Matera dal 9 luglio
Cinema – Comunale
Tel:0835334116
Piazza Vittorio Veneto
La casa dei mille corpi
Orario spettacoli:
17.45 – 19.45 – 21.45
Prezzo biglietto: euro 5.50
Cinema – Duni
Tel:0835331812
Via Roma 58
Out of time
Orario spettacoli: 20 – 22
Prezzo biglietto: euro 5.50
Potenza dal 9 luglio
Cinema – Due Torri
Tel: 097121960
Via: Due Torri n 5
50 volte il primo bacio
Orario spettacoli:
18.00 20 22
Prezzo biglietto : feriale euro 5.50 – festivo e prefestivo euro 6.50 – ridotto:4.50
Lagonegro (PZ): Fino dal 12 luglio
Cinema – Nuovo cinema IRIS
Tel: 097341410
Via: Napoli n 27
I diari della motocicletta
Orario spettacoli:
21.30 19.15
Prezzo biglietto: 4.50
La casa dei mille corpi – House of 1000 corpses
Christophe Honorè ha tratto questo film, da un’opera incompiuta di Georges Bataille, scrittore e filosofo decadente, che amava raccontare oscenità, estasi mistiche e il fascino della morte. Honorè, accompagnato da una Isabelle Huppert, sempre più a suo agio nei ruoli estremi, ha dimostrato molto coraggio data la scabrosità del tema, ma il risultato è quantomeno sconcertante. La storia è quella di Pierre, un giovane con grosse difficoltà di relazione, profondamente attratto da sua madre. La donna, a disagio con la "venerazione sacra" che il figlio ha per lei, decide di rivelargli crudamente la sua vera natura: quella di una donna dissoluta, immorale, che ha ormai toccato il fondo e che vuole essere amata per quello che realmente è ("Sono una baldracca. Una cagna. Nessuno mi rispetta. Voglio che mi ami per la vergogna che ti ispiro"). Dopo la scoperta sconvolgente, il giovane cercherà di avvicinarsi a quel mondo, avviandosi ad una vera e propria iniziazione sessuale, che lo porterà a giochi sempre più perversi che culmineranno con l’incesto e la morte. Honorè non avrebbe voluto che i suoi personaggi fossero giudicati con eccitazione o paura: l’obiettivo era mostrare delle creature più libere, più vive, non condizionate dalla ragione. Ma il terreno è scivoloso: perché se con la scrittura certe sottigliezze possono essere raccontate senza malintesi, con le immagini il linguaggio diventa più crudo e si lavora costantemente in bilico tra il grottesco e il ridicolo. Al di la di ogni moralismo, forse Bataille non andrebbe trasposto sullo schermo. O forse, come pubblico, siamo ancora impreparati a registi che calcano così tanto la mano con intenti, per carità, del tutto rispettabili, ma con risultati che lasciano molto a desiderare. Fatto sta che se Ma mère è stato rifiutato al Festival di Cannes, con consueto strascico di polemiche, a noi viene il dubbio che forse hanno fatto bene.
Regia: Rob Zombie
Interpreti: Sid Haig, Bill Moseley, Sheri Moon, Karen Black Andy Gould
Anno: 2003
Origine: USA
Durata: 88′
Genere: Horror
Out Of Time
Cosa succede quando in una piccola cittadina un brav’uomo fa una cosa sbagliata per dei buoni motivi? Dave Collard, sceneggiatore di Out of Time, sembra essere partito proprio da questo interrogativo per sviluppare la trama di quello che è diventato l’ultimo film (cronologicamente parlando, s’intende) del regista Carl Franklin, reduce dal successo di High Crimes – Crimini di stato. La storia, dunque, per quanto densa di suspense e colpi di scena fino all’ultimo fotogramma, è una delle più vecchie e scontate del mondo: un onesto comandante di polizia [Denzel Washington] decide di correre qualche rischio e di aiutare economicamente -ma non solo- la sua donna (che, com’è ovvio, vive all’ombra dell’immancabile ex moglie di lui [Eva Mendes], non ancora dimenticata), ma finisce in una serie di guai, tutti abbastanza fastidiosi e concatenatati gli uni agli altri come in una sorta di grande go-down. La solita corsa contro il tempo, insomma. Nonostante le diverse battute divertenti, se non addirittura pseudo-comiche che costellano l’intera sceneggiatura (tipo quella del medico legale che, ricevendo una telefonata poco prima di staccare il turno, esclama "Ma chi è quello stronzo che muore all’ora dell’aperitivo del venerdì?!"), i contenuti della vicenda si riducono ad un affastellamento di circostanze alquanto intricate che hanno lo scopo evidente di rallentare la corsa dell’eroe verso la propria "salvezza" e di esaltare l’innegabile talento di Washington nell’interpretare questo tipo di personaggio. Sì, perché il premio Oscar ha già dimostrato, in passato, di essere in grado di sostenere ruoli grintosi, adrenalici, intensi e al tempo stesso vagamente spiritosi, e in Out of Time non si smentisce di certo (aiutato, probabilmente, anche un po’ dal caldo opprimente della location, che gli ha fornito quell’aria realisticamente affannata e sfiancata). Le sue due co-protagoniste, dal canto loro, si mostrano abbastanza all’altezza della situazione, ma più che altro si impegnano a mantenere ben alto il livello di una sensualità che in un thriller come questo non può assolutamente mancare.
