Il passato che vive nel presente. Il borgo di San Costantino Albanese è
situato sulle pendici orientali di Timpa San Nicola, chiuso su tre lati e
aperto soltanto in direzione di San Paolo Albanese e della valle del Sarmento,
vallata lungo la quale scorre l?omonimo affluente del fiume Sinni. Il paesino
fu fondato nel remoto 1534, quando gruppi di profughi albanesi, guidati da
Lazzaro Mattes, abbandonarono la natia Corone, in quanto la cittadina venne
occupata da invasori turchi.
Il nucleo più antico del paesino lucano è denominato katundi alartaz e
corrisponde alla parte elevata del villaggio, ove sorge la chiesa dedicata
alla Madonna delle Grazie. La sezione più in basso è chiamata katundi ahimaz
ed è la sede della pieve eretta in onore della Madonna della Katistea, in
seguito demolita al fine di costruire un?imponente strada. L?arteria più
importante resta comunque via Skanderberg, la quale attraversa l?intero
paesino e si allarga in corrispondenza della piazza centrale ove si trova la
chiesa Madre, dedicata a San Costantino il Grande. Sul lato ovest dell?abitato
si erige il santuario della Madonna della Stella, protettrice del paese,
nonché cuore religioso dell?intera comunità.
La festa più importante di San Costantino Albanese è dedicata proprio a tale
immagine della Vergine e si svolge a partire dal 2 maggio. Il rito non
appartiene alla comunità albanese, ma un?antica leggenda narra che un
emigrante sconosciuto fece conoscere la cerimonia, la quale fu ripresa e
attuata con fervore dalla comunità locale in tempi alquanto remoti. Tre
settimane prima della data del 2 maggio, l?icona della Madonna è trasportata
dal santuario a lei dedicato fino alla pieve di San Costantino il Grande. Per
l?occasione sono realizzati cinque nusazit (= sposini), dei pupazzi di
cartapesta, che raffigurano un coppia di abitanti abbigliati con vesti
tipiche, due fabbri e il diavolo. Quest?ultimo ha due facce, quattro corna, i
piedi a forma di zoccolo di cavallo, la forca e la catena del paiolo, detta
kamasutra. I fantocci sono dotati di ruote, la quali permettono di far muovere
i personaggi. Nel dettaglio, i fabbri battono l?incudine sul ferro rovente,
mentre gli altri pupazzi girano su sé stessi, fin quando non esplodono. Al
loro interno sono, infatti, posti dei gruppi di petardi. I personaggi sono
posizionati dinanzi la statua della Vergine nel seguente ordine: i due fabbri,
l?uomo, la donna e infine il diavolo.
Gli abitanti attendono in primo luogo il botto dei pupazzi e in un secondo
tempo aspettano la musica della banda. Solo quando gli strumenti intonano le
melodie la statua della Madonna è portata per le vie del borgo. Le ragazze
nubili nel frattempo si sono posizionate davanti la divinità e portano sul
capo piccoli castelletti di candele (gli scigl), al fine di chiedere alla Dama
un matrimonio propizio. Tutte le altre donne si collocano dopo il simulacro e
recitano preghiere in lingua arbereshe. La sera della vigilia viene bruciato
un altro pupazzo, detto kali, raffigurante un uomo a cavallo. L?immagine
anticipa di un giorno la processione vera e propria, seguendo dunque lo stesso
tragitto. Nel corso del mese di maggio la tradizione gastronomica prevede che
si mangino tagliatelle condite con il latte (fletazit me klumesht).
Le donne albanesi sono conosciute soprattutto per la bellezza dei loro abiti
tipici. Il costume che caratterizza le dame di San Costantino è costituito da
un copricapo caratteristico (keza e cofa) fermato da spilloni d’argento, a cui
si abbina una camicia di seta bianca con merletti sovrapposti, un corpetto
rosso con maniche strette ricamate in oro e una gonna, sulla quale sono cucite
tre fasce alternate di raso bianco e giallo e una banda di satin blu posta
sull’orlo inferiore.
San Costantino è il paese lucano di cultura arbereshe i cui abitanti hanno
conservato quasi intatto l?intero patrimonio folkloristico. Non esistono
spiegazioni precise per chiarire tale fenomeno, ma un dato è certo: le
tradizioni sono vive e tramandate di padre in figlio. Forse per un recondito
amore del passato e della lontana madrepatria, forse per un inusuale
annullamento delle barriere temporali, in ogni caso il passato continua a
rivivere, incarnato e protetto nella storia e nei tempi.