Di seguito, presentiamo la lattera di una nostra lettrice che denuncia lo stato gravoso delle nostre spiagge. Purtroppo, in regione, non è soltanto Maratea a pagare il gap, ma molte altre zone balneari sono inguardabili. Le nostre spiagge, cedono il passo a discariche e cementificazioni, oltre che alle privatizzazioni all’insegna di un turismo d’élite, per i pochi ricchi. La “denuncia” che segue è l’occasione di lanciare un appello a tutti i lucani: segnalateci altre situazioni del genere, scrivendo alla seguente casella di posta elettronica: direttore@lucanianet.it

Ecco la lettera:

Egregio Direttore,

Anche quest?anno, come tanti genitori, ho portato i mie bambini al mare, ma oltre alle normali fatiche che l?ufficio di essere mamma o papà comporta, mi è toccato fare i conti con una realtà ben più difficile del solito: il degrado in cui versano le spiagge del litorale tirrenico lucano.
Oltre al generale stato di abbandono dei sentieri e delle stradine di accesso alle spiagge è possibile, come mi è successo, vivere vere e proprie disavventure: come quella di rischiare di rimanere bloccati sulla spiaggia di Malcanale (Spiaggia nera ) perché l?unica stradina agibile è quella che attraversa un lido in concessione, i cui addetti, guardandosi bene dall?avvisare i bagnanti della spiaggia libera ( a cui magari fino a cinque minuti prima hanno venduto gelati, patatine, ecc. ecc.) ad una ora prestabilita decidono di chiudere.

E? vero, molti pagano per fare esperienze avventurose mentre io mi lamento di aver trovato insormontabili cancelli chiusi e di essere stata costretta a scalare con ombrelloni, zoccoli, e figli piccoli al seguito, cumuli di terreno che ormai da giorni il maltempo aveva fatto franare sulla strada pubblica e attraversare stradine da brivido in bilico sull?abisso ?

E cosa dire poi dell?accesso a Cersuta, stupenda spiaggia incastonata nel verde, che è? lo scenario perfetto per un delitto da giallo estivo con tonfo del cadavere dalla scogliera, senza la scomodità di doverlo far basculare sulle ringhiere di protezione, dal momento che non esistono (più)!?. E pensare che il sano buonsenso, una semplice informazione ed indicazione sarebbe bastata per evitare rischi o eventuali danni ai bagnanti?.

Ma credetemi l?esperienza più affascinate potrete viverla ad Acquafredda immersi in uno degli scenari più incantevoli del nostro mare, dove prima di piantare l?ombrellone sarete costretti a raccogliere mattonelle, blocchetti di calcestruzzo, blocchi di cemento armato con il ferro arrugginito incorporato?. che fatica e che pianto?che rammarico per chi come me di mestiere fa l?ingegnere e da più di dieci anni sostiene, con studi documenti e progetti che gli ?inerti? non sono mai ?inerti? nei confronti dell?ambiente circostante e che, oltretutto, sono una risorsa che se non abbandonata in ogni dove, apposite macchine (esistenti anche nel nostro territorio) potrebbero trasformare al fine di consentirne il riutilizzo e produrre nuova ricchezza?.

Mentre scrivo queste righe , come ho fatto miliardi di volte, sento più che mai, io, che mi sforzo di essere attenta ai problemi dell?ambiente che da anni mi batto per quello che si chiama sviluppo sostenibile che, forse, come dice Caparezza ( che i miei figli amano tanto),?io vengo? proprio ?dalla luna?. Non mi importa capire di chi sono le colpe, capri espiatori ne esistono quanti ne vogliamo: il maltempo, ad esempio e poi? bla, bla, bla e bla . Quello che conta è ciò che ho davanti ai miei occhi: bambini che giocano tra cumuli di rifiuti e sullo sfondo un mare dove bolle bianche vanno e vengono e dove il catrame fa capolino?è questa Maratea? il posto dove ho trascorso i giorni più belli della mia infanzia, dove mi sono sposata, dove sono nati i miei figli e che non posso non sentire parte della mia esistenza? è un incubo.

Poco importa elencare le responsabilità perchè tutti ne abbiamo: la Regione avrebbe potuto seguire l?esempio dell?Umbria, che nei processi di ricostruzione post – sisma, ha cercato di favorire il controllo degli scarti edilizi attraverso incentivi alle ditte che si prodigavano per corretti stoccaggi o smaltimenti; il comune avrebbe potuto attivarsi in tempo e non essere soddisfatto di una pulizia che si limita alle spiagge in concessione, perché è veramente difficile pensare, data l?attuale situazione ad un turismo d?elite ( a meno che i lidi non diano in dotazione con gli ombrelloni i paraocchi e non si ordini al mare anzi a Plutone, con il suo tridente di sospingere gli scarti solo nei fondali prospicienti le cosiddette spiagge libere); le associazioni e gli imprenditori turistici avrebbero potuto controllare e far pressione sulle amministrazioni affinchè fossero favoriti atteggiamenti corretti e attivate misure di salvaguardia ambientale in tempo utile.(anche perché in assenza di queste misure sarà impossibile pensare ancora ad uno sviluppo turistico economicamente proficuo per gli anni a venire).

Ognuno di noi avrebbe potuto fare qualcosa e, se il risultato è questo, non lo ha fatto. Ma è ora di cambiare perché i nostri figli stanno già pagando il nostro scorretto utilizzo del territorio, ancora ce la possiamo fare. Ci credo? ma si sa: ?io vengo dalla luna?.

Elena Carlomagno

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