Antonio Zeccola, nato a Muro Lucano, possiede in Australia una catena di oltre 60 cinema disseminati su tutto il territorio, ed una società di produzione e distribuzione di film di nicchia. E’ fra i membri dell’Australian Film Commission, cioè della commissione che si occupa di attirare produzioni cine-televisive sul territorio australiano. Ma se oggi troviamo Zeccola seduto sul trono di un piccolo impero, qualche decennio fa l’avremmo trovato in piedi su di uno sgabello, a sbirciare film dalla cabina di proiezione dell’unica sala di Muro lucano, gestita da suo padre. Così Antonio ha cominciato ad amare il cinema e con la stessa passione porta alla quinta edizione l’Italian Film Festival, una rassegna di recenti film italiani (ben quindici in questa edizione) che vengono proiettati nelle maggiori città dell’Australia, fra cui Perth, Melbourne e Sidney, dove si prevedono ventimila spettatori nelle due settimane dell’evento.
I film proposti sono i più interessanti lavori degli ultimi due anni, pellicole molto impegnate sul fronte politico e sociale. Scorrendo la lista incontriamo ‘Buongiorno, Notte’ sul caso Moro, ‘Il più crudele dei giorni’ sul caso Ilaria Alpi, ‘Non ti muovere’ con Castellitto e Penelope Cruz, ‘Il Miracolo’ del salentino Winspeare, ‘Agata e la tempesta’ di Soldini. La lista completa ed ulteriori informazioni sono reperibili sul sito ufficiale: www.italianfilmfestival.com.au
I film sono proposti in lingua originale con sottotitoli: la traduzione ha riguardato esclusivamente i titoli. Non scandalizzatevi dunque se ‘Mio Cognato’ diventa ‘My brother in law’ o se un titolo ammiccante e intrigante come ‘La Spettatrice” diventa un innocuo ed asessuato ‘The Spectator’. Il pubblico in sala, se si escludono gli italiani di recente emigrazione, è formato prevalentemente da cinefili ed italofili, che restano molto sorpresi nello scoprire una realtà italiana così varia, moderna e diversa da quella stereotipata che si sarebbero aspettati. I film mostrano diversi territori italiani, dalla Torino di ‘Dopo Mezzanotte’ alla Napoli di ‘Certi Bambini’, alla Roma di ‘Caterina va in città’. Luoghi dove gli spettatori dell’emisfero sud non sono mai stati, sicchè sono proprio i film a fornire una prima conoscenza.
I film come mezzo per svelare un luogo, per scoprire un fascino nascosto, per invogliare al viaggio. Un ruolo svolto dai film che sarebbe ancora maggiore per quelle realtà sconosciute come la Basilicata. Di Roma tutti hanno un’immagine (può essere errata, ma c’è). Della Lucania non ci sono neanche vaghe idee. Eppure, per esempio, gli accecanti campi di grano di ‘Io non ho paura’ sarebbero da soli una potente e coinvolgente immagine. Per agevolare le produzioni dovrebbe esserci una film commission, come quella australiana di cui Zeccola è membro. Da noi dopo cento promesse e dieci parole è stato fatto un passo. Basta. La Film Commission ancora non c’è ed Abel Ferrara che pure era interessato non girerà più a Matera.
Nonostante l’assenza di film commission abbiamo ospitato alcuni set celeberrimi, ma è come se quei film non fossero mai stati girati. Non mi riferisco alla Passione di Cristo (che pur avrebbe dovuto avere maggiore attenzioni, aldilà degli strampalati scoop della stampa). I film che davvero possono aiutarci sono quelli che propongono il nostro territorio, le nostre storie, la nostra identità. Ma forse sto andando troppo avanti. Sto chiedendo di agevolare o addirittura investire nella produzione di film sulla Lucania da girare in Lucania (ah, quante storie ci sarebbero), quando non agevoliamo nessun film e quando quelli che nonostante tutto vengono girati sono sistematicamente ignorati. E’ora di programmare, organizzare e vagliare con serietà le mille occasioni che ci rimangono, dopo le mille che abbiamo perso.
Forse dovremmo chiedere qualche suggerimento ad un lucano proprietario di una fiorente casa di produzione e membro di una film commission nazionale, e di dire all’australiana “Goodday, Mr.Zeccola!”