“Smantellare”. E’ questa la parola d’ordine che, irrimediabilmente e costantemente, echeggia lungo la schiena degli abitanti della Basilicata. Smantellare, ovvero, togliere e portare via sedi istituzionali, quali, un tribunale, un ospedale, una scuola, un ufficio postale, un carcere. E con questi portare via posti di lavoro e cicli produttivi e di consumo che, la maggior parte delle volte, sono la chiave di sostentamento di intere collettività.
I motivi? L’utenza non giustifica il costo di un tribunale, un ospedale, una scuola, un ufficio postale, un carcere. Del resto, se si vive in una regione di circa 600 mila abitanti non si può pretendere che si è cittadini allo stesso modo in cui si è cittadini in una metropoli come Milano. O, meglio, è così che i nostri ingrati governanti, a loro volta governati, la pensano.
Cos’, dopo la chiusura, diversi anni fa, del carcere di Lagonegro, ora pare che anche alla vicina sede di Sala Consilina toccherebbe la stessa fine.
Dire, che un tentativo di recupero della struttura di Lagonegro c’è stato realmente da parte dell’attuale Amministrazione comunale. Si ricorda come, al fine di riacquisire l’immobile e lo scopo istituzionale dello stesso, lo scorso mese di Giugno, il sindaco di Lagonegro, Francesco Costanza e il consigliere Franco Picardi, sono andati in visita a Roma da alcuni alti Dirigenti del Ministero ai quali hanno ripresentato il problema della casa circondariale abbandonata. Fu assicurato, da parte degli stessi rappresentanti del Ministero, che, nell’ambito del programma ministeriale che prevede l’ampliamento e l’ammodernamento delle strutture penitenziarie su tutto il territorio nazionale, la struttura di Lagonegro “avrebbe avuto giusta e propizia considerazione”. In sede sono stati presentati anche dei progetti di recupero da parte di alcuni professionisti della stessa città di Monnalisa.
Ma da allora… nulla di fatto. E alle tante belle promesse non sono poi seguiti i fatti.
Il discorso carcere, però, torna in auge in quest’ultimo periodo con la paventata minaccia della chiusura della casa circondariale di Sala Consilina. Ultimamente, infatti, il sindaco Costanza, condividendo la protesta dell’Ordine forense di Lagonegro contro la soppressione della struttura, ha preso carta e penna per stilare un documento già approvato in Giunta al fine di manifestare la volontà di impegnarsi oltre che per evitare la chiusura del carcere di Sala per ottenere la riapertura di quello di Lagonegro. Ad ispirare tale documento proprio il rischio di soppressione della casa circondariale del centro campano, a seguito della decisione del Governo. Per la verità non è la prima volta che l’attuale Amministrazione di Lagonegro scende in campo per la questione del carcere di Lagonegro. Infatti, nel corso della sua legislatura più volte ha investito le istituzioni competenti di tale problema. Ma fino ad ora nessuna risposta concreta è arrivata. Ma gli amministratori lagonegresi intendono non demordere sul fronte penitenziario e nel chiedere innanzitutto che non venga soppresso il carcere di Sala chiedono nel contempo anche il finanziamento per la ristrutturazione dell’edificio della casa circondariale di Lagonegro e la sua conseguente riattivazione.
“La chiusura del carcere di Sala Consilina – è scritto nel comunicato dell’amministrazione comunale – rende più difficoltoso e più costoso l’iter della giustizia a carico anche dei cittadini di Lagonegro”. A riguardo sostengono gli amministratori di Lagonegro “dal momento che anche la casa circondariale di Lagonegro risulta dimessa e attende di conoscere il suo destino, le attività di giustizia dovranno trasferirsi nelle sedi di Potenza o di Salerno distanti mediamente dai Comuni del circondario di Lagonegro 130 – 170 chilometri”. E concludono: “Si paventa, inoltre, che tale difficoltà possa ripercuotersi negativamente sull’attività complessiva del Tribunale di Lagonegro con conseguenze drammatiche per tutto il territorio”.