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One Dimensional Man dixit

One Dimensional Man
Il loro suono dal vivo, ruvido e rabbioso, lo spettacolo ironicamente teatrale, il piglio sarcasticamente "politico" dei "comizi" fra una canzone e l’altra, le nudità esibite narcisisticamente, il sudore e gli sputi che la band mette in mostra con mal celata spudoratezza, hanno fatto dire ad alcuni che One Dimensional Man sono la migliore "live band" d’ Italia…Ma One Dimensional Man non è che un onesto power rock trio, proveniente da Venezia, con all’attivo quattro album (l?ultimo ?Take me away? è datato giugno 2004), una lunga serie di partecipazioni discografiche in diverse compilation, qualche centinaio di concerti nella penisola e apparizioni nei maggiori festival italiani e all’estero.

La formazione:

Pierpaolo Capovilla voce e basso
Dario Perissutti batteria
Carlo Veneziano chitarra

L?intervista:

Benvenuto nella terra dei lupi e dei briganti. Nona edizione del Pollino Music Festival. Tre giornate immerse nella musica e nella natura. Come ti sembra quest?esperienza? E? un?esperienza molto interessante, affascinante i paesaggi. Non ci aspettavamo di vivere un?avventura di questo genere; è la prima volta che suoniamo in Basilicata ed è davvero un gran bel posto. I nostri complimenti a chi ha organizzato la manifestazione.

Il Pollino Music Festival è una delle tante manifestazioni musicali estive che come di consueto, in questo periodo si affacciano sulle piazze delle varie città italiane. Da alcuni anni questa manifestazione ha scelto di rivolgersi ad un target giovanile e si è fortemente caratterizzato per la particolare attenzione verso le musiche attuali e la promozione delle band emergenti. Qualche consiglio da esperti a chi è alle prime armi e ha tanta voglia di fare buona musica. Il mio consiglio? Bhè.. Cambiate mestiere.. ah ah ah – sorrisi ironici -è molto difficile trattare la musica. Per fare il musicista, bisogna avere una grande forza di volontà, grande capacità di rinnovarsi, non rimanere nel banale, definire un proprio stile che è sicuramente la cosa più complicata da realizzare.

Take me away il vostro ultimo album. Già commentato come ?divenire dialettico della realtà individuale?. Mi spiegate meglio questo vostro recente progetto musicale? E? il nostro quarto disco, registrato a gennaio, uscito di recente. Abbiamo avuto da subito ottimi riscontri. Si è trattato di un lavoro intenso, molto attento ai particolari perché da quando è cambiato il nostro chitarrista abbiamo dovuto ridefinire molte cose. Siamo un trio e quando cambia un elemento la differenza si sente e anche tanto. Questo recente progetto musicale si pone prima di tutto come messa in discussione dei lavori passati, abbiamo studiato e rivalutato il nostro modo di suonare. Ore di prove per arrivare alla giusta armonia, il sistema sonoro perfetto che ci consente di dare il massimo, quando suoniamo nei concerti

Rispetto ai primi due album si avvertono dei cambiamenti nel vostro modo di lavorare ?alla musica? un po? come un fare ?all?amore?? Inizialmente un rapporto più viscerale istintivo poi gli approcci sono diventati più riflessivi, quasi meditativi ? Cos?è che è cambiato e ha determinato questa crescita musicale così vistosa?
Fare il musicista è come una vocazione, si può stabilire con la musica lo stesso rapporto che un credente può definire con la propria religione. La mia religione è la musica; più vado avanti, più mi rendo conto di quanto questo rapporto non si limiti solo all?aspetto istintivo. Pensare a quello che suono e intuire quando sto facendo una cazzata, saper riconoscere se sto approcciando a qualcosa d?interessante è l?unico modo che mi consente di lavorare bene.

One Dimensional Man

Qual è la vostra formazione musicale? A chi v?ispirate? La mia formazione musicale è decisamente eterogenea, le mie orecchie apprezzano molto il punk americano, fino al rock anni 80.

Registrare un album da soli è un?esperienza che voi conoscete bene. Impegnativa e coraggiosa. Si tratta di un?esperienza coraggiosa soprattutto in termini economici.
E? un?operazione molto costosa, faticosa da affrontare ma che lascia spazio per gestire meglio la tua creatività, il tuo modo di lavorare all?idea. Il vantaggio è importante perché vede lontani tentativi di rendere ?commerciale? un disco che è tendenza comune a tutti i sistemi editoriali delle grandi major.

Cosa credete si aspetti il pubblico da un vostro concerto? Non mi aspetto nulla. Vado sul palco, suono per me stesso, suono per la mia musica. Mi aspetto che ci sia molta gente perché questo ovviamente è sinonimo di maggiore entrata economica? vabbè scherzo, conta anche questo altrimenti, camperemmo d?aria..
Un pubblico corposo ti garantisce, almeno in parte, che stai lavorando bene e ti da la giusta carica per un?esibizione iridescente.

Quanta autobiografia c’è nei pezzi? Quanto sono importanti i testi? I testi parlano di me, del mio vissuto ma non solo. Mi piace attingere dalle storie di vita quotidiana. Mi diverto a musicare le notizie di cronaca nera a raccontarle come in un film perché la mia vita è un film. In tutto ciò è essenziale la semplicità, cerco sempre di prendere in considerazione i fatti più scontati per poi renderli unici.

Progetti futuri? Pensate ad un’"esportazione"? Certo che si. Riuscire a trovare giusti consensi in tutta Europa è un?utopia, ma è quello a cui aspiriamo. C?è molta concorrenza soprattutto in Inghilterra, ma non ci facciamo spaventare. Abbiamo già suonato in giro per l?Europa e credo che continueremo a farlo.

Un consiglio amichevole: quale album mi consiglierebbe di comprare in questo momento? I dischi costano troppo. Per chi ha possibilità vi consiglio l?ultimo di Tom Waits