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Anche all’indotto c’è aria di accordo

…che darà il via libera dei lavoratori.

Dopo lo sciopero della Fiat Sata di Melfi durato tre settimane e le avvenute rivendicazioni dei lavoratori – in seguito riconosciute dall’azienda torinese – per avere migliori condizioni di lavoro, cambio dei turni e porre l’attenzione su questioni che riguardano il rispetto e la dignità dentro la fabbrica, si avvia verso la fine anche la trattativa parallela che ha visto coinvolte le 23 aziende dell’indotto, nonché di altrettanti 3.200 dipendenti.

E’ stata, difatti, sottoscritta una bozza di accordo che ha visto, attorno allo stesso tavolo della concertazione, i rappresentanti sindacali – FIOM, FIM, UILM – e, dall’altra parte, i vertici aziendali del consorzio ACM di S.Nicola di Melfi. I punti fondamentali dell’accordo sono, in sostanza, l’aumento del salario di 105 euro entro due anni, l’introduzione della quattordicesima mensilità, il miglioramento delle condizioni di lavoro e conferme sulle prospettive occupazionali del gruppo. Ai dirigenti del consorzio ACM di S.Nicola di Melfi è stata presentata una lettera in cui i rappresentanti sindacali stessi si impegnavano nella firma dell’accordo previo rapportarsi con i lavoratori attraverso un referendum di valutazione. Il voto referendario sarà preceduto una serie di assemblee sindacali volte a percepire le posizioni in merito dei 3.200 dipendenti.

Cosa contiene l’accordo? In sostanza si rimarca la linea delle rivendicazioni inoltrate anche dai lavoratori della Fiat Sata di Melfi: l’aumento del salario (di 105 euro entro due anni), l’introduzione della quattordicesima mensilità, il miglioramento delle condizioni di lavoro e conferme sulle prospettive occupazionali del gruppo. In particolare, il punto “prospettive occupazionali” contiene anche la cosiddetta “mobilità orizzontale”, che prevede la possibilità, qualora un azienda del gruppio fosse in forte difficoltà a causa delle flessioni del mercato e scegliesse la strategia della mobilità per i propri lavoratori, di trasferire gli addetti adun’altra azienda del gruppo, senza far perdere il posto di lavoro. Nell’accordo è previsto, inoltre, la presentazione – da parte delle aziende del consorzio ACM di S.Nicola di Melfi – dei piani industriali entro il 31 dicembre. Tutte le aziende – sperando che siano poche o inesistenti – che si trovassero in uno stato di difficoltà economica potranno, entro, il prossimo mese di luglio, anticiparne la situazione di allerta per poi cercare il più opportuno rimedio.

La Fiat si è dimostrata disponibile ad investire circa 640 milioni di euro nell’arco di tre anni. Se anche ACM sarà disposta a fare altrettanto non si dovrebbe percepire nien’altro che una sana soddisfazione…però. La prudenza, dopo tutto, non è mai troppa.

Soprattutto quando in Italia, seguendo una visuale un po’ più generalizzata, cresce sempre più il senso di insicurezza, un elemento triste che riempie ormai gran parte dell’occupazione.
Non dimentichiamoci del lavoro nero, che non costituisce solo un settore residuale e arretrato, ma è presente sempre di più all’interno dei settori in sviluppo, non soltanto come ultimo anello del decentramento produttivo ma anche all’interno di aziende che operano direttamente sul mercato nazionale e internazionale. Non dimentichiamoci di come crescano anno dopo anno le “morti bianche” nonostante la normativa in materia di sicurezza (a tale proposito vorrei invitare il lettore a non guardare più lontano del cantiere aperto nelle vicinanze della propria abitazione),… ma anche della precarietà delle nuove forme contrattuali (contratti a termine, interinali, a progetto, ecc.), dalla flessibilità richiesta in cambio di una manciata di ore lavorative mal remunerate e senza contributi.

Non dimenticheremo di certo, anche perché qualcuno, inevitabilmente, farà in modo di ricordarlo.