Napoli, 26 ottobre 1590. Carlo Gesualdo, ottavo conte di Venosa, compie in questa data qualcosa che riecheggerà per tutto il secolo successivo in leggende, scritti e racconti dei cantastorie. Quattro anni prima aveva sposato Maria d?Avalos, una donna fatale e misteriosa: le leggende narrano che avesse consumato con i suoi amplessi i suoi due precedenti mariti di cui era rimasta vedova. Ma torniamo alla notte del 26 ottobre. Gesualdo viveva con sua moglie a Napoli, in piazza San Domenico Maggiore, dove è un rispettato compositore. C?è però una voce, un?onta da cancellare: che sua moglie abbia un amante. E non un amante qualsiasi, ma quel Fabrizio Carafa, così bello da essere soprannominato ?l?angelo?. Quel giorno Gesualdo finse di andare a caccia, ma in realtà non si era mai mosso dalla città. Preceduto dai suoi scherani, fece irruzione in casa sua trovando nella camera nuziale sua moglie in compagnia del Carafa.
I suoi uomini avevano già provveduto a scaricare sui due amanti i loro archibugi, ma Gesualdo volle infierire, e con una roncola squarciò il corpo della moglie dall?inguine alla gola, lasciandola in un lago di sangue. In quell?epoca l?adulterio da parte della donna era considerato un crimine gravissimo, che poteva giustificare anche l?omicidio. Pertanto Gesualdo non fu condannato, poiché aveva agito, diremmo noi, per legittima difesa. Nel Seicento il musicista è stato famoso soprattutto per questo atroce uxoricidio su cui parecchio si è romanzato, più che per i suoi madrigali. Ma non è un caso che le sue migliori composizioni, così pregne d?amore e morte, siano state scritte dopo questo assassinio e non prima. Questo assillo, che Gesualdo abbia trasformato il sangue di sua moglie in linfa per i suoi scritti, tormenta il regista Bernardo Bertolucci, che stregato dalla sua musica anticipatrice, quasi preveggente, già da tempo ha intenzione di girare un film sulla figura del compositore. Sarà ambientato fra la Napoli del Cinquecento e il 1951, anno in cui Stravinskij indagò sulla musica di Gesualdo e ne ripercorse i luoghi più significativi. Qualche anno dopo il compositore russo scriverà il Monumentum pro Gesualdo. D?altronde anche Wagner, Mahler e Victor Hugo hanno apprezzato i madrigali di Gesualdo.Una forte spinta alla riscoperta di musicista lucano la si deve a Claudio Abbado, cui un anno fa l?Università di Basilicata conferì la laurea honoris causa. In quell?occasione Abbado visitò i luoghi del musicista, e fu affascinato da come la sua musica riuscisse ad esprimere tramite le dissonanze gli stati d?animo più forti e dolorosi, strumento espressivo che invece arriverà molto più tardi nella storia della musica.
Da allora sono molte le iniziative legate al compositore: la pubblicazione dell?Opera Omnia, la costituzione a Potenza di un Istituto di Studi Gesualdiani, e quest?estate ha preso corpo il Festival Tracce, che ha portato la musica di Gesualdo, studiando i rapporti di questa con la musica successiva, in giro per la regione, e da ultimo a Matera, nella cornice della chiesa di San Pietro, nel Sasso Barisano. Qui si è svolto il concerto Antico e Nuovo Mondo, che ha proposto anche musiche di altri compositori e ha fatto scoprire i suoni di strumenti musicali inusuali da noi. Questo grazie anche al contributo dell?ensemble cubano Ars Longa De la Habana, la cui performance è stata trasmessa in diretta da Radio Tre Suite. L?appuntamento materano fa parte del progetto di Abbado per il Festival Gesualdo Oggi, ed è stato realizzato grazie al Festival Duni e a MonacelleCultura, due realtà cittadine da premiare per i loro sforzi. Grazie ad iniziative come queste i lucani sono sempre più sorpresi di quanti tesori nasconda questa regione, anche a chi si ritiene fra i suoi più informati conoscitori.