‘Sud e Magia’, uno dei testi più fortunati di Ernesto De Martino, di recente in ristampa, dedica ampio spazio all’indagine della magia in Lucania. Siamo negli anni ’50, e la Basilicata è fra le mete predilette da etnologi ed antropologi. De Martino vi passa mesi, indagando, osservando e riportando tutto ciò che è legato ad aspetti magici e superstiziosi e attraverso questa sua esperienza elabora una delle teorie più convincenti sul fenomeno magico. De Martino è uno degli ultimi testimoni di un mondo che ormai è del tutto scomparso se si eccettuano pochi casi isolati. Già al tempo dell’indagine, De Martino nota come tutte le pratiche magiche volte alla fertilità dei campi, alla riuscita di un raccolto, o comunque legate all’agricoltura siano ormai state abbandonate, poichè in questo caso la tecnica offre risultati migliori di qualunque magia. Lontani ricordi di quelle partiche, esistevano infatti solo nello scongiuro per evitare la tempesta, che rimaneva ancora il peggior evento negativo per i campi. Gli aneddoti raccolti sono numerosi ed interessanti, ma l’importanza dello scritto risiede nell’acuta analisi dell’essenza della funzione magica.

Se in un primo momento De Martino ci descrive e cataloga le pratiche magiche in Lucania, è nella seconda che tenta un’interpretazione generale del fenomeno, tanto originale quanto persuadente. La magia offre all’uomo -spiega De Martino- al pari della religione, della mitologia, e badate bene, della stessa ragione, una protezione ed un appiglio indispensabile per poter sopravvivere. Immersi e circondati dalla precarietà, dalla contingenza, dall’impotenza di poter controllare i fenomeni ed il destino, e di poterne capire le ragioni, gli uomini hanno bisogno di una forma protettiva dove tutte le azioni hanno un loro senso e siano indirizzate -o indirizzabili- verso un buon fine. Così quando il negativo assale l’esistenza, l’individuo non è sopraffatto e perso: sa che c’è un ordine superiore, ‘metastorico’ direbbe De Martino, in cui questa negatività viene assorbita e risolta. Il mito, la religione e la magia si incaricano di descrivere quest’ordine superiore. Restringendo il campo alla magia, questa compie due utili funzioni. Da un lato fornisce un orizzonte stabile dove il male è contenuto, evitandone l’espansione ed offrendo i rimedi pratici per superarlo; d’altro lato de-storicizza la temporanea negatività e mostra come questa non abbia un senso ultimo in se stessa, ma partecipa di un senso ultimo più grande, dove tutto è già stabilito. Lo stesso discorso si può fare non solo, come sembra logico, per la mitologia e la religione, ma per la ragione stessa. Anche questa presenta un insieme di regole (desunte con metodi diversi, ma questo poco conta in questa analisi), che fondano un ordine. Ed ogni ordine vale solo in misura del consenso che riscuote. Così dove c’è consenso sulla ragione, funzionerà la ragione esattamente come funzionerà la magia dove c’è consenso sulla magia. La loro efficacia non dipende dalla loro razionalità (o irrazionalità), ma dal consenso che una comunità vi affida. Viaggiando fra Matera, Tricarico, Albano, Genzano, Pisticci, Montemurro e tante altre località della nostra regione, De Martino non ha cercato elementi folcloristici, non ha cercato di cogliere nella magia e nella sua funzione predominante nella società lucana dell’epoca elementi di sottosviluppo e di arretratezza. Ha invece analizzato il rapporto esistente fra la terribile precarietà di ogni nostra esistenza, e l’ordinamento superiore che le comunità creano per relativizzare e stabilizzare quella precarietà. Che poi il compito sia affidato a Dio, alla magia o alla ragione, non è importante; tutte aiutano l’uomo a non perdersi, tutte permettono all’uomo di preseguire il suo cammino.

‘Sud e Magia’, di Ernesto De Martino.
Feltrinelli editore – euro 8

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