Fare il punto sulla questione amianto in Basilicata. E’ questo il tema portante del “Progetto Amianto” promosso dalla Regione Basilicata in collaborazione con l’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale (Imaa) e presentato, nei giorni scorsi, presso la sede del Centro Nazionale per le Ricerche di Tito Scalo (PZ). Un progetto che consentirà di accertare e di monitorare lo stato globale di inquinamento ambientale da fibre di amianto in Basilicata con lo scopo di individuare le situazioni di pericolo effettivo da risanare con urgenza.
Un’esigenza particolarmente sentita nella nostra regione dove, nonostante gli interventi di bonifica realizzati in seguito alla Legge Regionale n.27/99, molti dei materiali contenenti amianto, utilizzati sino al 1994, si trovano ancora disseminati sul territorio. Concentrazioni piuttosto elevate si registrano, infatti, in corrispondenza delle dismesse industrie di manipolazione e produzione di manufatti, presso gli insediamenti abitativi d’emergenza realizzati a seguito del terremoto del 1980, nonché nell’area sud-ovest della Basilicata (tra i comuni di Lauria e Latronico) dove è massiccia la presenza naturale di uno dei minerali dell’amianto, la tremolite. Materiali tutti altamente pericolosi per la salute umana perché, in virtù della loro particolare struttura cristallina, possono sfaldarsi in piccolissime fibre delle dimensioni di un micron (un millesimo di millimetro) così da essere facilmente ingerite dall’organismo attraverso la respirazione causando gravi patologie dell’apparato respiratorio.
La stessa normativa nazionale, inoltre, attraverso la Legge n.93 del 23 marzo 2001 (recante disposizioni in materia ambientale) chiede, all’art.20, che venga effettuata una mappatura completa della presenza d’amianto sull’intero territorio italiano. Una questione che il successivo Decreto Ministeriale n.101/03 di attuazione della stessa legge, demanda completamente alle regioni che si assumono l’obbligo di “cartografare la presenza di amianto sul proprio territorio, di definire le situazioni di pericolo prioritarie e di stabilire gli interventi di ripristino”. “Da qui la necessità”, ha spiegato il dott. Saverio Fiore, responsabile della ricerca, “di affrontare uno studio che potesse consentire di classificare, una volta per tutte, le sorgenti contaminanti naturali e non presenti sul territorio lucano”.
Attualmente, infatti, il grado globale di conoscenza della realtà territoriale disponibile risulta ancora insufficiente. Il “Progetto Amianto” dovrà, quindi, colmare le carenze attualmente esistenti in merito alla localizzazione ed alla pericolosità delle sorgenti inquinanti ancora presenti in Basilicata. Un aiuto particolare verrà da alcune metodologie innovative nel settore come il telerilevamento aereo (già sperimentato nell’area del Parco del Pollino) che hanno dato risultati incoraggianti sia per la classificazione delle rocce affioranti, sia per l’individuazione delle superfici di copertura in cemento-amianto particolarmente deteriorate. Una delle novità più interessanti è l’istituzione di un sistema informativo di supporto per la realizzazione delle attività di monitoraggio e per la pianificazione degli interventi di risanamento. Tale sistema, che utilizzerà il web come canale di comunicazione e di diffusione dei dati, rappresenterà un supporto essenziale per archiviare, elaborare e rappresentare le informazioni già disponibili (da precedenti campagne, dalle Asl, dal Piano Regionale e dal Centro Regionale Amianto) e quelle di futura acquisizione. L’obiettivo è quello di arrivare alla formulazione di un Piano di Monitoraggio Ambientale che consenta di ottenere l’esatta conoscenza sullo stato dell’ambiente in modo da prevenire, valutare e gestire qualunque stato di alterazione ambientale.