In Basilicata si producono pochi rifiuti. E’ quanto emerge dalle stime rese note in questi giorni dall’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti. Con i suoi 359,2 chili all’anno per abitante, infatti, la Basilicata si colloca agli ultimi posti della speciale classifica delle regioni più "sporcaccione" d’Italia. Un dato incoraggiante, specie se paragonato con la media pro-capite italiana ed europea, rispettivamente 522,6 e 527 chili di immondizia per abitante all’anno. Ma non solo. I lucani, oltre a produrre pochi rifiuti, ne producono sempre di meno. I dati dell’Osservatorio, infatti, riferiti all’anno 2002, evidenziano un incremento a livello nazionale nell’ordine dell’1,3 per cento mentre la Basilicata, con le sue 214.606 tonnellate, sta riducendo drasticamente le quantità. Che il panorama a livello nazionale non sia dei migliori è confermato, inoltre, dall’indagine stilata dall’Associazione Internazionale per i Rifiuti Solidi (Iswa) tornata, dopo trent’anni d’assenza, ad organizzare il suo congresso in Italia. Quasi 30 milioni le tonnellate di spazzatura da smaltire di cui circa il 66 per cento in discarica. In ritardo la raccolta differenziata che si attesta intorno al 19 per cento mentre al Sud, nonostante un incremento rispetto agli anni passati, non si supera la quota del 6 per cento.

Preoccupa, intanto, il diffondersi del fenomeno "discarica abusiva" in regione. A controbilanciare i dati confortanti sulla produzione di rifiuti lucana "pesano" tre ritrovamenti di impianti di smaltimento illecito avvenuti negli ultimi giorni. Ad aprire la cronaca, le 6 persone originarie di Montescaglioso e Bernalda, in provincia di Matera, denunciate dal Corpo Forestale dello Stato di Montescaglioso per immissione nell’aria di gas e fumi tossici prodotti dalla combustione di materiale plastico. I sei, anziché avvalersi dei servizi organizzati dai Consorzi obbligatori di raccolta dei rifiuti, erano soliti sbarazzarsi dei tubi per gli impianti irrigui, dei contenitori in polistirolo per piantine e dei teli in plastica utilizzati nelle serre, bruciandoli in grandi fosse appositamente scavate sui fondi di loro proprietà. Al fine di occultare l’attività di smaltimento, i rifiuti venivano dati alle fiamme nelle ore serali così da rendere meno evidenti le colonne di fumo e cenere che si riversano sui campi limitrofi dove ora sono in corso le necessarie operazioni di bonifica.

Un vero e proprio "cimitero" d’amianto è stato rinvenuto, invece, nei pressi del Tourist Hotel di Rifreddo a Pignola (PZ). Il ritrovamento, ad opera degli agenti forestali della locale stazione, ha portato alla luce un deposito di rifiuti pericolosi in un’area a grande valenza ambientale. Tra i vari materiali stoccati illecitamente spicca la presenza di alcune decine di metri cubi di lastre di eternit, tra l’altro, parzialmente triturate. Ad allarmare è soprattutto il precario stato di conservazione del materiale che accresce di molto la possibilità di inalazione di fibre d’amianto, particolarmente dannose per la salute umana. L’area, immediatamente posta sotto sequestro, resta a disposizione dell’autorità giudiziaria chiamata ora ad accertarsi della provenienza dei rifiuti.

12 mila tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi disseminati su un’area di circa 9 mila metri quadri alle porte di Matera. Questi i numeri del sequestro operato dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza a pochi chilometri dal centro abitato di Grottole. Rinvenuti cumuli di laterizi, scarti di demolizione, sanitari, materiale elettrico, pneumatici, olio esausto, fusti metallici, materiale ferroso e tre macchine per il movimento terra con cui venivano interrati e ricoperti di pietrisco gli scarti. Ritrovato, inoltre, un distributore di carburante, anch’esso abusivo, con una riserva di 1.500 litri di gasolio utile al rifornimento dei mezzi utilizzati in discarica e per il trasporto dei rifiuti. Oltre al sequestro dell’area, tre persone, tutte originarie del piccolo centro del materano, sono state denunciate alla Procura della Repubblica del Tribunale di Matera.

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