Da pochi giorni sono stati liberati dodici grifoni rinchiusi da oltre due anni nelle gabbie di San Martino poco sopra l?abitato di Civita. Alla euforia dell?evento bisogna subito chiedersi se l?intervento effettuato dall?Istituto di Ecologia dell?Università di Urbino sia ?consono? con le finalità degli obiettivi di conservazione previsti nel decreto istitutivo del Parco. Prima ancora bisogna chiedersi (e lo chiediamo) ai responsabili del Progetto, che fine hanno fatto gli altri tre animali. Sono morti? Perché? Fa parte del normale processo di adattamento la morte di alcuni esemplari più deboli o mal adattati al nuovo ambiente? Come mai ci sono voluti due anni per liberarli?

Infatti, sui dodici esemplari liberati alcuni sono scomparsi; due sono stati avvistati sopra l?abitato di Plataci, un altro non si sa bene come, è arrivato alla periferia di Potenza e poi, catturato, è stato trasferito al CRAS di Bari. Questi ultimi lo hanno portato al CRAS di Cosenza. Il personale di Cosenza lo riporterà a giorni sul Pollino.

Veniamo alla domanda iniziale: Il Pollino è uno zoo o un area protetta? Questa iniziativa ? lodevole nell?idea ? sbagliata nelle modalità di esecuzione e nella scelta della specie fa sicuramente parte della prima categoria. Infatti, gli animali liberati innanzi tutto provengono dalla Spagna, in secondo luogo non ci sono mai stati sul Pollino. Da una nostra indagine, svolta presso gli anziani cacciatori del paese di Civita, nessuno si ricorda di questo animale. In alcune foto d?epoca abbiamo visto ritratto alcuni cacciatori con un avvoltoio appena ucciso (si tratta di un Gipeto) che era il rapace più grande presente sul territorio del Pollino. Il più diffuso, invece, era il capovaccaio, che nidificava nella valle del Raganello fino agli inizi degli anni settanta. Del grifone nessuno ne sa niente.

Da questo progetto si evince che l?introduzione di nuove specie non ha carattere scientifico, bensì forma turistica. Quando parliamo di ?carattere scientifico? significa che prima di fare una reintroduzione di animali estinti in natura e soprattutto in un Parco nazionale bisogna fare molta ricerca storica, paesaggistica e soprattutto di impatto ambientale con conseguente analisi delle conseguenze al bestiame e agli altri animali presenti in quell?area non più abituati a questi strani ed enormi nuovi ?inquilini?. Nell?euforia generale di questi giorni esplosa su tutti i giornali ora bisogna chiedersi a chi giova questa reintroduzione. Al parco non di sicuro!

Se la reintroduzione ha fini turistici va bene. D?ora in poi vedremo volare sui cieli del Pollino ? non si sa fino a quando ? un maestoso uccello di circa tre metri di apertura alare, scuro, con la testa bianca e il collo pelato, alla ricerca del vento favorevole, veleggiando alla ricerca della tecnica giusta per sfruttare al massimo i nuovi venti. Oppure basta recarsi nei pressi del ****** per vederli fermi come grossi tacchini dopo una sbornia. All?ora di pranzo passa al carnaio a ritirare il suo ?buono-pasto? del giorno. Dal punto di vista naturalistico e quindi secondo i dettami istitutivi di un Parco nazionale il progetto è fallimentare. Questa area del Parco ? a mio avviso ? tutto il Pollino non è adatto a predatori di questa stazza. È ? in sintesi ? un falso storico.

Vuol dire che ? nella migliore delle ipotesi ? avremo degli animali ?assistiti? vita natural durante. Nella peggiore delle ipotesi o questi trovano nuovi spazi da colonizzare o appena i pastori si accorgeranno della loro presenza ? li faranno fuori. Fa niente se abbiamo speso ? solo per acquistarli ? otto mila dollari l?uno, oltre al resto naturalmente. Infine, ad una cosa sono utili: a mangiarsi le carcasse delle mucche affette da carbonchio. In questo caso sì che sono utili. Bisognerebbe avere spesso mucche affette da carbonchio. Anche nel Pollino non si applica quella regola biblica secondo la quale all?affamato piuttosto che dargli un pesce tutti giorni è meglio insegnargli a pescare. Cosa mangeranno 50-60 avvoltoi o addirittura 100 esemplari se la pastorizia sul Pollino è ai minimi storici? Vuol dire che qualcuno (l?Ente parco) dovrà provvedere a fornire il cibo. Che differenza c?è con uno zoo???

Emanuele Pisarra
Giornalista specializzato in divulgazione naturalistica
Guida ufficiale del Parco

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