratto di tubazione vecchia e la rimozione, su richiesta APAT, del tratto dimesso con successiva caratterizzazione radiologica dell?intera condotta rimossa. Lo scarico nell?ambiente esterno degli elementi radioattivi liquidi dell?impianto avviene nel rispetto delle limitazioni globali espresse dalla formula di scarico. Prima di essere scaricati in mare, gli effluenti liquidi sono analizzati in laboratorio per verificare che il loro tenore di radioattività rientri nei limiti della formula della formula di scarico autorizzata per il Centro Trisaia. Nel 2002 sono stati scaricati 26.400 metri cubi di liquidi, con un?attività totale pari a 1,48 E+ 09 Bq, con un impegno della formula di scarico pari a 4,01%? Il ministro Matteoli, nel rispondere ad uno specifico quesito rivoltogli dall?On.Cento, riferisce che ?allo stato attuale non risulta che il Centro della Trisaia sia stato individuato da Sogin come sito temporaneo per i rifiuti radioattivi di terza categoria e per il combustibile nucleare irraggiato? non escludendo quindi in futuro che la Trisaia possa ospitare rifiuti provenienti anche da fuori regione.

Fin qui in sintesi la risposta del Matteoli all?interrogazione di Paolo Cento dei Verdi. In proposito Mollica evidenzia come in sostanza le dichiarazioni del ministro dell?Ambiente siano contraddittorie ed i contrapposizione con quanto dichiarato dal generale Carlo Jean, commissario straordinario nonché amministratore della SOGIN SpA, che ha invece smentito categoricamente sue precedenti dichiarazioni fatte al Tavolo della Trasparenza, ribadendo ai mass media che ?non è scontato un ritorno negli USA delle barre presso la Trisaia delle barre di Elk-River?dipendendo ciò dai nuovi accordi politici tra i due governi?. Il capogruppo dei Verdi in Consiglio Regionale della Basilicata Mollica evidenzia come le 66 barre di Elk-River provenienti da impianti nucleari in funzione negli anni 60 negli USA non interessino più nessuno, tanto meno gli Stati Uniti, appartenendo ad una tecnologia superata, ?venuto meno l?interesse tecnico-scientifico nei confronti del ciclo uranio-torio? così come ribadito dal Ministro Matteoli. Tecnologia questa ispirata dalla guerra fredda e dalla crescita degli armamenti nucleari (gli Stati Uniti se ne disfecero portandole prima al porto di Taranto e di qui, mediante treni, nella Trisaia di Rotondella). Oggi gli interessi si rivolgono al riprocessamento degli elementi di combustibile da inviare in Inghilterra o in Francia che sono di grande interesse commerciale. Per la Trisaia quindi sembra delinearsi il rischio che possa diventare in futuro il deposito temporaneo del combustibile riprocessato italiano o dei residui radioattivi di III categoria, essendo il Centro lucano stato escluso da quanto previsto nel decreto del ministro delle attività produttive, Marzano, di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Spacciare la soluzione del problema nucleare con il riprocessamento all?estero del combustibile italiano – conclude Mollica – con viaggi pericolosi e costosi è non solo un ? annuncio bufala? ma rappresenta una costosissimo affare che rischia di aggravare le condizioni future per la messa in sicurezza di elementi che diventeranno di gran lunga più radioattivi, non sciogliendo il nodo della localizzazione del sito unico nazionale (ingegneristico o geologico) che nessuna comunità vuole veder localizzare sul proprio territorio. L?aver disatteso alla nomina della commissione di esperti, prevista entro il 9 gennaio 2005, per formulare i criteri per l?individuazione del sito unico nazionale, secondo Mollica significa aver dato ?mano libera ? al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai disegni della SOGIN SpA, liberandola da possibili condizionamenti e ritardi che ne avrebbero potuto pregiudicare l?affare milionario e avvalorando così l?ipotesi di allocare i rifiuti radioattivi italiani presso centri già esistenti. I Verdi lucani, nel ribadire le loro preoccupazioni per il futuro del Centro Trisaia di Rotondella, esprimono la convinzione che la soluzione sia invece quella di lasciare i rifiuti radioattivi nei siti ove sono attualmente stoccati, comprese le centrali nucleari dismesse, mettendoli in condizioni di massima sicurezza con la trasparenza nei confronti delle comunità locali.