L?intenzione è quella di creare un legame di verde in questo nostro Sud. Un?estesa area protetta che possa trainare l?economia, promuovere il territorio, tutelarlo. Si predica bene e si razzola male, come sempre. La situazione che coinvolge – da molti anni a questa parte – il nascente parco della Val d?Agri-Lagonegrese e il consolidato parco del Pollino non è certo delle migliori. Oggi, l?unica cosa che li lega è un?instabilità politica e gestionale.
Il ?primo? stenta a decollare, a trovare la giusta quadratura del cerchio, ad essere chiamato Parco. Ci sono di mezzo le trivellazioni petrolifere, e non è poco se si considera che il petrolio, con le sue bugie e le sue illusioni, ha portato e sta portando forti conflitti regionali. La perimetrazione è pronta da tempo, ma il Ministero dell?Ambiente dice ancora di no! C?è da difendere il monte Caperrino, nel comune di Laurenzana, ultima ?preda? della TotalFina-Elf.
?La vicenda è talmente paradossale – dicono quelli di Legambiente – che, a questo punto, sorge fortemente il dubbio che il pozzo della Elf Total Fina sulla montagna di Caperrino possa essere nient?altro che un cavallo di Troia, un espediente messo in atto da parte delle ?lobby petrolifere? per sviare l?attenzione da questioni ben più corpose e interessanti. I dubbi nascono dal fatto che al marzo scorso, sulla base degli atti e documentazioni ufficiali, nell?area Parco erano ancora previsti ben 6 pozzi esplorativi di cui 2 in area SIC (Sito di Importanza Comunitaria) oltre a diversi tratti di condotte secondarie. Legambiente ritiene che i veri motivi per cui l?istituzione del Parco viene continuamente rimandata sia strettamente legate a questo contesto, ben più rilevante di quello riconducibile al pozzo di monte Caperrino che, peraltro, si trova nell?ambito di un giacimento, quello cosiddetto di Tempa Rossa, rispetto al quale le possibilità di accordi di sfruttamento sul tipo di trend 1 appaiono sempre più remote e che Legambiente spera siano presto definitivamente accantonate?.
Che in Basilicata operano da tempo le cosiddette lobbies dell?oro nero nessuno l?ha mai messo in dubbio e forse accettato, controbattendo la cordata in maniera critica e sensata. Ma, che avessero un potere decisionale sul nostro futuro, questo non possiamo accettarlo. Perché siamo noi i padroni del nostro destino, e del nostro la classe politica di sempre, che più di una volta ha strizzato l?occhio all?Eni, derogando un esercizio dell?azione decisionale che non spettava certo alle trivelle. Le estrazioni petrolifere in area parco sono illegali, illecite, offensive per il territorio. Bisogna fare qualcosa, l?unica a disposizione: togliere la cittadinanza onoraria ai perforatori. Insomma, per dirla senza metafore: il blocco totale delle trivellazioni. Se ne devono andare! Da vincere c?è un interesse economico molto grande e consolidato.
Quando un giorno assisteremo al ?varo? del parco della Val d?Agri-Lagonegrese, mi chiedo come possa reggere un organismo che nelle fasi di gestazione ha partorito soltanto contraddizioni? Nemmeno il parco del Pollino, voluto con una ben diversa comunione d?intenti, ha resistito nello stato embrionale d?equilibrio. E come tante volte in questi anni è scoppiata la bufera. Il direttore facente funzioni dell?Ente parco, ing. Alfredo Allevato ha deciso di dimettersi dal suo incarico! Perché? ?Per altri inderogabili impegni professionali?. Chi ha potuto seguire l?intera vicenda sulle nostre pagine si è mai chiesto che le cose scritte hanno forse contribuito ad una decisione di questo tipo? Perché il sig. Allevato ha deciso di dimettersi subito dopo la determinazione della delibera presidenziale del parco del Pollino del 30 aprile scorso che annunciava il rinnovo del suo incarico? Qualche passaggio non torna e noi chiediamo spiegazioni.
E? andato giù duro il nostro Giuseppe Cosenza, quando scrive: ?Leggendo le dichiarazioni del Direttore facente funzioni ho notato il ricorso alla metafora ?piccoli orticelli personali?. Inconsciamente il direttore si riconosce in quanto affermavo in un precedente articolo, l?Ente è un ?agriturismo a gestione familiare?, riferendomi proprio alle strette parentele esistenti tra dirigenti e consulenti. In poche parole lamentano che ?l?agriturismo? non funziona tanto bene per colpa dei braccianti; secondo me invece sono i dirigenti che non sono preparati ad occuparsi né degli orti né dei turisti. Per gestire un?azienda agrituristica necessitano due titoli: quello di ?Coltivatore Diretto? e quello di ?Operatore Agrituristico?. Per essere Coltivatori Diretti bisogna condurre un Azienda Agricola di una determinata consistenza. Ma una legge riconosce ai Laureati o Diplomati in Agraria la facoltà di iscriversi ai Coltivatori Diretti anche senza il requisito minimo di consistenza dell?azienda agricola. Per assurdo, se facciamo lo screening dei curriculum dell?attuale dirigenza tecnica e politica e dei vari neo-rappresentanti in consiglio nominati, gestire il Parco Nazionale più grande d?Europa richiede meno titoli di un Azienda Agrituristica. Infatti restano sconosciute le competenze e i titoli del commercialista Carmine Lo Fiego e dell?Ingegnere Biagio Schifino che hanno motivato le nomine al Consiglio del Parco da parte del Ministero dell?Ambiente. Uniche notizie che li riguardano è l?appartenenza a forze politiche di un certo orticello?.
Anche i dipendenti del Parco – a seguito delle affermazioni del Direttore Allevato dichiarano che non è lecito minimizzare e banalizzare le rivendicazioni legittime poste dai lavoratori dell?Ente con il sostegno delle Organizzazioni Sindacali Territoriali; La questione non riguarda, assolutamente, i ?piccoli orticelli personali?, che fino a prova contraria non esistono tra i dipendenti in stato di agitazione, ma il bisogno di svolgere i propri compiti nel più alto interesse del parco e del pieno sviluppo sociale ed economico del territorio.
Ed è da questo che bisogna partire, senza titubanze e senza inefficienze.