Gli studi dell?associazione la Torre di Potenza: l?antico torrione Guevara
L?associazione potentina ?La torre?, composta da giovani abitanti del capoluogo lucano, amanti del proprio luogo di origine, hanno condotto numerosi studi volti alla conoscenza del territorio, delle vicende storiche e culturali, delle esistenze dei loro antenati e dei monumenti realizzati, così da sentire il passato vivo e integro nelle esistenze contemporanee. Tra le ricerche condotte, hanno pregio e valore i dati raccolti sul centro storico della città di Potenza.
Probabilmente sono pochi a sapere che la torre Guevara è situata nel pieno centro storico del centro abitato lucano ed è posta al termine della centralissima via Pretoria. È avvolta dal verde di un umile giardino che si affaccia sulla vallata prospiciente e sui virenti colli che cingono la città della Basilicata. Per lo storico E. Viggiano, in ?Memorie della città di Potenza?, volume del 1805, la costruzione risale al lontano anno Mille ed era una sezione di quello che fu l?antico castello dei conti dei Potenza. Si narra, inoltre, che fu edificata prima del maniero, in epoca longobarda, con una precisa funzione di vedetta e soltanto in seguito fu fabbricata la struttura fortificata, la quale divenne poi il castello cittadino.
Nel corso del periodo medievale la torre Guevara, essendo collocata all?estremità orientale dell?antico borgo potentino, acquistò una funzione difensiva dalle scorribande barbare e di controllo dell?ansa fluviale del Basento, dalla sorgente fino alla stretta di Albano, così come si attesta dal volume di A. Motta e V. Perretti dal titolo ?Toponomastica ottocentesca?.
La collocazione del torrione lascia supporre che inizialmente fosse più elevata, si racconta, infatti, che l?altissima merlatura, segno di indiscussa potenza, fosse stata screpolata dal lavorio del vento, dalla potenza dei secoli e dalla forza dei terremoti (R. Riviello, ?Cronaca potentina dal 1799 al 1882?). Durante le epoche ormai volate via gli edifici sono stati adibiti a dimora e utilizzati dalle illustri casate che ebbero la città di Potenza come feudo, tra le quali figurano le personalità del conte Ingulfo, deceduto nel remoto 803 e Ranieri di Loffredo, che regnò nel corso del periodo svevo.
In seguito alla vittoria della casata angioina, realizzata da Carlo I, sui reali di Svevia, capeggiati da Corradino, nel 1268, la città di Potenza, fedele agli sconfitti, venne quasi rasa al suolo e il mirifico castello fu tolto ai conti e affidato a un Regio Castellano. Quando il regno angioino terminò giunsero in Basilicata gli aragonesi, il cui sovrano Alfonso cedette la contea di Potenza al fido don Innico de Guevara. I segni lasciati dai nuovi signori furono visibili e riscontrabili nella partecipazione alle vicende socio-politiche dell?attuale capoluogo lucano, fino agli interventi in ambito architettonico. Essi eseguirono, in effetti, la ristrutturazione dell?antica cinta muraria di origine normanno-sveva, i cui lavori di recupero erano già incominciati in epoca angioina. Il sito fu fortificato, dotato di porte e finestre, nonché torri di avvistamento e difesa. Presumibilmente risalgono al periodo in esame la Porta della Trinità e di San Luca, così come i lavori di ristrutturazione del Palazzo del Seggio, del chiostro duecentesco di San Francesco, di Santa Maria del Sepolcro, quest?ultimo il luogo di culto prediletto dai conti, nonché loro sepolcreto.
Nel corso del ?400 il castello venne abbandonato e servì come ospizio tenuto dai frati cappuccini di Sant?Antonio la Macchia, mentre la torre fu conservata dalla nobile famiglia. Nel ?600 Beatrice de Guevara sposò il nobile Enrico di Loffredo, il cui figlio lasciò in eredità un?ingente somma di denaro ai religiosi, a condizione che essi fondassero una chiesa e un monastero all?interno. Solamente nel 1810 mediante un decreto regio, la rocca accolse tra i suoi atrî l?ospedale San Carlo, il quale agli inizi degli anni ?60 del XX secolo fu trasferito nel rione Santa Maria e la fortezza venne demolita, in seguito all?alternarsi di una varietà di vicende storiche, indissolubilmente mescolate agli edifici e alla vita dei potentini. Dopo la rivolta partenopea del 1799, difatti, Potenza fu tra le prime città ad approvare, vivere e attuare la lotta per la libertà, pertanto, malvista dai potenti di turno. Nel 1806 divenne, per volere bonapartiano, il capoluogo della provincia e poi diventò nuovamente un possedimento borbonico, in seguito l?avvento della Restaurazione realizzata dall?omonima casata.
Della storia plurisecolare, delle alterne vicende, delle peripezie dei cittadini e della curata architettura oggi resta ben poco; l?unico segno e simbolo sopravvissuto è proprio la Torre Guevara, troppo spesso dimenticata e abbandonata, come spesso succede per le cose vecchie, considerate inutili e inutilizzabili. Il lavoro dell?associazione ?La torre? va oltre, al fine di scoprire e salvare un passato non di rado obliato (Fonte: Associazione ?La Torre?).
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