I territori racchiusi negli attuali confini della regione Basilicata hanno visto susseguirsi nei millenni un numero ricco di culture umane differenti. A volte zona di confine negli interscambi tra culture italiche, altre volte terra di mediazione con popolazioni mediterranee, sono spesso scivolate in una marginalità politica ed economica. Varrà la pena perciò ripercorrere alcune tappe della storia della Basilicata, tracciandone a linee essenziali i momenti più importanti. Le prime tracce di insediamento ritrovate nella nostra regione risalgono alla fase preparatoria del Paleolitico Inferiore.

La morfologia del territorio è a quest’epoca caratterizzata dalla presenza di estesi bacini lacustri che hanno favorito la frequentazione umana e dall’attività vulcanica del Vulture.Le tracce umane sono variamente distribuite sul territorio, insistenti perlopiù sui bacini:di Atella e di Venosa (Loreto, Notarchirico),e sui terrazzi più bassi del torrente di Gravina di Picciano e del Bradano (Serra Rifusa, Picciano,San Martino, Miglionico), non sempre caratterizzati da un ricco contesto documentario, per via della discontinuità delle attività di ricerca. I resti di natura paleontologica ci permettono di riconoscere nella zona un ambiente di tipo foresta-savana, con una prevalenza di quest’ultimo ambiente. E’ infatti attestata la presenza di specie preistoriche come l’elefante ( Elephas Palaeoloxodon Antiquus), l’ippopotamo (Hippopotamus Amphibius), l’orso (Ursus Arctos), il cinghiale (Sus Scrofa) ed il cervo (Cervus Elaphus).

I.

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II.

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L’economia è un’economia di caccia e raccolta. Durante il Paleolitico Superiore l’industria litica si specializza e migliora dal punto di vista tecnologico: la dimensione dei manufatti diminuisce, alle schegge si sostituiscono le lame, aumentano e si diversificano le forme. I ritrovamenti per questo periodo sono molto scarsi, tuttavia sembrerebbe che la presenza umana si faccia più irregolare. I grandi bacini si svuotano.Il Mesolitico segna il passaggio lento e graduale ad una economia agricola. Una delle poche testimoniane archeologiche per questo periodo in Basilicata è data dalla Grotta n.3 di Latronico.Il Neolitico lucano va dal VII al V millennio avanti Cristo. In questo periodo la regione va assumendo una configurazione geologica vicina a quella attuale. L’attività del Vulture si interrompe, il clima diviene più mite e avanzano le foreste di alberi ad alto fusto che cominciano a ricoprire il territorio. Si diffonde un’economia agricola e la domesticazione di animali. E’ attestata ceramica comune a tutta l’Italia meridionale (Facies Diana). Il costume funerario è l’inumazione. Durante l’Eneolitico (3500-2190 a.C.) si diffonde l’uso del metallo,ed oggetti metallici sono stati ritrovati nonostante nella regione non ci fossero giacimenti minerari, il che attesta la frequenza dei contatti con il resto delle popolazioni
dell’Italia meridionale. L’età del Bronzo (II millennio a. C.) segna un significativo sviluppo in Basilicata ed un maggior apporto da elementi allogeni,attestati sia per le armi che per la ceramica (ceramica egea).Si diffonde il rito dell’ incinerazione .A Latronico, per età del Bronzo è attestato un culto delle acque salutari dove venivano depositate in vasi offerte votive di frutta e grano.

III.

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IV.

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I materiali dal Paleolitico Inferiore all’età del Ferro sono conservati al Museo D. Ridola di Matera e al Museo Archeologico Nazionale di Potenza.

Immagini:
I. Cartina con gli insediamenti;
II. Le forme ceramiche lucane
III: Siti preistorici da Radmilli, 1962
IV: Corredo funerario da tomba eneolitica di Tursi, Lo Russo, Lo Zupone,Rescio,Potenza 2001

Per approfondire:
P. Laviosa Zambotti, “Il Mediterraneo, l’Europa, l’Italia durante la preistoria”1954; M. Radmilli (red.), “Piccola guida della Preistoria italiana”,Sansoni ed., Firenze 1965; G. Lorusso, M. Lo Zupone, P. Rescio, “La vita quotidiana in Basilicata nella preistoria”, ed.della Regione, Potenza 2001

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