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Spegnere il fuoco è diventato un affare

Diffamanti e spregiudicate. In due parole si riassumono le affermazioni di Giampiero Tofani, segretario della Federazione dei Vigili del Fuoco (organizzazione sindacale), apparse sul quotidiano Il Tempo lo scorso giugno. Nell’articolo si afferma che dietro ai roghi dolosi esiste il business del rimboschimento affidato ad organizzazioni di volontariato.

Queste le dichiarazioni di Tofani: “Quello dello spegnimento del fuoco e del rimboschimento è un business. E la stessa campagna antincendi si riduce ad una pagliacciata. – La maggior parte degli incendi è di natura dolosa, poiché non è semplice che un fuoco si accenda. Un tempo si diceva che fossero i pastori a dar fuoco ai campi, perché sostenevano che la cenere è un buon concime. In seguito, fino a una decina di anni fa, soprattutto nelle zone vicine alla costa, dove la macchia mediterranea viene protetta, c’è stata speculazione edilizia e molte aree soggette a vincoli ecologici sono state date alle fiamme, per superare gli impacci della legge e poter costruire sui terreni edificabili. – Ora, secondo me, la ragione preminente è un business che poggia su due azioni: il rimboschimento e il volontariato (che viene pagato solo quando lavora e ha perciò tutto l’interesse ad appiccare il fuoco). Ogni anno vanno a fuoco 100mila ettari di bosco. I Canadair che vanno a spegnere il fuoco costano quasi 20mila euro all’ora. Il rimboschimento costa quasi 6.200 euro l’ettaro. Sono pochissime le società a mettere in atto questo tipo di rimboschimento. Poi, tutto questo meccanismo è sottratto al controllo del Corpo dei Vigili e, in gran parte, affidato ad organizzazioni di volontariato, chiamate a operare nell’ambito del comparto della Protezione Civile. Peraltro, si tratta di centinaia di inesperti, mandati ad affrontare situazioni di pericolo che richiederebbero, al contrario, un alto grado di professionalità. Tanto che non è frequente che questi debbano essere a loro volta soccorsi, finendo per intralciare il lavoro dei Vigili?.”

Affermazioni pesanti del sindacalista al quale il mondo del volontariato non è restato di certo a guardare. Infatti le associazioni nazionali: ANA (associazione naz. Alpini), ANPAS (Pubbliche Assistenze), AVIS, PROCIV-ARCI, Misericordie d’Italia, Croce Rossa Italiana, Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani, Società naz. di Salvamento e Legambiente, non si sono fatte attendere e hanno scritto una nota di protesta ai vari organi istituzionali competenti.
In Italia sono iscritte circa 2.500 organizzazioni di volontariato presso il Dipartimento della Protezione Civile, per un totale di oltre 1milione e 300mila volontari. Di essi, circa 60.000 sono pronti ad intervenire nell’arco di pochi minuti sul proprio territorio, mentre circa 300.000 sono pronti ad intervenire nell’arco di qualche ora. Per quanto concerne la regione Basilicata, sono 30 le Associazioni locali, per un numero di circa 1.600 Volontari.

Accusare il mondo del volontariato arreca solo un danno a un Paese civile come l’Italia, che vive di solidarietà etica diffusa. Gli ideali del volontariato hanno le loro radici in un profondo senso del dovere nell’aiutare il prossimo, nel mettersi in discussione quando eventi naturali e antropici colpiscono aree più o meno vaste del Paese, con la conseguente mobilitazione del “corpo volontario” onnipresente e spesso sostitutivo delle stesse istituzioni. Le accuse mosse al mondo del volontariato sono fuori luogo, senza cognizione di causa e prive di qualsiasi fondamento.