Anche quest’ anno è in svolgimento la campagna nazionale per la prevenzione e l’ informazione sul rischio idrogeologico denominata “Operazione fiumi 2004”, organizzata da lLegambiente e dal Dipartimento di Protezione Civile in collaborazione con l’ Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani e col Corpo Nazionale Esploratori e Esploratrici Italiani. La campagna che fa tappa nelle città italiane ritenute a elevato rischio idrogeologico, termina a Roma l’ 8 -9 maggio. Numerose sono le iniziative e le attività previste che coinvolgono migliaia di cittadini e un gran numero di scolaresche in una campagna di educazione e di informazione sui comportamenti individuali e collettivi da adottare in caso di alluvione oltre ad effettuare interventi di manutenzione dei corsi d’ acqua. Il giorno 7 aprile, ad esempio, i bambini di molte scuole di Potenza sono stati condotti in località Ponte San Vito sul Basento e hanno realizzato piccoli interventi di manutenzione e di pulizia dell’ alveo fluviale.

Venerdì 9 aprile, ultimo giorno di tappa nel capoluogo lucano si è tenuta una conferenza stampa dove sono stati esposti i risultati di “Ecosistema rischio 2004”.

Risultati:
In Basilicata la situazione nei confronti dei rischio idrogeologico è piuttosto precaria. Benchè i comuni contati sono di numero inferiore rispetto a quelli di altre regioni italiane (appena 114), l’ 87% di questi risulta esposto a rischio idrogeologico. In particolare il 38% dei comuni risultano nel livello di attenuazione “molto elevato” e il 76% nel livello “elevato”.

Il 50.5% dei comuni lucani vive in aree ad alto rischio a causa della presenza di abitati in aree golenali, in prossimità di alvei o in aree a rischio frane, il 74% dei comuni non svolge adeguata manutenzione di ordinaria amministrazione degli alvei, il 65% dei comuni intervistati non ha aggiornato il piano di emergenza comunale di protezione civile, il 26% lo ha aggiornato negli ultimi due anni, il 39% non segue le linee guida tracciate dal Dipartimento di Protezione civile. Infine solo il 6% dei comuni intervistati svolge attività di adeguata prevenzione, informazione e pianificazione emergenza. Solo al comune di Ripacandida (Pz) è stato riconosciuto il miglior lavoro, premiato con una “maglietta rosa”. Anche i comuni di Potenza, Tursi, Castelmezzano, Acerenza, Avigliano e Corleto Perticara hanno svolto un buon lavoro. I comuni peggiori, risultano Senise, Bernalda, Sarconi, Brindisi di Montagna, Trivigno, Pietragalla. A livello provinciale, la situazione non è migliore: entrambe le province lucane hanno ottenuto un punteggio medio- basso.

Perchè la Basilicata è una regione ad elevato rischio idrogeologico?
In lucania, come quasi in tutte le regioni meridionali, il dissesto è favorito da particolari fattori climatici, geologici e da un’ intenso sfruttamento agricolo dei terreni.
La particolare geomorfologia dei terreni della Basilicata favorisce fenomeni erosivi (calanchi, erosione diffusa, solchi) e fenomeni franosi (di scorrimento, di crollo, di colamento). Le formazioni sedimentarie dei flisch del margine esterno degli appennini e delle argille o argille talora siltuose- sabbiose poco cementate dell’ Avanfossa Bradanica (Pisticci, Ferrandina, Montalbano Ionico) hanno la caratteristica principale di essere estremamente disgregabili sotto l’ azione di agenti esogeni (acque di ruscellamento) oltre a essere sottoposte a stress da agenti orogeni (attività sismica e clima) (Riggio, 1994). Come fattori antropici vi sono i disboscamenti dei versanti, esodi e abbandoni di terre dalla fine dell’ ‘800 che hanno favorito fenomeni erosivi, mentre l’ urbanizzazione dei centri abitati, la costruzione di opere di comunicazione hanno favorito l’ aumento della instabilità dei versanti.

Da quanto esposto, risulta che la Basilicata è una regione ad alto rischio idrogeologico a causa di frane, colate da terreni anche mediamente acclivi ma privi di vegetazione a protezione dei terreni. Le uniche zone apparentemente stabili sono quelle pianeggianti in quanto le caratteristiche geologiche non fanno ipotizzare preoccupanti fenomeni di instabilità. Purtoppo va precisato che a partire dagli anni ’60 una nuova forma di dissesto idrogeologico altrettanto grave non risparmia neanche la costa ionica creando una seria minaccia anche nel metapontino: l’ erosione costiera. Non a caso in molti tratti della costa ionica di anno in anno interi volumi di arenile scompaiono con gravi conseguenze future per il turismo, l’ agricoltura e l’ economia locale.

Considerazioni conclusive:
Dai risultati della campagna “Operazione fiumi” bisogna incendivare tutti i comumi e le due province lucane a migliorare notevolmente il lavoro di prevenzione e di pianificazione di emergenza. I comuni, in particolare rappresentano un’ autorità di protezione civile, di conseguenza in caso di alluvioni, esondazioni o di qualsiasi evento calamitoso deve essere il primo ente a intervenire e prestare soccorsi. Un ulteriore invito è quello di creare e aggiornare quanto prima possibile tutti i piani comunali di emergenza come primo passo effettivo per l’ attenuazione dei rischio idrogeologico. Essere preparati in tempo alle emergenze significa agire imminentemente con interventi coordinati e razionali che possono risultare determinanti per la salvaguardia delle vite umane.

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