L? ISTAT potrebbe celare una caramella avvelenata avvolta da un?allettante carta colorata. Questo perché i dati sull?occupazione sono sempre problematici da analizzare. Prima di esporre i numeri sarà bene porsi alcune domande sui metodi di indagine e su alcuni effetti contraddittori. Innanzitutto, chi va incluso nella categoria ?disoccupato?? Alle persone che non sono del ramo può sembrare a prima vista una domanda oziosa, ma non è così. Gli istituti di statistica usano criteri differenti: per alcuni è disoccupato chi è iscritto a speciali liste (come gli uffici di collocamento); per altri chi è in cerca di lavoro da almeno due mesi ?per altri ancora sei mesi-; per alcuni chi, pur non cercando attivamente un lavoro, qualora gliene venisse offerto uno lo accetterebbe, etc. Ogni metodo di indagine dà risultati molto diversi. Per questo motivo l?Unione Europea, per poter disporre di dati omogenei su tutto il territorio della comunità ha chiesto agli istituti di adottare criteri ben precisi e uguali per tutti. Non è dunque possibile comparare direttamente i nuovi dati così costruiti con quelli passati, se non passando attraverso un ulteriore lavoro di ricerca. Inoltre, erroneamente si tende a concentrarsi sul dato ?disoccupazione?, ma di pari importanza, se non più determinante, è il dato ?forza lavoro?. Si include in questa categoria l?insieme degli occupati e dei disoccupati, cioè, chi lavora e chi cerca lavoro. Non è quindi incluso chi, pur non lavorando, non sta cercando lavoro. Secondo gli economisti dovrebbe far parte della forza lavoro non meno del 70-75 % della popolazione attiva (cioè della popolazione che sarebbe in grado di lavorare).

In Italia, e la Basilicata non fa eccezione, siamo molto lontani da quelle cifre. E? bene introdurre un ultimo concetto: dove il tasso di disoccupazione è alto, la forza lavoro ne risente direttamente, perché una fascia di popolazione che pur lavorerebbe se gliene venisse data l?opportunità, non ricerca neanche un lavoro perché ritiene altamente improbabile una possibilità effettiva di assunzione. E? la cosiddetta forza lavoro scoraggiata, che non lavorando e non cercando lavoro attivamente, non rientra né fra gli occupati né fra i disoccupati, e dunque neanche nella ?forza lavoro?. Un caso paradossale potrebbe essere quello dove un certo numero di persone, che cercano lavoro senza esito (disoccupati), si scoraggino a tal punto da smettere ogni ricerca di occupazione, non figurando più neanche nella forza lavoro. Avremo un calo del numero dei disoccupati, ma in realtà la situazione è peggiorata rispetto a prima, perché a parità di numero di occupati è diminuita la forza lavoro.

Lasciando da parte le teorie su carta e analizzando i dati concreti, potrebbe essere successo proprio questo nella nostra regione. Pochi giorni fa infatti l?ISTAT ha reso noti i dati relativi al secondo trimestre del 2004. Il dato che balza subito agli occhi è che in Basilicata rispetto allo stesso periodo dell?anno scorso i disoccupati sono passati da 36.000 a 25.000: caduta libera. Prima di cantar vittoria, come è stato fatto da qualcuno, chiediamoci dove sono finiti quegli undicimila disoccupati in meno. Hanno trovato lavoro, o hanno rinunciato a cercarlo? Diamo un?occhiata agli occupati. Rispetto all?anno scorso sono praticamente la stessa cifra.

Qui dovrebbe già nascere un sospetto. Andiamo a scomodare la forza lavoro. Dati alla mano, è diminuita di undicimila unità. Sì, proprio la stessa cifra di cui sono numericamente diminuiti i disoccupati. Dunque, a parità di occupati, in regione c?è meno forza lavoro, e di conseguenza, meno disoccupati. Poiché il tasso di disoccupazione si calcola disoccupati su forza lavoro, il tasso di disoccupazione in regione è crollato all? 11,4 %. Il dato più pregnante però è che, come abbiamo visto, anche la forza lavoro è diminuita, e ci siamo allontanati ancora di più da quel 75% della popolazione attiva che dovrebbe essere un primo obiettivo. Ditemi voi: c?è da cantar vittoria?

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