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Basento, dalla sorgente alla foce

Le sorgenti del fiume Basento sgorgano lungo le pendici dell?imponente monte Arioso, uno dei rilievi più elevati dell?intero Appennino lucano, le cui vette raggiungono i 1.700 m. Fitti boschi ne rivestono i declivi e rivoli d?acqua zampillano lungo i pendii. La sorgente del fiume è situata in località Fossa Cupa e attraversa la regione Basilicata, fino a sfociare nel mar Jonio, di preciso nella piana di Metaponto. Il corso del torrente attraversa boschi e vallate, monti e colline, pianure e città, donando acqua alle popolazioni stanziate lungo il suo bacino idrografico. La captazione idrica in tale contesto diviene una risorsa che permette di utilizzare fluidi di ottima qualità, si pensi alla fonte di Fossa Cupa, la quale porta a valle circa 200 lt di acqua.

La città di Potenza sorge lungo le sponde del malandato Basento, aggredito da tecnologie e industrie, frutti della società contemporanea, a volte utilizzati senza limite e criterio, i quali hanno generato aggressioni al territorio, comportando dissesti idrogeologici e tassi elevati di inquinamento. Il capoluogo di regione sorge sulla sponda sinistra del fiume, mentre la zona industriale si estende sull?opposta riva. Non sono pochi gli argini, i ponti, i viadotti o gli attraversamenti stradali che hanno mutato l?assetto del fiume, con conseguenti danni all?equilibrio dell?ecosistema fluviale, aggravato dagli abbondanti scarichi idrici degli impianti di depurazione riversati nel letto del fiume stesso. La situazione è acuita se si pensa che l?affluente Gallitello, altamente inquinato da scarichi nocivi, versa la propria acqua nel torrente Basento. La cittadinanza ignora il fiume e anche il parco fluviale sorto di recente non ha migliorato il rapporto tra il corso idrico e le collettività, forse perché le acque sono putride e maleodoranti, torbide e fetide, trascurate da residenti e autorità. Tale circostanza si verifica perché il depuratore in funzione ormai non è più adeguato a sopperire alle esigenze della città in continua espansione, dunque bisognerebbe domandarsi se le acque di scarico sono depurate da appositi impianti e poi riversate linde, dopo una trasformazione fisico-chimica?

Il Basento, dopo aver attraversato la città di Potenza, solca i colli lucani e nei pressi del paesino di Trivigno sta sorgendo una piccola diga, che prende il nome dall?omonimo borgo. Trattasi di una traversa fluviale, ossia di un parziale sbarramento dell?alveo, realizzato costruendo una barriera agli argini per aumentare la profondità dell?acqua in un tratto del fiume e aumentare dunque la disponibilità del prezioso fluido, il quale sarà canalizzato negli invasi di Acerenza e Genzano. Il modello dell?opera è stato realizzato presso i laboratori dell?Università di Basilicata, in modo da studiare il comportamento del corso fluviale e realizzare opere adatte all?habitat naturale, dato che non di rado i letti dei fiumi sono costretti a un regime di secca, provocata dalla scarsa piovosità, aggravata da fattori antropici, quali elevati tassi demografici, sviluppo socio-economico senza qualità, sprechi, cattiva educazione, ma anche inquinamento e scarichi selvaggiamente riversati nel fiume. Nella società contemporanea, pertanto, appare un elemento fondamentale la cura della valutazione ambientale, al fine di evitare distruzione di specie vegetali e animali, nonché depauperamento ambientale incontrollato.

La diga Camastra è stata realizzata dal 1967 su un altro degli affluenti del Basento, il Camastro, e fornisce acqua potabile a una vasta area della provincia di Potenza. L?invaso è alto 56 metri ed è stato costruito per raccogliere il normale deflusso del corso di acqua, fino a creare un lago artificiale che contiene 42 milioni di metri cubi di oro blu. Il paesaggio limitrofo alla diga durante gli ultimi decenni è mutato: la vegetazione s?è infittita, la fauna lacustre è divenuta ricca e varia. L?impianto è stato realizzato impiegando le più moderne tecnologie. Si scorge quindi lo sfioratore, il quale è utilizzato per far defluire le acque che oltrepassano il limite massimo di presenza in diga, oppure la torre di presa la quale invia la risorsa idrica a un impianto di potabilizzazione, in modo da controllare, depurare da batteri e distribuire alle popolazioni la riserva fluida. Sono visibili anche i paramenti impermeabili, ossia le pareti della diga, le quali a valle sono ricoperte di un manto erboso, al fine di evitare l?erosione. Mediante i dissipatori le acque presenti nell?invaso sono restituite al corso fluviale dal quale sono prelevate, con una potenza tale da non arrecare danni alle popolazioni o agli ambienti, provocabili da un?eventuale violenta piena. La storia del Basento è caratterizzata anche da ingrossamenti e alluvioni, vive nei ricordi delle popolazioni autoctone. Per arginare tale fenomeno l?intervento umano può essere volto alla realizzazione di briglie, che impediscano l?erosione dell?alveo e collocate lungo il letto del fiume, così da ridurre piene o aree paludose, le quali in tempi non remoti generavano la terribile malaria.

Il territorio lucano è altresì soggetto a dissesto idrogeologico, tanto che il suolo subisce continue evoluzioni morfologiche. In primo luogo si verificano frane, prodotte dalla spinta di acqua. Tra i tipi di cedimenti vanno menzionati: i crolli, gli scorrimenti e le colate, che hanno distrutto paesini e strade, tra cui si ricorda il franamento che interessò l?intero villaggio di Campomaggiore (PZ), il quale il 10 febbraio 1885 fu danneggiato da uno scorrimento. Il borgo lucano in seguito fu riedificato sulla sommità del monte limitrofo. I motivi per cui si verificano tali fenomeni sono il clima mediterraneo, con le estati secche e gli inverni piovosi, i terreni argillosi o la mancanza di vegetazione. Il fiume infine arresta la sua corsa nel mar Jonio, la cui costa è in continuo arretramento, fenomeno provocato dai diminuiti apporti di sedimenti solidi, dal moto ondoso e dalla variazione del livello del mare.

Dalla breve analisi del fiume Basento si può comprendere quanto in natura siano fragili gli equilibri che ne regolano il funzionamento e quanto i fenomeni siano tra di loro connessi e collegati. Nel 1734 R. Nigro in I fuochi del Basento scriveva: ?A. Del Duca fece un bagno memorabile: nuotava tra trote, si leccava i piedi, [?] il sole era bello, alto, appeso sui cerri e le albanelle?. Tali parole appaiono dei gentili suoni in grado di rievocare immagini di serenità ed equilibrio, alle quali l?uomo contemporaneo appare sempre meno abituato.