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Le coop discutono di diritto societario

Si è svolto a Lagonegro, presso la sala consiliare del Comune, il seminario di studio e di aggiornamento sul tema “La riforma del diritto societario”. L’incontro, promosso dall'”Agenzia di Servizi e di Orientamento” – attivata nel quadro dell’iniziativa comunitaria Equal progetto “Social Economy” – ha visto coinvolti circa 80 persone, tra cui diversi soci-lavoratori provenienti dalle cooperative operanti nell’area del lagonegrese.

Nell’incontro sono state illustrate e approfondite le novità introdotte, in tema di diritto societario, verso tutte le aziende operanti nel territorio. “In merito alla rivoluzione effettuata – afferma Cristian Merli, coordinatore progetto “Social Economy” – dal governo nazionale sul sistema normativo che concerne le imprese, abbiamo voluto proporci affinché si potesse elargire una consulenza completa attraverso l’ausilio di diversi professionisti del settore. Questo seminario si propone di aiutare gli operatori che lavorano nelle aziende a facilitare il delicato compito di transazione imposto dalla legge”.

Una particolare attenzione è stata rivolta al mondo delle imprese sociali, ovvero, alle cooperative sociali e a quelle aziende che si prestano anche in termini di contributi di solidarietà e di utile collaborazionismo con soggetti “svantaggiati”. Il cosiddetto terzo settore, o non profit, è composto da una pluralità di soggetti: volontariato, associazionismo sociale, fondazioni, ONLUS, imprese sociali, ecc. Attualmente l’unica forma di impresa privata a finalità sociale consentita dalla legge italiana è quella cooperativa.

“La cooperazione sociale, difatti, rappresenta oggi una degli elementi più vitali: le imprese sociali sono circa 5400, danno lavoro oggi a più di 100 mila persone, oltre 19.500 mila delle quali gravemente disagiate e fatturano oltre 3000 miliardi l’anno. E’ giusto, quindi, qualora vi sia un cambiamento così radicale come detta la normativa che entrerà in vigore dall’1 gennaio 2004, discuterne preventivamente e senza tralasciare alcun particolare. Ancora oggi le cooperative sociali sono disciplinate dalla legge 381/91: il loro scopo è quello di “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’integrazione sociale dei cittadini” offrendo servizi socio-sanitari e educativi (le cooperative comunemente dette “di tipo A”) e occasioni di inserimento lavorativo alle persone svantaggiate (cooperative “di tipo B” ). Le cooperative sociali di inserimento lavorativo (tipo B), in particolare, possono svolgere qualsiasi attività di impresa – agricola, industriale, commerciale, di servizi – con la specificità di destinare una parte dei posti di lavoro così creati (almeno il 30%) a persone altrimenti escluse dal mercato del lavoro. Le cooperative di tipo A, invece – che costituiscono il 60% della cooperazione sociale – si occupano di assistenza domiciliare agli anziani, ai malati, ai pazienti psichiatrici; gestiscono comunità alloggio e centri diurni per minori e portatori di handicap. Sarebbe giusto, piuttosto che ideare nuove leggi per confondere le idee e complicare la gestione di simili attività, snellire ulteriormente l’amministrazione e premiare coloro i quali lavorano pensando anche agli altri, a chi è più debole, al territorio”.

Nel corso dell’incontro, l’avv. Vito Pace, notaio ed esperto di diritto societario, ha introdotto la normativa generale e, in seguito, ha risposto alle domande rivoltogli da amministratori d’impresa su specifici casi concreti. Tra le tante novità apportate dalla nuova normativa: cancellazione della forma giuridica di piccola società cooperativa entro il 31 dicembre 2004, riformulazione dello statuto, nuova regolamentazione fiscale in relazione alla percentuale di mutualità prevalente, riforma degli organi di amministrazione. Dopo gli interventi si è acceso un dibattito che ha coinvolto i presenti, i quali hanno evidenziato i molti dubbi emersi sulla specifica tematica.