LE RICHIESTE DI LEGAMBIENTE E WWF
PERCHÉ NON SI RITORNI NEL SILENZIO E NELL?OMERTÀ
Richiamare l?attenzione delle istituzioni e dei media su un inquietante scenario, già denunciato negli anni passati da Legambiente, Wwf e Greenpeace, che è rimasto ancora oggi senza risposte: quello delle cosiddette ?navi dei veleni?, autentiche carrette dei mari riempite di rifiuti tossici e radioattivi e fatte affondare nel mare Mediterraneo. Un intrigo internazionale che contiene molti lati oscuri, e che trova nell?inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Paola un nuovo spiraglio nella ricerca della verità. Uno sforzo che ha bisogno del massimo sostegno di Parlamento e Governo.
?La complessità della vicenda delle navi dei veleni, dietro la quale si nascondono faccendieri internazionali, trafficanti di armi e di rifiuti, ma anche connivenze e relazioni con soggetti istituzionali – affermano Legambiente e WWF ? richiede lo sforzo congiunto di tutti gli organismi istituzionali con competenze in materia?.
È questo l?appello avanzato oggi da Legambiente e WWF, nel corso della conferenza stampa di presentazione del dossier ?Le navi dei veleni? presso la sala Stampa della Camera dei Deputati, alle Commissioni parlamentari d?inchiesta sul ciclo dei rifiuti, sulla criminalità organizzata, sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, al Comitato sui servizi di informazione e al Procuratore nazionale antimafia.
E il momento di svolta forse è arrivato proprio grazie all?avvio di nuove indagini da parte della Procura della Repubblica di Paola relative all?incidente della ?Motonave Rosso? (ex Jolly Rosso) avvenuto il 14 dicembre 1990 nel tratto costiero compreso tra Amantea e Campora San Giovanni (località di Formiciche, Comune di Amantea, Provincia di Cosenza). La vicenda, che sembrava dimenticata (il processo arriva dopo 13 anni di indagini delle Procure di Reggio Calabria e Lamezia Terme), vede oggi il sostituto procuratore Francesco Greco, titolare delle indagini, indagare seguendo diverse ipotesi di reato che potrebbero andare dal tentativo di affondamento doloso all?occultamento di rifiuti tossici e radioattivi. Una nuova luce su una delle tante ?navi sospette? riaccesa anche grazie a recenti inchieste giornalistiche del settimanale L?Espresso, con articoli a firma di Riccardo Bocca, e della stampa locale con il Quotidiano 24 Ore in Calabria.
Nel dossier le Associazioni sottolineano come la preoccupazione su questo fenomeno sia del tutto attuale, come risulta dalle risposte date dal Governo a una serie di iniziative parlamentari per fare chiarezza sull?argomento. Numerose, infatti, sono state le interrogazioni e interpellanze presentate sul caso ?Rosso? e sul fenomeno degli smaltimenti illegali di rifiuti in mare (dai Deputati Realacci, Sgobio e Vianello, dai Senatori De Petris e Iovene).
