Risposta a lettera aperta del 29 ottobre scorso.
L?interrogazione dei Verdi della Basilicata presentata in Consiglio Regionale rivendica, è vero, tra le altre cose un direttore ?lucano? per il parco del Pollino. Questa richiesta non è stata fatta? come ella afferma nella sua lettera aperta ? per ragioni di nostra ?incombente deriva spartitoria e clientelare?.
La Legge 426/98 attribuisce agli enti locali e territoriali un ruolo giustamente importante nell?individuazione e gestione delle aree protette nazionali. Purtroppo, secondo i Verdi, la Regione Basilicata non interviene nell?attuale ?debacle? del parco, dopo averne condiviso in passato l?istituzione assieme alle comunità e agli enti locali. L?interrogazione mira ad evidenziare soprattutto questa ?assenza?.
La realtà gestionale del parco del Pollino purtroppo non è quella che lei sommariamente descrive nella sua lettera. Le sue argomentazioni sono poco credibili, nonostante ostenti un ragionamento formale molto simile a quello portato avanti da una certa sinistra, incapace oggi di proporsi come forza di governo, perseguendo invece vecchi sistemi di gestione della cosa pubblica connessa al potere. Lei però non tocca affatto i problemi evidenziati nella nostra interpellanza.
Lascio ai lettori, certamente non a lei ed a me, giudicare le cose ignobili che stanno accadendo al parco, dopo il commissariamento voluto dall?attuale governo di destra con lo scopo di trasformare i parchi in una sorta di agenzie di collocamento, tra le quali rientrano i metodi per l?attribuzione degli incarichi, affidati a consulenti esterni con il criterio di conoscenza o appartenenza a vario titolo (cose queste che nella sua lettera aperta non dice, pur lavorando al parco) nonostante siano proprio gli uffici ed il personale del parco a pagarne le maggiori conseguenze in termini di mancato riconoscimento delle professionalità, svilite e mortificate da tale grave situazione.
Dovrebbero esserle note le motivazioni delle dimissioni del vice presidente del Parco che in una lettera in occasione del recente Consiglio Direttivo che ne ha ratificato le dimissioni, denuncia giustamente i metodi con cui il parco ha proceduto alla nomina dell?attuale direttore e di alcuni consulenti e sulla loro ?inadeguatezza?, sotto il profilo della mancata applicazione delle norme in termini di separazione dei ruoli che pure indica nella sua lettera quando parla dei requisiti che debbono avere il direttore ed i membri del Consiglio Direttivo. La reazione del vertice del parco a queste critiche del vice presidente, mi consenta, non è stata proprio ?europeista?, a giudicare dai metodi usati per ?minimizzare e contenere? l?accaduto.
Lei chiama queste nostre critiche alla gestione di un parco privatizzato ?confusione concettuale?. Ci accusa di bramosia di clientelismo. Ma non guarda però a ciò che accade nell?ente in cui lavora.
In quanto ai metodi di individuazione del direttore del parco, oggetto di un duro scontro nel Consiglio Direttivo (le dimissioni del vice presidente hanno alla base questa motivazione) lei non fa parola alcuna, pur facendo parte della? terna dei tre possibili direttori da sottoporre all?On.Ministro? (mi perdoni la sincerità: l?enfasi espressa nella sua lettera aperta su questo aspetto tradisce al contrario la sua aspirazione a ricoprire l?incarico di direttore del parco a scadenza dell?attuale mandato).
Essendo persona a conoscenza di quanto accade negli uffici del parco, mi sarei aspettato che lei avesse chiesto il rispetto dei criteri di nomina del direttore già in occasione della nomina dell?attuale direttore. Essendo però nella terna dei possibili direttori e ? scevro per fortuna da ogni bramosia di nomine e di carriera ad ogni costo? – come ella afferma – ha pensato bene di attribuire a noi Verdi questa bramosia di potere, secondo la massima ?Cicero pro domo sua?.
Il nostro anacronistico delirio sarebbe secondo lei quello di chiedere di far luce sulla grave situazione gestionale del parco del Pollino chiamando in causa i livelli istituzionali oggi non investiti del problema?
Lascio ai lettori ed ai cittadini calabresi e lucani giudicare la grave situazione che sta portando conseguentemente alla paralisi degli uffici del parco costretti a subire sovrapposizioni di ruoli ed una gestione provvisoria che si trascina da tempo nell?incertezza più assoluta (lo chieda ai suoi colleghi), come dimostra ad esempio la mancata approvazione ed adozione del Piano del Parco secondo i principi previsti dal bando che prevedeva il marketing istituzionale propedeutico alla sua implementazione, prima dell?approvazione da parte dei Consigli Regionali della Calabria e della Basilicata che attendono da anni la bozza del Piano del Parco.
Alcuni progetti che si stanno realizzando nel territorio del parco in Calabria nell?ambito di un malinteso sviluppo turistico sono stati autorizzati dal parco in aree a forte vocazione ambientale. I Verdi ritengono che gli interessi economici connessi a questi progetti riconducano presso studi di progettazione ed imprese interessate agli appalti anche in Basilicata. Mi è difficile credere che ella non conosca queste situazioni di malcostume politico e gestionale.
Traspare nella sua lettera il disagio nel non poter definire ?privilegiata? la sua posizione di dipendente rispetto all?attuale gestione che obiettivamente fa poco per preservare gli habitat naturali e le specie vegetali ed animali e per lo sviluppo del territorio e delle comunità.
Se la Regione Basilicata rinuncia a pesare nella gestione del Parco, questo non avviene casualmente: accade perché il Pollino è oggi merce di scambio e territorio di conquista.
L?interrogazione dei Verdi rappresenta una provocazione diretta ad una certa classe politica lucana avvezza negli ultimi tempi ad accettare la ?politica delle compensazioni ambientali? che tradotto dal politichese significa che oggi rinuncia volontariamente alle poltrone (le chiami pure rappresentanze) ed a gestire il parco in cambio degli affari e progetti per milioni di euro di cui qui le ometto l?elenco ma che può ricavare dalle numerose delibere di incarico della giunta esecutiva e quelle presidenziali che vengono portate a ratifica nelle rare sedute del Consiglio Direttivo, suscitando comprensibile disagio e disappunto in una parte dei suoi membri preoccupati di condividere istituzionalmente e personalmente scelte opinabili della giunta esecutiva formata attualmente da soli tre membri (dal presidente e da due consiglieri, dopo le dimissioni del vice presidente e la presenza di un direttore di nomina presidenziale, solo di recente senza diritto di voto per i ben noti motivi di incompatibilità).
Ha inteso fraintendere il senso ed il contenuto dell?interpellanza dei Verdi della Basilicata cogliendo solo quello che ha voluto cogliere e che colgono gli oppositori del Pollino anche se mi sarei aspettato che la difesa d?ufficio l?avessero fatta direttamente i vertici del parco o quella parte politica che oggi permette tutto questo.
I Verdi della Basilicata sono preoccupati per questa grave situazione di deresponsabilizzazione della classe politica lucana, per i pini loricati che vengono barbaramente ancora bruciati, per le comunità e per le persone che credono malgrado tutto negli ideali del parco, nei valori della salvaguardia della natura per la quale non servono purtroppo le parole.
La sua e la mia lettera aperta auspico possano servire almeno per portare alla luce il disagio dei dipendenti e di quanti hanno a cuore le sorti future del parco, aiutando le coscienze a comprendere per agire affinché il Pollino non percorra la strada dell?inesorabile declino.
Francesco Mollica
Presidente Verdi Basilicata