Il convegno del 25 maggio scorso – tenutosi nella Facoltà di Sociologia dell? Università ?Federico II? di Napoli, sulla Fabbrica Integrata – ha riscosso un?ottima affluenza di pubblico. E? la dimostrazione di quanto sia sentito il tema della crisi industriale anche fuori regione e di come sia alta l?attenzione per i nuovi scenari che si stanno aprendo nei rapporti industriali, e in particolare, di fronte al simbolo che per tutto il secolo scorso ha rappresentato il motore dello sviluppo italiano.
All?evento sono intervenuti in ordine di presentazione Rossella Papaleo, avvocato, esperta di diritto del lavoro la quale ha spiegato i motivi della protesta e le ripercussioni giuridiche dell? accordo firmato il 9 maggio tra azienda e parti sociali. Fluvia D? Aloisio ha presentato il libro dal titolo ?Donne in tuta amaranto? (Guerini, Milano 2003), una riuscitissima ricerca etnologia delle conseguenze sulle donne a seguito della trasformazione del lavoro e dei mutamenti sociali dovuti alla presenza della Fiat in Basilicata. La testimonianza di Tommaso Pirozzi, operaio alla Fiat-Alfa di Pomigliano D?Arco in provincia di Napoli, e testimone delle agitazioni davanti ai cancelli in qualità di delegato Fiom conclude gli interventi. A coordinare i lavori è presente Amalia Signorelli, docente di Antropologia Culturale che ha risposto con grande interesse ed entusiasmo alla proposta di sperimentare, forse, per la prima volta una forma di collaborazione tra studenti e professori per approfondire temi socio- economici di rilevante importanza nazionale.
L? iniziativa, se pur senza grosse pretese, si colloca all? interno di un clima più generale che mostra i primi segni di cambiamento. La mobilitazione, quasi unanime, a cui gli operai di Melfi hanno partecipato, e con loro tutti gli altri operai degli altri stabilimenti Fiat, dimostra che le condizioni di lavoro e i differenziali salariali loro imposti per far fronte alle necessità di un settore in forte crisi erano diventate insostenibili. Insostenibili anche a Melfi dove nessuno si sarebbe immaginato una così alta partecipazione allo sciopero e dove, poco più di un anno fa, fu bassissima la mobilitazione di solidarietà per gli operai dello stabilimento di Termini Imerese che rischiavano seriamente il posto di lavoro. Ulteriore dimostrazione d? unità è testimoniata dalla consistente partecipazione al referendum per l? approvazione della nuova vertenza che si è attestata intorno all? 85% degli aventi diritto e con una percentuale di voti favorevoli di quasi all? 80% del totale. Questo voto che scaturisce da una sentita partecipazione sin dalle fasi di stesura della vertenza da parte dei lavoratori mette in evidenza l? importanza del diritto della base di determinare forti e solide relazioni industriali.
E?, perciò, ben augurante sentir parlare di democrazia industriale quale possibile alternativa di gestione dei futuri strumenti di contrattazione. Di democrazia industriale contrattazione, che la l. 30/2001 ha definitivamente sostituito con la concertazione, se ne è parlato lo stesso giorno a Potenza all? assemblea della Fiom- Cgil Basilicata in vista del congresso nazionale di categoria che si terrà dal 3 al 5 Giugno a Livorno nel quale si discuterà del destino del sindacato traendo le spunto dagli insegnamenti di Melfi, sulla governance e sulle modalità di stesura della vertenza che ha tenuto conto, ad ogni passaggio, delle indicazioni dell? assemblea dei lavoratori, per far luce sull? importanza delle pratiche democratiche come discriminanti decisive per le stesse relazioni sindacali.
Altro interessante evento distensivo riguarda il cambio ai vertici della confindustria, organo di governo degli industriali. Il nuovo presidente, Luca Corsero di Montezemolo, si è presentato alla platea degli industriali e di tutto il mondo economico e politico italiano con un programma che, almeno nelle intenzioni, segna un cambio di rotta rispetto alla politica perseguita dal suo predecessore. Insistendo sull? innovazione, capacità di competere con la concorrenza per offrire il miglior prodotto possibile e raccogliendo l? invito del Presidente Ciampi affinché si ristabiliscano le condizioni di fiducia necessarie per poter ricreare le condizioni di sviluppo si è mostrato aperto al confronto con i sindacati.
Sono tutti segni che lasciano ben sperare, anche se credo sia giusto considerare che a Melfi difficilmente si assisterà alla distensione dei rapporti industriali e all? applicazione del greenfield. Pesa, come una gogna la paura che la Fiat- Sata di Melfi dismetta parte dell? apparato produttivo per concentrarsi sulla fornitura di servizi con non poche ripercussioni sui tassi d? occupazione. Facile immaginare la delusione per tutte quelle speranze di tanti giovani lucani costretti ?come i loro padri- a lasciare il sud e intraprendere i viaggi della speranza verso un nord sempre più ricco.