ANALIZZIAMO I “MALI” DEL FIUME BASENTO: OLTRE ALL’ INQUINAMENTO E UN ERRATA GESTIONE DELL’ AMBIENTE FLUVIALE

Il bacino idrografico del fiume Basento è stata definita un area “stressata” a causa di un errata gestione e un eccessivo sfruttamento dell’ asta fluviale. Abbiamo già costatato che il fiume non gode di buona salute a causa della presenza di scarichi civili, industriali, abusivi, depuratori e discariche non conformi alla normativa ambientale. Escluso il tratto in località di Pignola dove la qualità delle acque è soddisfacente (ma è anche intuibile, visto che parliamo del tratto più vicino alle sorgenti), la situazione complessiva è precaria. Dalla Zona Industriale di Tito e tra Salandra e Pisticci Scalo la qualità delle acque è pessima, mentre nei restanti tratti, grazie principalmente a una buona capacità autodepurativa del fiume il livello di inquinamento è lievemente migliore. Questo è il quadro emerso dalle analisi del progetto Latibi e dalla campagna ambientalistica “Fiuminforma 2001”.

A tal proposito ricordo ai lettori che l’ articolo sullo stato di inquinamento del fiume Basento pubblicato e discusso il 18 maggio 2004, e quello inerente al rischio idrogeologico del 4 maggio sono sempre contenuti nell’ archivio ambiente della testata giornalistica “LucaniaNet.it”. I problemi del Basento non si esauriscono con l’ inquinamento chimico- biologico. Tutti i fiumi lucani che sfociano nel mar Ionio (Sinni, Agri, Cavone,Basento e Bradano) sono interessati da una serie di modificazioni idrauliche che hanno contribuito e contribuiscono all’ inesorabile degrado. Dalla fine degli anni ’60, quando la ricchezza era valutata solo in termini di risorse che la regione poteva fornire all’ agricoltura e all’ industrializzazione è iniziata una sconsiderata “aggressione” alle aste fluviali mediante la costruzione di opere di regimazione, dighe e sbarramenti, cementificazioni nelle basse valli dei fiumi senza valutare i problemi ambientali e socio-economici che tali opere avrebbero causato.

Uno di questi problemi è l’ estrazione indiscriminata di inerti: secondo studi effettuati dalla Latibi il Basento sembra essere uno dei fiumi più sfruttati. Una valutazione precisa dei materiali d’ alveo estratti è difficile da calcolare in quanto le competenze sono sempre passate da vari uffici e questi non hanno una banca dati comune, oltre al fatto che i concessionari hanno estratto materiale dalle cinque alle dieci volte superiore a quello concesso e dichiarato. Dal bacino del fiume Basento ne sono stati prelevati ben 9 mil. di mc nel periodo 1975-1992 (Spilotro et al, 2000).

Inoltre tutti i fiumi lucani sono collegati fra loro da gallerie e by-pass sotterranei. Il fiume Basento tramite la Traversa di Trivigno e la diga Camastra alimenta i bacini di Acerenza e Genzano. A tal proposito è doveroso evidenziare un particolare non trascurabile: abbiamo visto come l’ acqua del Basento all’ altezza della Traversa di Trivigno presenta un grado di inquinamento mediocre (classe III), (visto il fiume a appena attraversato la “fatidica” Zona industriale di Potenza e Vaglio) mentre l’ acqua presente nelle dighe di Genzano e Acerenza è sicuramente meno inquinata in quanto lontana da aree industriali. A questo punto mi chiedo con quale criterio si possa far convogliare l’ acqua di un fiume con grado di inquinamento maggiore verso bacini contenenti acqua con grado di inquinamento più basso? Come viene poi utilizzata quest’ acqua? La regione o i comuni interessati sono al corrente di quanto esposto? Forse no? Diciamo pure che a questo particolare nessuno ha fatto caso!….Ebbene… allora….. siamo ben lieti di denunciarlo proprio noi della testata “Lucanianet”. Cari assessori regionali e dei comuni interessati noi vi abbiamo aperto gli occhi. Partendo da quanto esposto tocca a voi accertarvi di quello che accade e bloccare nel minor tempo possibile le eventuali irregolarità nell’ interesse dei cittadini.

Analizziamo infine un fenomeno particolare ma nello stesso tempo paradossale nominato da chi ha condotto questo studio il “Paradosso Basento”. Il regime fluviale è stato completamente modificato da una serie di interventi di cementificazione lungo la media- bassa valle per fini agricoli. La cementificazione e la rettilinizzazione “selvaggia” del fiume hanno condotto al restringimento dell’ alveo in più punti, rendendolo in tal modo incapace di veicolare le portate. Pertanto, già con velocità di portate dell’ ordine di 100 mc/sec, che hanno frequenze plurime in un anno, in diverse sezioni dell’ alveo si ha lo straripamento e la conseguente inondazione della pianura la quale causa un brusco calo di velocità di deflusso idrico e quindi una brusca sedimentazione nella stessa anzichè alla foce. E’ stato ben accertato che questa forma di modificazione antropica, risulta paragonabile alla costruzione di una diga o a una delle peggiori estrazioni di inerti da alvei attivi (Spilotro et al, 2000). Non a caso, la costa metapontina antistante la foce del Basento risulta in erosione.

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