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Barilla e il sud che non cresce

Che il Mezzogiorno fosse in cattive acque non è certo una sorpresa. E che le promesse elettorali di un governo che parlava di benessere e felicità per tutta l?Italia fossero solo spot elettorali lo dimostra lo stato dell?economia italiana. A rendere ancora più grave la situazione di disagio di alcune regioni, Lucania in testa, è arrivata da poco la notizia che lo stabilimento Barilla di Matera chiuderà i battenti all?inizio del 2006, nell?ottica di un piano di riorganizzazione dell?attività produttiva nel settore della pasta che prevede anche investimenti per circa 162 milioni nel periodo 2004-2007, la chiusura del Mulino di Termoli e il trasferimento del Centro di ricerca da Foggia a Parma. Potrebbe sembrare un paradosso: un?azienda che annuncia investimenti e al tempo stesso annuncia la chiusura di importanti stabilimenti. Invece, il piano della Barilla è reale e preoccupante: tra fissi e stagionali, sono ben 200 gli operai che resteranno a spasso a Matera.

Di fronte a una situazione così grave, la reazione dei sindacati e di tutti i lavoratori è stata decisa: giorno 9 novembre oltre 1.000 persone hanno partecipato allo sciopero proclamato da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Allo sciopero hanno partecipato tutti i lavoratori dello stabilimento, moltissimi cittadini e il sindaco di Matera. Oltretutto, i sindacati hanno indetto altre 8 ore di sciopero nello stabilimento Barilla di Melfi, per testimoniare la solidarietà nei confronti dei colleghi di Matera. mentre un nuovo sciopero di 8 ore si svolgerà presso lo stabilimento Barilla di Foggia, che secondo il piano verrà trasferito a Parma. Il caso Barilla è arrivato a Roma anche grazie ad una interrogazione al Governo sulla ristrutturazione del dell?azienda firmata da 7 senatori: con l?interrogazione i senatori (Gianpaolo D’Andrea, Corrado Danzi, Giuseppe Ayala, Romualdo Coviello, Vito Gruosso, Piero Di Siena ed Egidio Ponzo), appartenenti a entrambi gli schieramenti, chiedono un? "equa ripartizione del concorso all’ammodernamento del ‘sistema Barilla’ " e un "tavolo nazionale finalizzato ad una ponderata valutazione dei progetti che la Barilla intende proporre e delle loro ricadute in termini occupazionali e di sviluppo nelle aree del Mezzogiorno". Non sono invece arrivate, almeno per il momento, richieste al Ministero della Attività produttive per l?attivazione dell?ufficio-crisi sulla vertenza Barilla, secondo quanto dichiarato dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi.

Quello della Barilla è un caso che fa emergere ancora una volta la gravità della situazione produttiva ed economica del Mezzogiorno: benché anche la Confindustria abbia sottolineato, con la sottoscrizione del documento ?Progetto Mezzogiorno?, l?urgenza dello sviluppo delle regioni meridionali, senza il quale non ?e’ possibile ipotizzare una reale politica di rilancio economico e sociale per l’Italia?, il Sud resta fermo e regredisce. Nonostante ogni giorno appaiano notizie contrastanti sulla situazione economica italiana, è certo che il paese non cresce. E quando l?economia non gira la forbice Nord-Sud, inevitabilmente, si allarga. Così, ancora una volta, il Mezzogiorno paga cara l?assenza di politiche di sviluppo che puntino sulla ricerca, l?innovazione e la protezione delle particolarità regionali. La Lucania, da questo punto di vista, in questo periodo sembra ancora più a sud di quanto la carta geografica dimostri.