Qualche settimana fa un laconico comunicato non lasciava ombra di dubbio: “Lo stabilimento di Melfi della Valeo verrà chiuso”. Del resto, era già stata avviata la procedura di cassa integrazione straordinaria per i 180 addetti all’impianto. Tutto era motivato dalla mancata acquisizione della commessa per i cablaggi nella nuova Fiat Punto (passati alla Delphi), pertanto, niente commessa, niente lavoro..e tutti a casa.
La chiusura dello stabilimento fu comunicata ai sindacati durante un incontro nella sede dell’Associazione degli Industriali di Potenza. Ricevuta la comunicazione dell’azienda, i sindacati chiesero la sospensione della riunione e il suo aggiornamento entro il 15 ottobre chiedendo anche la presenza del consorzio Acm, che raggruppa le aziende dell’indotto dello stabilimento di Melfi della Fiat, e della stessa Fiat.
Prontamente, la Fiom-Cgil Basilicata pretese che nella vicenda della Valeo fosse rispettato perlomeno l’accordo di maggio che prevedeva la ricollocazione dei lavoratori delle aziende dell’indotto in crisi in altri stabilimenti del polo automobilistico. In pratica, si parla della “mobilità orizzontale”, che prevede la possibilità, qualora un’azienda del gruppo Fiat fosse in forte difficoltà a causa delle flessioni del mercato e scegliesse la strategia della mobilità per i propri lavoratori, di trasferire gli addetti in un’altra azienda del gruppo, senza far perdere il posto di lavoro. Sempre utile rimarcare come anche il principio della “mobilità orizzontale” sia stato uno di quelle grandi conquiste ottenute in seguito alla grande mobilitazione dei 21 giorni di sciopero avvenuta tra aprile e maggio.
Al limite del vero, ma pare proprio che nei giorni seguiti all’infelice comunicato, alcuni dirigenti Valeo si sono fatti trovare davanti ai cancelli dell’azienda per distribuire informative sulla possibilità – da parte degli stessi operai messi alle porte – di diventare azionari della stessa deficitaria Valeo. Ma come, si volevano vendere azioni di un’azienda che sarebbe stata chiusa alla fine dell’anno? Sul caso è intervenuta anche la Fiom Cgil con toni, irrimediabilmente, sarcastici.
Proprio quando anche la speranza si stava perdendo ecco che è avvenuto l’incontro tra le parti tra Acm, Fiat e sindacati. Un incontro, svoltosi il 15 ottobre, presso la sede di Potenza dell’Assindustria.
Al termine della riunione, Acm e Fiat si sono impegnate a prendersi carico delle esigenze de i 180 lavoratori in esubero della Valeo, altresì manifestando la piena volontà di farli confluire nelle rispettive fabbriche. Dunque, trova completa osservanza il rispetto dell’accordo sulla mobilità orizzontale, allorquando ad aderirvi è anche la Fiat.
Soddisfazione da tutti i sindacati per la risoluzione, ad eccezione della Fiom Cgil, quest’ultima, infatti, ha espresso diverse riserve in proposito. In particolare, si è manifestato scetticismo sulle modalità, evidentemente non espresse nei particolari da parte dell’azienda torinese, con le quali si potrà svolgere il passaggio dalla Valeo alle aziende di Acm e Sata. Per tale motivo si è convocata per la settimana prossima un’assemblea con i 180 lavoratori interessati al fine di ascoltare anche le loro opinioni e a dire l’ultima parola sull’ipotesi di accordo.
Il caso Valeo non rappresenta che l’ultima vicissitudine che ruota attorno al comparto Fiat. Congiunture negative a parte, si rende necessario recuperare e appropriarsi dell’idea per la quale un lavoro è dignitoso soltanto quando esso può contare su una buona protezione contro i licenziamenti, sulla certezza di avere percorsi di qualifica, sulla certezza del reddito e della futura pensione, sulla sicurezza sul lavoro, sulla garanzia di poter essere rappresentati.