Siamo al fin giunti alla svolta. La società così com’è strutturata non può funzionare. La crisi dei valori, la crisi dell’uomo nel rapporto con la società, è uno dei fondamentali nodi da sciogliere per ricreare un mondo a misura d’uomo, che innalzi la bandiera della pace figlia dei diritti, della possibilità di essere liberi e di esercitare la nostra libertà. Il tempo stringe, pochi barili di tempo e sarà troppo tardi.
Libertà prostituita al mercato e al capitale che, come preannunciato, ci ha reso schiavi.
Non voglio cantare l’Osanna all’antiliberismo, nè avvallare con sinistroidea passione per la critica le scelte scellerate della politica italiana e internazionale, non voglio essere banale e definire orrenda questa guerra, ne sbandierare un cambiamento che per forza di cosa deve sopraggiungere.
No, assolutamente, la rivoluzione non ha volto, la rivoluzione è culturale ed è come un potente virus; s’infiltra nella genetica degl’individui, si moltiplica e procrea, ed isolare il germe, è il primo passo, risalire ai primi ospite è impossibile, ma il tutto avviene e generalmente è già accaduta quando ce ne accorgiamo.
Son semplicemente arrivato alla conclusione che è tempo di ventilato cambiamento.
Nella nostra piccola realtà, siamo sicuramente fortunati. La giovane Unibas ha grossi problemi, che non sono ancora però irreversibili. Una giovane università può essere ancora modellata al meno peggio, ed è però fondamentale la partecipazione degli studenti in modo attivo e critico ai processi decisionali. La partecipazione non può prescindere a sua volte da un progetto, che deve rendere più agevole l’incontro e se necessario lo scontro, con professori, burocrazia, etc. etc. Bisogna far pesare le nostre idee e con mezzi fuori dall’ordinario, strani mezzi, come questo giornale.
Bisogna, qui come altrove, riproporre una partecipazione allargata.
Continuo.
Viviamo in un’università dove la partecipazione alle dinamiche sociali e politiche è sempre stata un Part-Time, dal lunedì al giovedì, con netto distacco, per poi ritornare dal lunedì al giovedì. Colpa della città che non ha quella che fa di Bologna, Bologna, di Roma, Roma, di Pisa, Pisa : città universitarie propriamente dette.
E’ la città che fa l’università… o l’università che fa la città ?
Primo problema : cittadinanza universitaria. Significa avere un posto prioritario e importante nella città, una serie di incentivi e agevolazioni, perchè non sempre siamo una casta privilegiata come qualcuno definisce gli studenti.
I nostri sacrifici, tanti, non valgono niente, perchè non producono capitale, anche se occupano mercato e rendono possibile lo svolgersi della nostra vita.
Per questo città, provincia, regione, università stessa devono venirci in contro. Contratti-tipo per bloccare la crescita degli affitti, che in una città urbanisticamente criminale come Potenza, crecono in maniera esponenziale.
Vi racconto una storia : ” Una signora vuole affittare la sua casa. La fa vedere e quando uno dei ragazzi, giustamente, gli chiede uno”sconto” perchè il prezzo troppo alto, la signora risponde che la figlia a Roma paga molto di più, aggiunge che lì nessuno ti guarda in faccia e poi lei deve anche comprare i mobili”. “La ringraziamo signora, arrivederci”.
Una Carta dei Giovani per avere sconti sulle iniziative culturali, che sia anche il cinema o il teatro. Una Carta Giovani che può creare una rete di sconti anche sull’intorno del cosiddetto caro-vita, ma oltre che con i servizi e i beni “secondari”, soprattutto con i beni primari, parlo anche del pane, della pasta etc. etc.
Agevolazioni sui trasporti cittadini e continuare a sognare ancora i PRONTO-BUS.
Telefoni, tu e altre 5 persone, di sera, con la pioggia. Il bus costruisce un percorso alternativo e funziona quasi come un Taxi, prende una decina di passeggeri, più del solito. “Beh, stasera, pur appiedati, un caffè in centro possiamo prenderlo”.
Per non parlare della didattica, che non è adattata alla riforma, ma spesso rispecchia il “vecchio” ordinamento. Ciò significa : studiare, studiare, studiare per un voto discreto e tre crediti, vedendo sfuggire altri esami. Vorrei fermare il tempo, a volte, vorrei incendiare barili di tempo per la rabbia.
Finiscono i corsi e vedi il professore che sorridendo ti dice ” mercoledì l’esame”. Poi ne arriva un altro ” giovedì l’altro esame ” e un altro ancora; e ancora; e ancora… OOOOOOHHHH!!E basta…
Più attività vicine al mondo del lavoro, “più pratica”, “più laboratori” e teoria ridotta ai termini essenziali è il “Sys Giessen”.
Ha funzionato, tanto tempo fa, per i chimici, perchè non sperimentarlo, tanto ormai l’indipendenza culturale e l’autonomia di pensiero sono andate in fumo.
Continuo ancora.
Vedere studenti che passano avanti alle ingiustizie, tante, troppe, dicendo “che posso fare io” … rassegnazione la definisco.
Altri che invece dicono ” a me che importa, io devo solo laurearmi, problemi degl’altri” …parziale egoismo giustificato.
Ma quando il blocco di un tirocinio, fa slittare la tua laurea; quando la burocrazia gioca a Ping Pong con il tuo tempo, che vale di meno del tempo di ogni altro essere vivente sulla faccia della Terra; quando un professore non si presenta neanche a lezione e pretende lo schema dell’universo, possibilmente a colori per l’esame; quando un docente gioca con te perchè gli stai simpatico e ti vuole rivedere, 50 volte all’esame, perchè ci tiene particolarmente a te.
Tutto storie sentite e risentite, che giudichi leggende metro-universitarie fino a quando non capitano a te, e capisci che per mandare all’aria una prospettiva di futuro ci vuole ben poco, davvero poco.
Ti senti fragile, per una volta sei distruttibile, e forse te ne sei reso conto tardi, ormai sei distrutto, senza un diritto,… e ricominciare è difficile.
Diritto allo studio
Diritto a non essere calpestati
Diritto all’indipendenza culturale
Diritto di scelta
Diritto alla libertà d’opinione
Diritto di esprimersi
Diritto di Replica.
Appuntamento per Venerdì 12 Novembre 2004
Il coordinamento degli studenti, insieme con gli studenti medi, promuove una manifestazione aperta ai docenti, alla società civile ed ai movimenti che partirà da Piazza Bologna alle ore 9.30 per arrivare con un corteo in Piazza Prefettura.
L’istruzione pubblica, negli ultimi anni, ha subito numerosi e reiterati attacchi che la porteranno al collasso. La manifestazione rientra nelle attività di sensibilizzazione e protesta contro la precarizzazione e la mercificazione dei saperi, per la ricerca libera, contro la riforma della scuola e dell’Università.
Nel mondo che noi vogliamo, un mondo che si basi sul confronto tra i diversi, sul dialogo e sul rispetto, un mondo partecipato, non c?è posto per un sapere in mano a pochi, per una cultura povera e non qualificata, per una ricerca legata esclusivamente al mercato, per un?idea di lavoro precario.
La manifestazione si svolge proprio venerdì 12 perchè da lunedì 8 novembre è in corso la settimana di mobilitazione nazionale dell’università contro la riforma Moratti a cui stanno partecipando docenti, ricercatori, precari, collettivi e associazioni di studenti in tutta Italia.
Un altro momento importante di lotta sarà il 15 novembre a Roma al “NO MORATTI DAY” in
piazza Esedra alle ore 10.00. Invitiamo tutti a partecipare!