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Ennesima minaccia per il Basento

Il fiume Basento lungo 157 Km attraversa 19 centri abitati tra cui la città di Potenza. Il suo bacino idrografico comprendente una popolazione di circa 120.000 abitanti e rappresenta un punto strategico per la regione. Qui si concentrano numerosi insediamenti siderurgici, metallurgici, chimichi, elettrochimichi e tessili, concentrati a monte (Tito industriale) nella Bassa Valle (Zona industriale di Ferrandina e di Pisticci).

Geograficamente, questo bacino essendo situato in un area centrale della regione risulta un arteria di collegamento fra Taranto e la Calabria con l’ area metropolitana campana Salerno- Napoli. Da diversi anni il fiume Basento è oggetto di monitoraggi sullo stato di inquinamento. Abbiamo discusso nei mesi passati sulla mediocre qualità delle acque proprio nelle zone maggiormente antropizzate del capoluogo Potenza e del Basso Basento, mentre nei restanti tratti grazie alla buona capacità autodepurativa, il fiume riesce smaltire in parte gli scarichi industriali e urbani, presentando nel complesso una situazione sicuramente mediocre ma non negativa.
Da un paio di anni un pericolo sembra minacciare la situazione ambientale del fiume Basento e degli ambienti circostanti.
Dal 2002 la società Energia S.P.A di Milano ha presentato un progetto inerente alla costruzione di una mega centrale termoelettrica a ciclo combinato a gas naturale da 1200 MW tra Pisticci Scalo e Ferrandina.

Naturalmente sono immaginabili le motivazioni contrarie alla costruzione di questa mega centrale vista la situazione attuale precaria del Basso Basento. La costruzione di una centrale termoelettrica può compromettere definitivamente lo stato ambientale di buona parte del corso d’ acqua fino alla foce pregiudicando e peggiorando lo stato ambientale del mare antistante e di tutta l’ area della pianura circostante. Va ricordato che a causa delle estrazioni del metano e delle industrie chimiche il Ministero dell’ Ambiente ha definito la Bassa Valle del Basento un’ area ad alta criticità ambientale da bonificare anche a causa del ritrovamento di rifiuti tossici sotterrati in località Lavandaio.
Anche se la centrale è a “basso impatto ambientale” grazie all’ utilizzo del metano, la combustione di quest’ ultimo non risolve il problema dell’ inquinamento atmosferico, in quanto i suoi fumi emettono sempre Monossido di Carbonio (CO), Ossidi di Azoto (NOx) polveri varie, CO2 e ossidi di zolfo. Viene inoltre prodotto inquinamento termico, acustico nonchè danni irreversibili all’ ecosistema fluviale, in quanto le acque di scarico terminano nel fiume con una temperatura molto più elevata dell’ acqua del fiume. Il mescolamento di acque di diversa temperatura risulterà devastante per le specie animali e vegetali.

A mio avviso è importante evidenziare, oltre alle considerazioni ambientali, il progetto “Centrale Termoelettrica della Val Basento” in località Pisticci non è l’ unico da realizzare ma ve ne sono altri a Tito Scalo, Salandra, Val d’ Agri, Melfi e Matera. Tutte questi centrali costruite in una piccola regione a bassa demografia (poco più di 600.000 abitanti) possono portare a una sovrabbondanza energetica rispetto al fabbisogno locale.
Secondo il piano regionale energetico, infatti tale opera non rientra negli obiettivi di pianificazione territoriale in quanto il deficit energetico della Basilicata vale circa 2446KWh che può essere facilmente colmato con una centrale di dimensioni estremamente ridotte rispetto a quella prevista dal progetto (200 MW).
Allora, perchè costruire una centrale di potenza 10 volte superiore al fabbisogno della popolazione regionale? Perchè si vuole degradare inutilmente un ambiente già martoriato e stressato? A pensare che la Basilicata, a livello nazionale, risulta una delle regioni con altamente naturale, meno antropizzate e a bassa densità di popolazione! Insomma una piccola terra a dimensione d’uomo!

Evidentemente il progetto non riguarda solo il fabbisogno locale ma interessi più ampi. La costruzione di questa mega centrale andrebbe ad aggravere una situazione già precaria della Val Basento causata dalle industrie chimiche, di estrazione del metano, di scarichi abusivi e dei depuratori non conformi causando un degrado irreversibile di tutto l’ ecosistema fluviale e degli ambienti circostanti vanificando quanto di buono si è detto in occasione dei risultati delle analisi chimiche- bologiche sul possibile recupero ambientale del Basento e della pianura circostante.