Pittori e scultori della provincia di Potenza

Dal 25 marzo fino al 2 maggio 2004 presso il Museo provinciale di Potenza è allestita una mostra eterogenea, che vede affiancati pittori e scultori nativi della terra lucana oppure emigrati in Basilicata. Il gruppo di artisti è stato selezionato da una Commissione tecnica, composta da Stefano Fugazza (storico dell’arte) Laura Gavioli (critico d’arte) e Franco Corrado (giornalista), in seguito a un bando di concorso, promosso dalla Provincia di Potenza per valorizzare la ricerca artistica locale, attraverso una cernita di opere pitto-scultoree. L?intento degli organizzatori è di porre attenzione alle forme di arte realizzate in terra lucana, in modo da conoscere gli aspetti espressivi rilevabili in loco e confrontarli con il panorama artistico nazionale.
All?esposizione si scorgono tele di Antonio Genovese (1967), il quale ha realizzato opere che trasmettono un?accentuata inquietudine e rassomigliano a calcografie monotipiche. In Sui prati del 2000, in effetti, il centro della scena è dominato da un quadrupede rassomigliante a un asino dalle tinte scure, e in Isola rappresenta e contrappone colori corvini e amaranti, senza ben delineare dei paesaggi precisi. Vito Masi (1969) è un pittore di origini lucane, ma è nato in Belgio e anche le sue tele sono esposte al Museo provinciale. Egli è entrato in contatto con le tecniche magiche della pittura fiamminga e, in seguito, con le atmosfere crepuscolari e rarefatte degli artisti più contemporanei.

L?arte più recente del Masi si evolve ulteriormente e diventa più introspettiva, religiosa e orientaleggiante. Lo testimoniano, in effetti, dipinti quali Sarve shaam (2003) e Orizzonti alla mia destra (2003). Quest?ultima opera vede contrapposti due blocchi che appaiono marmorei a simboleggiare le civiltà orientale e occidentale; in mezzo alle masse si impone un abisso nero, con degli oggetti al centro, che sembrano delle figurazioni di oggetti dal valore sacro.

La pittura di Pasquale Belmonte (1959), altro artista che ha visto i propri quadri in mostra, appare meditativa e interiorizzata. Attraverso i dipinti i panorami divengono delle impressioni che i luoghi contingenti suscitano nell?animo dell?artista, come in Paesaggio (2002), in cui i colori sono sfumati, gli oggetti non sono ben delineati, anzi appaiono quasi legati, fusi tra di loro in una sintesi di sensazioni. Amedeo Brogli realizza, invece, dei quadri che raffigurano perfettamente la realtà. La loro particolarità risiede nel presentare il mondo esterno frammentato, in quanto gruppi di elementi sono raffigurati in diversi quadri, come in Trittico lucano o Trittico romano. Essi appaiono una fotografia suddivisa in differenti sezioni. Gaetano Ligrani, in arte GALI, come i precedenti artisti trasmette la propria interiorità attraverso i dipinti, i quali non appaiono affatto sproporzionati. L?autore, al contrario, cura a fondo le prospettive, l?ordine e le linee.

All?interno di tali scene egli raffigura degli aspetti interiori, come in Interno con mela e torre (2002), nel quale una mela appare enorme rispetto a una torre. Tale situazione si verifica forse perché è più vicina agli occhi del pittore oppure la torre è in miniatura o semplicemente collocata in lontananza; in ogni caso l?interpretazione spetta solo agli occhi dell?osservatore.

Tra le altre storie descritte al museo e le tele affisse si ritrova la figura e le opere di Luciano Longo (1967), il quale scopre la pittura dopo aver posato come modello per la pittrice italo-mongola Marianne. La passione per le arti figurative cresce ed egli realizza quadri realisti, che colgono dei particolari dall?universo circostante. In Peonia (2001) o in Nature morte (2000) egli raffigura degli elementi inanimati, i quali attraverso i tratti del pennello di Longo acquistano una vita propria nel dipinto quasi perfettamente mimetico. Salvatore Cominiello (1958), inoltre, dà una veste pittorica alla propria originalità e cerca di riprodurre sul piano gli elementi astratti e la terza dimensione. Nel La luna nel pozzo (2003) egli, utilizzando plexiglas o poliuretano, prima imprime la luna nelle differenti fasi del proprio percorso e poi la immortala in un luogo chiuso. Il satellite è colorato, in rilievo, quasi a voler riprodurre la realtà così come si presenta, ma al tempo stesso la si modifica, rendendola fantastica e irreale, attraverso le tinte rossicce che mutano radicalmente il reale rappresentato.
Angela Manieri (1956) è un?altra pittrice lucana. Esordisce in qualità di autodidatta che raffigura un universo irreale, differente da quello che una persona dotata di cinque sensi può percepire. Ella, in effetti, rimase sorda, in seguito a una malattia dell?infanzia e in Autunno primaverile (1999) rappresenta un reale statico e silenzioso, in cui alberi, acque e case vanno solo contemplati. In altri dipinti si trasmette, inoltre, l?inquietudine provata dalla Manieri, così in Freddo umano (2003) rappresenta una coppia senza testa, dai colori scuri e mescolati con disordine oppure in La disperazione (2003) traspone su tela il caos di un sentimento distruttivo.

Le opere citate e gli artisti finora nominati non sono che una limitata sezione dei dipinti e dei pitto-scultori scopribili al Museo provinciale di Potenza, perché anche la Basilicata è terra d?arte, non di rado poco conosciuta o poco apprezzata.

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