Conoscere la Lucania significa prendere come sistema di riferimento la produzione poetico-letteraria di scrittori che hanno dato un contributo notevole allo sviluppo culturale di una realtà italiana che, nel corso degli anni, è cresciuta in silenzio.
Diversi scrittori, diversi tempi ma un?unica e sola voce che parla, quella del cuore, dell?amore per una terra, la propria, da sempre abbandonata a se stessa.

G. De Vita, viene annoverato tra i poeti che contano di più soprattutto in virtù della sua originale produzione dialettale.
Lo studio dei dialetti è diventato una categoria fondamentale ed irrinunciabile negli studi di linguistica italiana. Le varietà lessicali intraregionali spesso sottolineano il campanilistico compiacimento di distinguersi e sentirsi diversi.
Le coloriture dialettali danno una particolare ed insostituibile coloritura alle parole;sono tuttavia un aspetto ed un effetto di quella gran varietà della lingua, che in Italia, più che altrove, è anche amaro retaggio di una dolorosa realtà della storia.
Negli scritti di De Vita, presente e passato coesistono fondendosi mirabilmente in un ritaglio di ricordi ed immagini di un tempo ormai passato ma eternamente impresso nella mente.
Il suo intento non è quello di ripescare sterili momenti ma di dare un tono ed un colore diverso allo scorrere inesorabile dell?esistenza; un tempo esaurito nella storia torna a vibrare.Il motore del linguaggio è rappresentato non solo dal verbo ma anche dalla parola, la parola esatta, messa al posto giusto con semplicità ed equilibrio fino a creare un universo di rare immagini ed atmosfere. C?è un richiamo al senso delle cose, ai gesti, ad una quotidianità che non stanca, alla magia del sentimento e alla musicalità delle parole.Il lettore riesce a calarsi in luoghi coinvolgenti ed evocativi; colori, suoni, voci, tutto è musica.

Il focus centrale della sua opera si trova tra una dimensione puramente letteraria e l?analisi antropologica di una civiltà contadina che si muove in un mondo variegato ed intrecciato di simboli, oggetti e personaggi.
Lo scrittore gravita senza controllo psicologico sul territorio umano e linguistico dell?entroterra cilentano.
Per la prima volta, durante il nostro iter letterario, incontriamo uno scrittore cilentano.
Dal volume ?Cche ssì Ciliento mia? emerge il meraviglioso Cilento, ?o?Cilient?, con i suoi scogli,la vegetazione, gli ulivi, i colori, il profumo inebriante delle ginestre, il mare; un mèlange di antichi odori e sapori, cibi genuini (?lo rraù re nonna Peppina?), il grano, i ciliegi, i castagni convive con antiche tradizioni.

Ai piedi del monte ?Gerbisonne?, lo scrittore non può che restare stupefatto dinanzi a misteriosi luoghi intrisi di storia e leggenda.Allo stupore della prima parte dell?opera, si contrappone la tristezza della seconda; una lontananza forzata ha costretto molti a lasciare la propria terra e la certezza di tornare, un giorno, a vivere lì diventa man mano vana speranza. Solo pochi fortunati riescono a tornarvi ma dopo tanti anni incombe uno strano senso di estraneità dinanzi a luoghi rivisti ormai con occhi diversi. Tristezza, dubbi, malinconia, un lento rincorrersi d?immagini, serate di luna piena, il rumore del mare, spruzzi d?acqua, voci lontane, ansie e paure. Si percorrono vicoli e strade cilentane, le piazze sono animate da voci di personaggi strani, scherzosi e spesso enigmatici: ?o? prevetariello?, ?Ron Mimì?, ?Mastro Rosario?. Da ricordare ancora ?lo professore Cetrangolo? con le sue svariate lezioni di vita, l?affetto per gli alunni, l?amore e la dedizione allo studio:

?E fu accussì ca ra dda scola re vita
ca nun furnìa cco le scole,
nge ?mbarao a deventà nuommini,
uommini e celentani?.

Locuzioni dialettali fortemente espressive trasmettono la genuinità di sentimenti non aventi tempo, frutto di diverse storie di sacrifici, privazioni ma anche di valori e tradizioni; si leva una voce che non copre silenzi espressivi e non invecchia nonostante l?inesorabile scorrere del tempo; è l?eco di una società patriarcale ormai in declino dinanzi ad un progresso sempre più dirompente.

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