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Una mina per l’effetto serra

– CENTRALE DI PISTICCI: IL PROBLEMA È NELL?AVVIO DI NUOVE POLITICHE ENERGETICHE

– LA NUOVA CENTRALE ALIMENTERA? IL CIRCOLO VIZIOSO DELL’EFFETTO SERRA

– MEGLIO PUNTARE SU RISPARMIO ENERGETICO E FONTI RINNOVABILI, LIMITANDO L?USO DEL TERMOELETTRICO

Pochi giorni fa il governo Russo ha approvato il Protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas serra che il 22 Ottobre è stato ratificato del parlamento russo, diventando così operativo per tutti quei Paesi, compresa l?Italia, che l?hanno sottoscritto. Mancava infatti solo il si della Russia, anche in presenza della scontata opposizione del Governo Bush, per rendere obbligatori gli impegni presi a Kyoto nel 1997. Una buona notizia per il Pianeta, per gli ambientalisti, per l?Europa.

A questo punto però Kyoto deve essere davvero preso sul serio in modo che diventi la chiave di volta in grado di spingere il nostro sistema industriale a investire sull?innovazione, in una gara virtuosa con gli altri Paesi europei nel campo della produzione, della distribuzione e del consumo di energia. Invece proprio a causa di questa miope politica l?Italia è oggi drammaticamente indietro. Per rispettare Kyoto dovremmo entro il 2012 ridurre del 6,5% le emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990, al contrario le abbiamo aumentate dell?8,7%. Se non si inverte immediatamente e drasticamente rotta, tra l?altro, saremmo condannati con il sistema delle emission trading e delle sanzioni che verranno applicate a chi non raggiunge quegli obiettivi, ormai obbligatori, a pagare nel breve volgere di pochi anni multe per cifre dell?ordine dei miliardi di euro!
Le decisioni che si stanno prendendo in Italia, consolidano ed accentuano la dipendenza del nostro paese da petrolio, carbone e metano. Se non ci saranno cambiamenti significativi per i prossimi trent?anni la mobilità e il modello energetico del nostro paese saranno largamente alimentati dai combustibili fossili, anche se crescerà fortemente la penetrazione del gas, cioè del combustibile fossile meno inquinante. Il futuro energetico del nostro paese viene di fatto deciso dalle imprese energetiche e non è in sintonia con le scelte su cui sembrano incamminarsi gli altri paesi europei. Il governo Berlusconi ha avallato questo progetto con il decreto ?sblocca centrali? o Marzano (legge 55/2002) con cui si sta cercando di aggirare la vasta opposizione popolare alle stesse. Se questo progetto verrà realizzato ingesserà questo paese e lo escluderà dalle opportunità industriali e tecnologiche che l?applicazione di Kyoto può aprire. Il ragionamento con cui si giustifica questa scelta è quello di sempre: i consumi elettrici e di calore sono destinati ad aumentare rapidamente e vertiginosamente, l?attuale potenza installata, vecchia (non vero), inefficiente (vero) ed inquinante (ancora più vero), non è in grado di farvi fronte, lasciando il paese e le sue industrie senza energia, per cui è necessario costruire nuove centrali più efficienti (i cicli combinati alzano i rendimenti dall’attuale 35% fino al 56%), alimentate con il miglior combustibile fossile, il metano.

Il Decreto Marzano, come dimostra la vicenda della centrale a turbogas di Pisticci, anche in Basilicata potrebbe avere l?effetto di favorire la costruzione di impianti termoelettrici con un?offerta energetica ben superiore al fabbisogno regionale. Questo scenario si colloca a supporto di una politica energetica regionale troppo schiacciata sull?opzione petrolifera e sulle fonti non rinnovabili e non sufficientemente capace di adottare un modello energetico in grado di ridurre progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili e finalizzata a favorire le fonti energetiche pulite e rinnovabili, suscitando, nel contempo, una diffusa innovazione tecnologica.
Il progetto che sta prendendo piede anche in Basilicata come in tutto il paese non è condivisibile, perché basato su una previsione di aumento dei consumi energetici, che in realtà è solo indotta dalla diffusione di usi irrazionali dell?energia e non da effettivi bisogni. Prima di costruire nuove centrali sarebbe dunque opportuno chiedersi quanta energia è effettivamente necessaria per la qualità della nostra vita, per le nostre attività e più in generale per garantire condizioni di benessere e lavoro.
Per questo Legambiente chiede il rilancio di un programma regionale che punti in primo luogo al risparmio energetico, alla gestione razionale della distribuzione dell?energia e alla soddisfazione del fabbisogno reale con il ricorso massiccio a fonti di energia rinnovabile (in primo luogo eolico, fotovoltaico e solare termico), senza naturalmente trascurare la riconversione delle attuali centrali alimentate a olio con quelle alimentate a metano ma senza moltiplicarne la potenza per dieci.

In questo modo si potranno creare quelle condizioni idonee e praticabili per un effettivo sviluppo dei sistemi territoriali locali, sia in zone da reindustrializzare (come la Val Basento) che in aree interne e montane svantaggiate.
Fin dalle fasi preliminari di discussione, Legambiente criticò severamente il Piano Energetico della Regione Basilicata, approvato circa quattro anni fa, sulla base della considerazione che, oltre allo sfruttamento petrolifero concepito in relazione agli accordi con ENI, l?unico obiettivo concreto del Piano fosse l?incremento della produzione di energia elettrica con nuove centrali alimentate a gas metano.
Pur consapevoli del fatto che le centrali termoelettriche di nuova generazione a ciclo combinato alimentate a metano siano garanzia di maggior efficienza e minore impatto ambientale rispetto ad altri impianti, riteniamo comunque sbagliata la strategia configurata nel Piano, perché il potenziale rinnovabile della Basilicata può coprire sicuramente la domanda interna di energia elettrica.
Attualmente nel territorio regionale si produce circa il 50% dell?energia che si consuma (circa 1300 GW prodotti contro meno di 2500 GW consumati). Il Piano Energetico Regionale avrebbe dovuto indicare non solo come avere più energia ma anche energia migliore, più pulita, ponendosi un obiettivo secondo noi fondamentale come la riduzione, entro il 2010, di 700 mila tonnellate di emissioni di CO2 come contributo regionale agli obiettivi del protocollo di Kyoto per l?Italia.

Perno fondamentale delle scelte di politica energetica in Basilicata nel prossimo futuro sarà probabilmente la Società Energetica Lucana, il cui progetto industriale così come configurato nelle note preliminari recentemente predisposte dalla Regione Basilicata, appare alquanto distante da scelte di politica energetica orientate verso la sostenibilità, l?efficienza, la riduzione dei consumi e delle emissioni. Lo sviluppo del business, infatti, si basa tutto sulla compravendita di gas, operazione direttamente connessa con la presenza sul territorio di centrali a turbogas (di potenza pari o superiore a 400 MW). Anche la produzione e vendita di energia elettrica sarebbe in massima parte connessa all?installazione di centrali a ciclo combinato, mentre solo l?idroelettrico rientrerebbe, tra le fonti rinnovabili, negli interessi industriali della Società. A onor del vero nel documento introduttivo la Società Energetica si propone anche come agenzia energetica regionale con obiettivi di promozione dell?efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, ma questa parte non va al di là delle enunciazioni di principio. In definitiva un progetto non condivisibile nella sua impostazione poiché, su queste basi, l?abbassamento del costo dell?energia per l?utente finale, obiettivo della liberalizzazione del mercato energetico, finirebbe per comportare anche un inconcepibile aumento dei costi ambientali.

Antonio Lanorte
Direttore Regionale Legambiente Basilicata