Obiettivo: scoraggiare il turismo in un luogo Patrimonio UNESCO, dove millenni di storia si sono armoniosamente riuniti permettendoci ad ogni passo di sentire il loro respiro. L’impresa è ardua, lo ammetto. Eppure, seguendo queste semplici regole, ci riusciremo.

Se il turista prima di partire cerca informazioni su internet, fare in modo che sul sito del Comune, ciccando su "Storia della città" o su "Sassi" non ci sia nessuna informazione, e che ciccando sui quattro link consigliati, uno sia inesistente, uno in costruzione, uno di una società fallita e l’ultimo non sia più ampio di una pagina.

Se il turista decide di partire perché ha attinto informazioni altrove, bisogna agire sui trasporti. Evitare di collegare la città alla rete ferroviaria. Non devono esserci collegamenti diretti all’aeroporto. Collegarla a Bari con una trafficata strada a due corsie, e con treni a scartamento ridotto fatiscenti, afosi e vecchi. Per chi proviene dall’autostrada, le indicazioni devono confondere il viaggiatore. All’uscita dall’aeroporto e dalla stazione di Bari, va accuratamente evitata qualsiasi segnalazione. Non va collegata con strade a scorrimento veloce né col mare, né con Potenza. Assicurarsi che i collegamenti con la stazione di Ferrandina siano pochi, e che la stazione stessa versi in condizioni disastrose.

Purtroppo, qualcuno riuscirà ad avvicinarsi in città. Se questi arriva col trenino FAL, rendere poco accogliente e puzzolente la stazione d’arrivo, e all’uscita di questa, fare trovare il turista in un deserto d’asfalto, senza nessuna indicazione. Se arriva in auto, fare in modo che le segnalazioni siano contraddittorie e nascoste, e lo conducano nei posti più trafficati della città senza via di scampo.

I pochi superstiti si metteranno in cerca di informazioni turistiche. Se non si riesce a sopprimere l’ufficio dell’APT, che almeno non sia in vista: il terzo piano di un palazzo può andar bene, specie se è in un vicolo dove un turista non andrebbe neanche a far pipì. Per quanto riguarda il Comune, utilizzare dei gabbiotti semi-nascosti dove mettere poveri studenti, costretti dai loro istituti, a distribuire oscure e datate cartine turistiche, senza alcuna indicazione né storica né artistica.

Se qualcuno ha ancora voglia di visitare la città, va subito fatto assalire da ragazzi a bordo di rombanti motorini, con finti cartellini di guide turistiche. Ad un primo "no grazie", continuare a ronzare intorno ai turisti finché questi non minacciano di chiamare i vigili. A questo punto lasciarli da soli in modo che si rendano conto che di vigili non c’è neanche l’ombra. Se invece si tratta di gruppi organizzati che arrivano in bus, bisogna che attraversino il boschetto, e che questo sia senza manutenzione e ricettacolo di sporcizia ed animali. E’ importante che le panchine siano divelte, per evitare che si riposino.

Queste regole non bastano ancora: qualche testardo sarà ancora deciso a visitare la città. Ma neanche noi molliamo. Tenere sempre chiusi i palombari e gli ipogei sotto la piazza principale. Non segnalarli in nessun modo. Evitare di rendere pedonale il centro storico, e permettere il passaggio ed il parcheggio delle auto anche nell’unica, piccola area pedonale. Per zittire i soliti polemici, installare cartelli di divieto di transito alle auto, ma evitare di sanzionare chiunque con qualsiasi mezzo strombazzi e invada a qualsiasi ora le tortuose stradine dei Sassi. Fare di Piazza Duomo un grande parcheggio, fare in modo che nello stesso Duomo siano presenti impalcature fino a data da destinarsi per renderne impossibile la visita, chiudere le chiese rupestri nel pomeriggio, e quelle meno visitate per tutto il giorno. I Sassi devono essere invasi da sporcizia e cani, da auto e paraboliche, da cavi e rumore, da abusivi e camion.

Sebbene la realtà vada molto oltre, qualcuno si ostina ancora a visitare la città. Sono sicuro che presto descriverò qualche nuova trovata da inserire nel decalogo. Attendete fiduciosi.

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