I Verdi di Basilicata stigmatizzano il grave stato di crisi che investe la gestione del Parco Nazionale del Pollino, al centro di polemiche e contrapposizioni che bloccano lo sviluppo dell?area sud della Basilicata, priva da tempo di una programmazione in linea con i principi istitutivi dell?area protetta.
La ripresa degli atti vandalici contro i pini loricati, simboli del parco, le dimissioni dalla funzione di vice presidente del sindaco di San Severino Lucano, Francesco Fiore, che hanno fatto seguito alla sua denuncia da parte del C.T.A. del parco per presunti smaltimenti illeciti presso la discarica comunale, rappresentano gli ultimi episodi di uno stato di malessere che i Verdi giudicano grave. I toni rassicuranti espressi di recente da parte dei responsabili del parco mal celano una situazione che sta portando ad un vero e proprio declino del parco nazionale del Pollino e delle comunità che lo abitano.
Oltre un anno fa i Verdi, con una interrogazione rivolta al Presidente della Giunta Regionale ed all?Assessore all?Ambiente e Territorio della Regione Basilicata, rispondendo anche alle sollecitazioni dei sindaci lucani del parco, avevano chiesto la designazione e la nomina di un lucano a Direttore del parco, scelto tra i soggetti aventi titoli ed iscritti nello speciale elenco presso il Ministero dell?Ambiente. Ciò nell?ottica di un giusto equilibrio delle rappresentanze rispondenti alle esigenze del vasto territorio, oggi sbilanciate solo sulla regione Calabria. Le ultime nomine, anche quelle part – time di fatto ripropongono una ?gestione provvisoria? che non può che portare alla paralisi del funzionamento del parco e dei suoi uffici.
Alla data odierna infatti dopo anni non è stato ancora approvato ed adottato il Piano ed il Regolamento del Parco e non si è proceduti a consultare le Amministrazioni locali e quelle regionali sul ?marketing territoriale? previsto dal capitolato di affidamento dell?incarico per la redazione dell?importante strumento di programmazione. In tale contesto appare a dir poco pretestuoso programmare e promuovere la benché minima iniziativa finalizzata alla gestione del parco. Ci si affida a progetti estemporanei come quelli di ?Italia Lavoro?, che prevederebbero il reimpiego degli ex L.S.U. in non meglio specificati progetti per la gestione di centrali a biomasse, senza chiarire prima il quadro delle compatibilità ambientali e le ricadute economiche e sociali dell?iniziativa per gli interessati e per le comunità locali.
Sulla questione energetica nel parco è invece forte il dubbio che, ad una auspicabile politica del risparmio ed uso razionale delle fonti energetiche, quali il metano (i comuni sono in gran parte già serviti da metanodotti e reti locali) che nell? ultimo decennio ha permesso di preservare le foreste, si preferirebbe incentivare un uso privato delle risorse naturali, del suolo (foreste) e del sottosuolo (petrolio e acqua), attraverso la costruzione di centrali elettriche e termiche, per lo più incentivate dallo Stato, senza aver censito lo stato e la consistenza dei boschi e delle risorse naturali del Pollino, oggi lasciate all?incuria ed al degrado.
Anche le esternazioni di contrarietà ultimamente espresse da autorevoli esponenti politici dell?area sud di fatto impone una domanda: ?Dove erano questi signori quando si decideva? E loro stessi sono stati coprotagonisti nelle scelte?? ? Comunque, meglio tardi che mai! Prendere coscienza,adesso, che le cose non vanno bene nel parco e un po? dire che anch?essi hanno fallito.
I Verdi chiedono pertanto che la Regione Basilicata, la Provincia di Potenza e gli Enti Locali riprendano in mano le sorti del Parco Nazionale, imprimendo una svolta decisiva per l?adozione del Piano del Parco, bloccato da tempo che consenta uno sviluppo rispettoso dei valori dell?ambiente contro privati senza scrupoli che intendono trasformare il Pollino in ?terra di conquista?, come la vicenda del petrolio in Val d?Agri dimostra in maniera eloquente.