Regia: Carl Franklin
Interpreti: Denzel Washington, Sanaa Lathan, Dean Cain, Eva Mendes, Alex Carter
Anno: 2003
Origine: Usa
Genere: Thriller
50 volte il primo bacio
L’idea della memoria a breve termine che si cancella non è nuova nel panorama cinematografico, basti pensare al recente Memento, ma applicarla ad una commedia è stato il colpo di genio di Gorge Wing, colto al volo da Adam Sandler e Drew Barrymore nelle loro vesti di produttori ed attori. Henry Roth (Adam Sandler/Mr. Deeds) è un naturalista che vive alle Hawaii all’insegna del: "rimorchia una turista e sparisci non appena se ne torna sul continente". Un sistema di vita particolarmente divertente ed efficace che consente di restare sempre liberi. Perfetto, finché Henry non incontra Lucy (Drew Barrymore / Duplex) una ragazza affascinante, ma con un piccolissimo problema: a causa di un incidente Lucy ogni mattina non ricorda tutto quello che gli è successo il giorno prima; la sera quando va a letto rimuove i ricordi della giornata precedente. Per Henry è l’inizio di un’odissea senza fine che lo costringe a riconquistare Lucy ogni giorno, cercando nel frattempo di evitare il padre ed il fratello che non vedono certo di buon occhio le sue attenzioni. Di fatto Adam Sandler – che qui ci stupisce una volta tanto con un film che non è un inno all’idiozia semplicistica dell’americano medio, ma forse il merito è più di Peter Segal (Terapia d’urto) – non fa che concretizzare il sogno di ogni donna: avere un uomo innamoratissimo che ogni giorno le conquista con espedienti nuovi e non avere così mai lo spettro della routine "ammazza-sentimento". Il tutto è condito da gag divertenti e da personaggi di contorno molto azzeccati, tipo il dottore interpretato da Dan Aykroyd o il samoano della tavola calda. Due appunti, uno sull’onnipresente Rob Schneider, amico di Sandler, ma spesso più irritante che divertente, l’altro sulla protagonista femminile che non è proprio il massimo, o forse sono io che ce l’ho con la Barrymore. Una commedia veramente divertente e meno stupida del solito.
Regia: Peter Segal
Interpreti: Adam Sandller, Drew Barrymore, Sean Astin, Rob Schenider, Dan Aykroyd
Anno: 2004
Origine: USA
Durata: 99′
Genere: Commedia
I diari della Motocicletta – The Motorcycle Diaries
Buenos Aires 1952. Alberto Granado (detto Mi Al) ed Ernesto Guevara de la Serna (detto El Fuser), 29 e 23 anni si mettono in viaggio in sella ad una sgangherata Norton 500 (detta La Poderosa) per andare alla scoperta dell’America Latina. Il loro viaggio durerà otto mesi, sarà ricco di imprevisti, ma anche pregno di esperienze che contribuiranno a formare le loro idee e la loro personalità. Un viaggio che inizia come un’avventura, ma che ben presto si trasforma nella scoperta di una realtà sociale e politica che all’epoca la maggior parte dei latinoamericani ignorava. L’inquietudine della giovinezza, gli ideali che iniziano a formarsi, l’insaziabile amore per il viaggio porteranno i due ragazzi a percorrere migliaia di chilometri, dall’Argentina al Cile, dal Perù alla Colombia al Venezuela alla scoperta di civiltà paradossalmente prossime ma sconosciute, di tradizioni dimenticate, di lingue antiche. Alberto ed Ernesto però, toccheranno con mano anche le pene del popolo sudamericano, vessato da povertà e malattie, schiacciato da un capitalismo che si sta imponendo e da un progresso che non esita a sopprimere i più deboli. Basato sui diari scritti da Alberto Granado e da Ernesto Guevara, il film diretto da Walter Salles (quello di Central do Brasil) ci rimanda l’immagine di due ragazzi che, ignari del loro futuro, si avventurano carichi di aspettative in un viaggio che li cambierà per sempre. Nella società americana del secondo dopoguerra i giovani imparano per la prima volta a non ostentare la falsa sicurezza dei loro padri e soprattutto a manifestare quell’inquietudine che derivava loro dal "disagio della civiltà". La generazione di cui sto parlando, si confronta con la dura condizione degli operai e dei neri, con il dilagare della violenza civile, con la paura del conflitto atomico. Negli stessi anni in cui Guevara compie il suo primo viaggio attraverso il continente latinoamericano Kerouak affronta la prima traversata degli Stati Uniti. Due diversi modi di vivere un’inquietudine, due diversi approcci alla vita: entrambi fuori dagli schemi, entrambi forti personalità, due miti (seppur diversi) che trovano nel viaggio e nella scoperta dell’altro lo stimolo per compiere grandi gesta.
Regia: Walter Salles
Interpreti: Gael García Bernal, Rodrigo De la Serna, Mía Maestro
Anno: 2004
Origine: Argentina, Cile, Perù, U.S.A
Durata: 126′
Genere: Avventura, Drammatico