Anche alla luce di questi nuovi documenti istituzionali che si aggiungono a quelli già elaborati nelle precedenti legislature dalle Commissioni parlamentari d?inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Legambiente e Wwf hanno avanzato oggi 10 richieste specifiche, indirizzate alla stessa Commissione, al Comitato parlamentare sui servizi di informazione e sicurezza, alla Commissione parlamentare Antimafia e alla Commissione parlamentare d?inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin:
1) approfondire in maniera esauriente quanto già conosciuto e paventato da stessa Commissione parlamentare d?inchiesta sul ciclo dei rifiuti sin dal 1996 in relazione all?esistenza di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi e radioattivi via mare;
2) verificare quali e quanti altri procedimenti, a partire da quello in svolgimento a Paola, o indagine giudiziarie siano in corso per fatti inerenti o comunque collegabili alle vicende del traffico internazionale di rifiuti;
3) chiedere alla Presidenza del Consiglio, per quanto di sua competenza relativamente ai compiti di Protezione Civile, al Ministero dell?Interno e al Ministero dell?Ambiente e della Tutela del Territorio di compiere un?indagine nelle acque territoriali italiane per individuare i relitti delle ?navi a perdere? e, quindi, metterle in sicurezza, procedendo laddove possibile al recupero del relitto e alla bonifica delle aree eventualmente contaminate;
4) impegnarsi affinché sia garantito il massimo sostegno possibile, di uomini e mezzi, alla procura della Repubblica di Paola, a cominciare dal reintegro del personale di Pg destinato ad altre attività, con serie ripercussioni sulle indagini in corso;
5) chiedere al Ministro degli Interni o al Ministero degli Esteri, se non registrato nel territorio nazionale, ogni intervento utile per far oscurare il sito web di ODM ancora oggi attivo, (www.tinet.ch/odm01/start-2.html, mentre la sede legale risulta essere in via Landriani 7, 6900 a Lugano – Svizzera). ODM (Oceanic Disposal Management) è la società, di proprietà di Giorgio Comerio, che ha elaborato uno studio ingegneristico che prevedeva lo smaltimento in mare di scorie radioattive attraverso ?penetratori? (siluri lunghi 16 m. del peso circa di 200 tonnellate ciascuno) fatti scivolare verso i fondali argillosi da navi opportunamente attrezzate;
6) condurre un approfondimento per verificare su scala nazionale e internazionale quali sia stato il ruolo della criminalità organizzata nelle attività di traffico illecito via mare di rifiuti radioattivi e pericolosi (valorizzando in tal senso l?ottimo lavoro di analisi già svolto dalla Direzione investigativa antimafia) e di come questi traffici si intreccino con il traffico di armi;
7) verificare lo stato di conoscenza presso i servizi d?informazione e sicurezza dei presunti traffici illeciti di rifiuti riconducibili alle vicende segnalate in questo dossier nonché ai personaggi coinvolti (in particolare Giorgio Comerio) e più in generale al fenomeno delle cosiddette ?navi a perdere?;
8) assumere gli scenari descritti nel servizio giornalistico de L?Espresso per l?attività di indagine relativa alla vicenda oggetto dell?attività della Commissione stessa;
9) acquisire tutti i materiali utili alla verifica delle presunte attività di smaltimento illegale di rifiuti avvenute al largo delle coste della Somalia nonché durante i lavori di realizzazione della strada Garoe-Bosaso, in particolare le immagini satellitari relative all?epoca dei lavori e dei presunti affondamenti in mare, già denunciati alla commissione parlamentare d?inchiesta sul ciclo dei rifiuti (vedi punto successivo);
10) appurare cosa risulti alla Commissione bicamerale sui rifiuti sulla vicenda Alpi/Hrovatin in relazione a quanto accennato nel servizio giornalistico citato e che riportiamo testualmente quale estratto dalla Relazione Conclusiva dell?11/3/1996. In detta Relazione (con riferimento alle segnalazioni di attività sospette di occultamento in mare di container a Bosaso, pervenute all?ufficio Unicef, all?Ufficio del dipartimento della Nazioni Unite, e all?ufficio OMS, tutti con sede a Bosaso) viene rilevato: ?Peraltro la Commissione ritiene doveroso segnalare un?altra coincidenza: proprio nell?area in questione, e in particolare a Bosaso, ha svolto i suoi ultimi servizi televisivi prima di essere uccisa la giornalista della RAI Ilaria Alpi, impegnata secondo quanto emerso finora, in un?inchiesta giornalistica relativa a presunti traffici d?armi. Non si tratta peraltro dell?unica coincidenza emersa al riguardo nelle attività di indagine tutt?ora in corso?.
Legambiente e Wwf monitoreranno l?esito di queste richieste e vigileranno affinché sia garantita alla Procura di Paola tutti i mezzi e le risorse necessarie per approfondire la vicenda. Ma non basta, al di là dell?esito di queste richieste specifiche, infatti, resta il fenomeno ancora attuale delle cosiddette navi a perdere e delle troppe carrette dei mari che continuano a solcare il Mediterraneo. E per queste ragioni che Legambiente e Wwf sollecitano una forte attività di cooperazione a carattere internazionale tesa a monitorare questi traffici e a scongiurare qualsiasi attività di smaltimento illegale in mare di rifiuti e sostanza pericolose.