Il silenzio durato 26 anni, intorno alla figura del poeta, viene finalmente rotto con la pubblicazione antologica di Tutte le poesie (1940-1953) di Rocco Scotellaro negli Oscar Mondadori, curata nell?introduzione dal poeta contemporaneo Maurizio Cucchi, che, in verità, ha sempre avuto una simpatia particolare per il giovane poeta lucano, come si evince dagli stessi atti del Convegno di studio Tricarico-Matera 1984 e dalle ricorrenti recensioni su Lo specchio (La Stampa), su cui tiene da anni una rubrica di poesia, mentre le note al testo e la selezione dei versi e? curata dallo studioso e attento critico Franco Vitelli. La poesia di Scotellaro, è ormai unanimemente riconosciuta come l?esperienza di maggior valore e peculiarità del neo-realismo poetico.
Cantore appassionato e vitale, Scotellaro, trascrive la realtà difficoltosa dei contadini meridionali, rifacendosi a situazioni, personaggi del vivere quotidiano attraverso un linguaggio melodioso, accattivante e raffinato. Tendenza primitiva, questa, dell?opera di Scotellaro, evidente in Margherite e rosolacci, raccolta caratterizzata da tensioni espressive tipiche di un certo Surrealismo meridionale:
Da Margherita e rosolacci
Trilla l?allarme
Si sentono vagiti ruzzolare
da questi gusci, da un pugno di case.
All?alba trilla l?allarme
richiama la campagna
sono tutti sugli usci.
Tuttavia, la musicalità, la limpidezza e un accennato epicureismo della forma non sono i soli esiti a cui perviene il, seppur, giovanissimo poeta. La sua poesia, infatti, si fa ancora più efficace, nel secondo periodo, quando diviene volutamente ripulsiva, sfrontata nei toni, ruvida:
Da È fatto giorno
Gli abigeatari
Chi non dorme nel mare sonnolento
delle ristoppie unite, sulle spoglie
dei calanchi, gli abigeatari.
Scansàti alle tamerici,
sulla sabbia accolta del fiume,
gettano i mantelli neri,
amano il loro mestiere,
uomini sono gli abigeatari.
spiriti pellegrini della notte,
si cibano all?alba.
L?esemplarità di E? fatto giorno, sta proprio nelle pieghe di una scrittura che e? sintesi astrusa di una poesia visionaria e realista al tempo stesso. La straordinaria forza e originalità della giovane, ma già matura, vocazione poetica di Scotellaro, risiede in quella sua capacità di riuscire a mettere le parole in bocca agli analfabeti, agli esclusi, facendo si? che vengano dai più comprese, attraverso un linguaggio tipicamente dialettale che offre immagini incantevoli, sintetizzando, così, nella scrittura la percezione drammatica del destino privato e sociale. La conquista di forza espressiva dei suoi testi, va certamente rintracciata nel tempo in cui si manifesta. Tempo storico in cui la presa di coscienza della condizione drammatica dei contadini occupatori delle terre, fa nascere l?impulso inarrestabile nel giovane e carismatico poeta, di reagire alla secolare passività, fortemente stimolato dai contadini stessi che lo riconoscono quale ?guida? insostituibile.
Egli e? stato, tuttavia, protagonista appassionato ma pensoso del tempo, convinto che il risveglio contadino non dovesse rimanere un fatto locale, sempre teso, in tutta la sua opera, a cercare il dialogo con le grandi realtà cittadine, senza incantamenti ideologici e strategie partitiche o ancora assecondando anarchismi sterili, rifacendosi alla radice propria della società contadina mirando al rinnovamento dei rapporti attraverso l?esortazione alla coscienza. E se da un lato Scotellaro, comunque pervaso dal clima ermetico, riaffermò l?epica come strumento espressivo, colmandola di nuovi contenuti politici e sociali, dall?altro, per l?introduzione di queste nuove istanze, compì un rinnovamento nella storia della poesia italiana, premessa della poesia più competente della seconda metà del Novecento, in cui la letteratura si e? andata connotando sempre più come impegno culturale e politico per molti intellettuali, almeno fino agli anni ?70, tra cui Gatto, Zanzotto, Giudici, Fortini, Sereni.
Bene, questa antologia edita Mondadori, a dispetto delle poche e tardive approvazioni da parte dei critici, riconosce a Scotellaro la funzione centrale di poeta e soggetto politico, d?un Sud affamato, del secondo dopoguerra, e offre l?opportunità, a lungo negata, di fruire dei suoi testi. Un?azione che veicola attraverso una poesia atavica e memoriale una nuova riflessione sulla storia lucana e meridionale in genere, e su quella più propriamente poetica del Novecento, consentendo di inibire, da un lato, il passo continuo e minaccioso dell?oblio, e di ripercorrere, dall?altro, la sobria evocazione del passato, nel tentativo di decifrare un percorso praticabile per l?umano lucano consapevolmente in bilico di questo tempo.
Rocco Scotellaro
Rocco Scotellaro, poeta e scrittore lucano nacque a Tricarico (MT) nel 1923. Figlio di artigiani, fu personaggio pubblico di rilievo dell?immediato dopoguerra. A 21 anni fondò la sezione del Partito Socialista locale, eletto sindaco nel 1946 si impegnò attivamente per riaffermare la dignità delle popolazioni rurali del Sud. Cominciò in giovanissima età a scrivere poesie, racconti ed articoli giornalistici. Fu in occasione della campagna della Repubblica che nel maggio 1946 conobbe Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria, gli amici-maestri cui rimase profondamente legato fino alla morte. Nel novembre 1949, a Macerata, in occasione di un convegno su ” La cultura nelle province”, portò un importante contributo al dibattito e poté stringere utili contatti con altri scrittori, tra i quali Michele Prisco con cui tenne una fervida corrispondenza. Partecipò all?occupazione delle terre di quel tempo, e ingiustamente accusato di concussione dai suoi avversari politici, venne incarcerato nel 1950 e trascorse 45 giorni in carcere. Di quest?esperienza è frutto il suo romanzo L?uva puttanella. Nell?ultimo periodo della sua vita si dedicò a un?indagine sociologica sulla condizione dei contadini del meridione, lavorando al libro Contadini del Su,d in seguito alla richiesta dell?editore Laterza, che rimase purtroppo incompiuto a causa della morte sopraggiunta prematura e fulminante il 15 dicembre del 1953.
Tutti i suoi libri furono pubblicati postumi. Oltre al romanzo e all?inchiesta sociologica già citati, vennero pubblicate le poesie del suo volume più importante, È fatto giorno (sempre nel ?54), curato da Carlo Levi, che ottenne il Premio Viareggio. Altre poesie sono poi state pubblicate a cura di Franco Vitelli nel 1978 con il titolo di Margherite e rosolacci, mentre nel ?74 era apparsa una raccolta di racconti: Uno si distrae al bivio.