Dobbiamo uscire allo scoperto una volta per tutte. Palesare fermamente le nostre posizioni, senza più teste sotto la sabbia, senza dubbi né reticenze. Le vicende scanzanesi dello scorso novembre ci hanno dimostrato che una nuova coscienza lucana è possibile. Una nuova azione plasmata nel consenso a tante battaglie e nel legame forte ed intenso per la Basilicata tutta.
In ogni dove si è seguito quel modello di reazione all?ennesimo abuso subito. Di fronte ad ogni pericolo incombente per la salute, per il territorio, per il lavoro c?è stato qualcuno che ha detto di no! E non tanto per fare becere opposizioni, ma consapevole dei rischi. Ed è andata così anche a Rapolla per l?elettrodotto, a Melfi per difendere i sacrosanti diritti dei lavoratori e spero vada così anche per bloccare la cementificazione della costa jonica, per arrestare le trivellazioni che tanto ci hanno tolto e poco ci hanno dato, per fermare l?istallazione di antenne selvagge a Potenza e in altri centri regionali compresi. Si parla di azioni di ?sommossa popolare? che risultano essere la trama distinta di un unico filo conduttore, la descrizione lucida di una Guernica tutta lucana.
Non smetterò di infervorarmi quando penso che abbiamo avuto sotto gli occhi un numero incomprensibile di morti di tumore e poche domande in merito ci sono affiorate o quando rifletto sul presunto sviluppo decennale legato al petrolio che ha stentato e stenta a decollare. Sono bastate piccole promesse, qualche strada asfaltata e cumuli di illusioni servite come cibo appetibile per spostare storici avversari in servili ?compagni di merende?. Se scrivendo queste cose ed illustrando le mie analisi sulla ?cosa politica? mi tacceranno di un populismo e di una demagogia che fa male ai cittadini continuerò a farlo, perché non mi sarà mai negata la libertà di esprimermi e perché il più delle volte essere critici ci aiuta a capire i nostri errori e di conseguenza imparare a non ripeterli. Non smetterò mai di combattere contro quelle persone che in nome di una loro idea di sviluppo pensano ed approvano megavillaggi e porticcioli; non dimenticherò certo le innumerevoli discariche sparse o l?inquinamento spudorato delle acque, comprese quelle del Basento. Non smetterò mai di prendere le difese degli agricoltori, per i loro sacrifici e per l?ampio respiro che il loro lavoro dà alla nostra economia.
A questo punto è una questione di dignità e di correttezza. Dobbiamo decidere con chi stiamo. Dobbiamo deciderlo ora, come conseguenza dell?ennesima riconferma della classe politica lucana. Dobbiamo deciderlo tutti, senza distinzione di ruolo sociale, senza differenza di indole. E? necessario e vitale toglierci la maschera, dire che prendiamo parte alla difesa dei nostri diritti fondamentali, dell?ambiente, della terra, o dire che ricopriamo gli scanni della parte opposta, con tutte le dovute conseguenze. Questo ci serve per tracciare un quadro preciso, indissolubile, empirico della nostra lotta; perché la lotta, oggi, è diventata indispensabile. Questo ci serve per non perdere il contatto con la realtà, non abbassare la guardia, per essere vigili quando nuove e probabili ?scorie? desidereranno entrare in casa nostra, senza bussare senza permessi. E? in gioco il nostro futuro.
Essere per una terra migliore o essere per una terra svenduta. Io non posso accettare l?arroganza di chi stila programmi elettorali per assicurarsi manciate di voti e chi, per lo stesso motivo, cavalca le proteste altrui. Siamo arrivati al giro di boa. Chiedo ai nostri politici, di centrodestra e di centrosinistra, cosa hanno intenzione di fare, con chi hanno deciso di schierarsi al di là del consenso. Non voglio invocare certo posizioni unidirezionali e ?barricadere?, né una rigida cultura ed una netta linea autarchica, ma i ricordi di Scanzano, di Rapolla, di Melfi sono sempre accesi, fremono nelle nostra storia e devono essere il punto di partenza, non il traguardo già raggiunto. Per questo chiedo ai lucani di non assopirsi.